"Per niente facile.." Canterebbe Ivano Fossati. Ma non è la
"musica che gira intorno". Per niente facile riassumere in poche righe, tirar
fuori tutto ciò che emerso a Forlì dal Convegno Internazionale "Spazi e confini del
romanzo fra Novecento e Duemila". Tanti i fiori all'occhiello, tra scrittori
provenienti da ogni parte del globo, editori, critici, giornalisti, e soprattutto
tantissimi studenti. Tutti ad interrogarsi sul ruolo della produzione contemporanea,
oggetto di contaminazioni, sul suo futuro, o sulla sua , paventata secondo alcuni, morte
firmata cyberspazio, cinema e televisione.
Per Umberto Eco, che ha aperto i lavori , questa forma narrativa gode
di ottima salute a patto di non rifarsi ai canoni della critica inglese degli anni
Quaranta. Quel tipo di romanzo, secondo il semiologo, è morto, da Joyce in avanti. E poi
arrivò Garcia Marquez . Ma è soprattutto sulla tecnica del doublecoding , che si è
focalizzata l'attenzione della platea. Un'ora di lezione del professore. Doublecoding
:scrivere un romanzo alludendo ad altre opere, o situazioni, in un intreccio intertestuale
ed orizzontale che insinua, rimanda ma non esplicita. La forma tipica dell'ironia
postmoderna, che può essere non solo giocoso esercizio, ma anche allusione tragica,
distruzione dei valori, freddo celebralismo , lo stesso di cui godono gli happy-few , i
pochi (o molti?) lettori che godono nel decifrare le allusioni. La scrittura in doppio
codice, che può moltiplicarsi, sfuggire all'autore, (come racconta lo stesso Eco citando
una lettrice che aveva trovato nel "L'Isola del giorno prima dei rinvii a ad un
racconto di Verne) si presta sia alla lettura "sprovveduta" dell'
"ingenuo", che segue solo personaggi, avventure, insomma di chi vuole sapere se
il lupo mangerà cappuccetto rosso , sia a quella di secondo livello che coglie allusioni,
echi e citazioni.
Da una parte Eco ed il doublecouding, dall'altra l'intervento virtuale
(scritto) di Claudio Magris, contro la trasgressione che diventa retorica e lo
sperimentalismo d'attacco, pure mestiere, secondo cui il romanzo assomiglia ad "un
giornalaccio della vita, della sua quotidianità bassa e struggente", il cui ruolo è
l'offerta della realtà "come conoscenza al congiuntivo piuttosto che
all'indicativo", la cui sfida per la sopravvivenza va piuttosto ricercata , nella
consapevolezza della radicale mutazione antropologica e nell'ingegneria genetica che
suggeriscono l'interrogativo "se questo è un uomo". Altro tema, affrontato
questa volta nella sezione "metamorfosi del romanzo": vendere molto è sinonimo
di "cattiva qualità"?
Due per tutti. Alberto Arbasino "occorre un muro di protezione per
il romanzo, una macchina di protezione. Tutti vogliono scrivere e pubblicare. E poi c'è
il Maurizio Costanzo Show. E' vero scrittore , si sa, solo chi appare lì." Risponde
poche ore dopo Alessandro Baricco:" Bah, io quando andai al Maurizio Costanzo Show
con il mio primo libro non vendetti quasi una copia. Tutti vogliono scrivere? Bene! Si
vede che tutti hanno più tempo per farlo. Mi sembra un sintomo del miglioramento della
qualità della vita". Di giovani aspiranti scrittori era gremita la platea. Pare
proprio che la voglia di narrare anche senza l'uso del video non abbia intenzione di
abdicare.