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Libri/I viaggi del baleniere Coloane



Luigi Gavazzi

 

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Ci salvino gli Dei dai libri di viaggio. Soprattutto se sono i viaggiatori a leggerli. Primo, perche’ quasi tutti si sentono autorizzati a scriverli, come se il talento non contasse nulla. Secondo, perche’ anche i piu’ belli – e ce ne sono di bellissimi – ricordano lo status da voyeur del viaggiatore e lo rafforzano.
Il massimo del piacere che si ottiene da un libro di viaggio, anche il piu’ bello, e’ quello di avvicinarsi da estraneo al mondo raccontato.
Solo il grande narratore, che crea l’oggetto del suo racconto, sa portarci dentro il suo lettore. E allora, quando capita di trovare un narratore che crea un mondo che somiglia a quello geografico, meglio affidarsi a lui. Anche per viaggiare.
Si prenda la Patagonia e le regioni all’estremo sud del continente americano, mete piuttosto fascinose e oggetto di scrittura un po’ abusato. Si lasci allora Chatwin, magari riconoscendo comunque che il suo libro migliore e’ proprio quello dedicato a questa terra e che e’ certamente, nel genere, uno dei migliori in assoluto.

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Per entrare pero’ nell’animo delle dure e sterminate regioni del Cile e dell’Argentina, che formano la Patagonia e la Terra del Fuoco e le lingue di terra nei pressi dello stretto di Magellano, e’ indispensabile rivolgersi altrove. Per esempio a Francisco Coloane. Leggendo le sue pagine, tra una riga e l’altra, si sfiora il mistero, improvviso, della straordinaria umanita’ che vive in quelle terre e su quelle acque, con il rumore del vento, delle poche parole dei mandriani, dei cercatori d’oro, o l’odore dei piccoli di foca uccisi a bastonate dai cacciatori in una caverna.

Di questo scrittore cileno, Guanda ha mandato in libreria da qualche settimana un romanzo del 1963 – "La Scia Della Balena" – che segue le raccolte di racconti pubblicate negli anni scorsi.
Il merito di aver portato in Italia la narrativa di Coloane e’ soprattutto di Luis Sepulveda, anch’egli cileno e direttore della collana "La frontiera scomparsa" dell’editore di Parma.

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In "Patagonia Express" (Feltrinelli, 1995) Sepulveda ha descritto Coloane come "un colosso di un metro e novanta, forte come un toro, dalla chioma e dalla barba bianca, (…) che quando rideva o imprecava faceva brillare la cristalleria."
(Un’immagine recente di Coloane e’ visibile all’indirizzo http://rehue.csociales.uchile.cl/rehuehome/facultad/
publicaciones/autores/coloane/coloane0.htm
).

Nella sua vita, oltre che scrittore Coloane (nato nel 1910) e’ stato "baleniere, esploratore in antartico, istruttore di marinai, pecoraio della Terra del Fuoco, ed e’ uno dei naviganti che sono passati piu’ volte davanti agli scogli mortali che circondano Capo Horn".

E "La Scia Della Balena" e’ prima di tutto un romanzo di mare, dove Pedro Nauto completa la sua iniziazione al mondo, partendo da una spiaggia sull’isola grande di Chiloe’ dove la marea lascia il corpo devastato di sua madre. Un romanzo che e’ avventura purissima, con la caccia ai cetacei e le leggende del vascello fantasma, ma e’ anche un mondo di isole dove per andare a scuola si rema tutti i giorni sui bracci di mare che si insinuano nell’arcipelago e dove i ragazzini sono accompagnati da una foca amica. Prima di questo romanzo in Italia e’ uscito "Terra Del Fuoco" nel 1996, pubblicato in Cile nel 1956. Poi, nel ’97, "Capo Horn" (1941) e nel 98 "I Balenieri di Quintay", come il romanzo tradotti da Pino Cacucci e Gloria Corica e tutti editi da Guanda.

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Nei racconti ancor piu’ che nel romanzo - il cui registro e’ a volte quasi magico - gli uomini e gli animali sono insieme prigionieri e amanti inseparabili di questo universo: i mandriani negli avanposti solitari lottano contro i Caranchos (gli uccelli rapaci della Terra del Fuoco) che accecano le pecore per spingerle nei burroni e divorarle; e il vento li perseguita portandoli alla follia.
Eppure, "gli stessi uomini sono influenzati dalla strana suggestione di quelle terre e non si abituano a vivere da nessun’altra parte. Ne ho visti molti maledire tutto al momento di partire, per poi tornare qualche anno piu’ tardi, ammettendo di non essere riusciti a vivere in altre regioni".
Niente scherzi allora, vivere e’ una cosa seria. Piu’ di un diario di viaggio.


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