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Libri/Il romanzo ha un futuro, parola di Baricco


Nicoletta Perfetti

 

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...parola di Baricco

 

 

"Per niente facile.." Canterebbe Ivano Fossati. Ma non è la "musica che gira intorno". Per niente facile riassumere in poche righe, tirar fuori tutto ciò che emerso a Forlì dal Convegno Internazionale "Spazi e confini del romanzo fra Novecento e Duemila". Tanti i fiori all'occhiello, tra scrittori provenienti da ogni parte del globo, editori, critici, giornalisti, e soprattutto tantissimi studenti. Tutti ad interrogarsi sul ruolo della produzione contemporanea, oggetto di contaminazioni, sul suo futuro, o sulla sua , paventata secondo alcuni, morte firmata cyberspazio, cinema e televisione.

Per Umberto Eco, che ha aperto i lavori , questa forma narrativa gode di ottima salute a patto di non rifarsi ai canoni della critica inglese degli anni Quaranta. Quel tipo di romanzo, secondo il semiologo, è morto, da Joyce in avanti. E poi arrivò Garcia Marquez . Ma è soprattutto sulla tecnica del doublecoding , che si è focalizzata l'attenzione della platea. Un'ora di lezione del professore. Doublecoding :scrivere un romanzo alludendo ad altre opere, o situazioni, in un intreccio intertestuale ed orizzontale che insinua, rimanda ma non esplicita. La forma tipica dell'ironia postmoderna, che può essere non solo giocoso esercizio, ma anche allusione tragica, distruzione dei valori, freddo celebralismo , lo stesso di cui godono gli happy-few , i pochi (o molti?) lettori che godono nel decifrare le allusioni. La scrittura in doppio codice, che può moltiplicarsi, sfuggire all'autore, (come racconta lo stesso Eco citando una lettrice che aveva trovato nel "L'Isola del giorno prima dei rinvii a ad un racconto di Verne) si presta sia alla lettura "sprovveduta" dell' "ingenuo", che segue solo personaggi, avventure, insomma di chi vuole sapere se il lupo mangerà cappuccetto rosso , sia a quella di secondo livello che coglie allusioni, echi e citazioni.

Da una parte Eco ed il doublecouding, dall'altra l'intervento virtuale (scritto) di Claudio Magris, contro la trasgressione che diventa retorica e lo sperimentalismo d'attacco, pure mestiere, secondo cui il romanzo assomiglia ad "un giornalaccio della vita, della sua quotidianità bassa e struggente", il cui ruolo è l'offerta della realtà "come conoscenza al congiuntivo piuttosto che all'indicativo", la cui sfida per la sopravvivenza va piuttosto ricercata , nella consapevolezza della radicale mutazione antropologica e nell'ingegneria genetica che suggeriscono l'interrogativo "se questo è un uomo". Altro tema, affrontato questa volta nella sezione "metamorfosi del romanzo": vendere molto è sinonimo di "cattiva qualità"?

Due per tutti. Alberto Arbasino "occorre un muro di protezione per il romanzo, una macchina di protezione. Tutti vogliono scrivere e pubblicare. E poi c'è il Maurizio Costanzo Show. E' vero scrittore , si sa, solo chi appare lì." Risponde poche ore dopo Alessandro Baricco:" Bah, io quando andai al Maurizio Costanzo Show con il mio primo libro non vendetti quasi una copia. Tutti vogliono scrivere? Bene! Si vede che tutti hanno più tempo per farlo. Mi sembra un sintomo del miglioramento della qualità della vita". Di giovani aspiranti scrittori era gremita la platea. Pare proprio che la voglia di narrare anche senza l'uso del video non abbia intenzione di abdicare.

 

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