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Da Merleau-Ponty a Deleuz



Mauro Carbone



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Quello che segue è il testo dell'intervento che Gioia Mori ha tenuto durante la Giornata di studi su Cezanne, svoltasi il 19 aprile presso il Complesso del Vittoriano a Roma, sede della mostra "Paul Cezanne, il padre dei moderni" .

Il mio intervento prende in considerazione anzitutto la riflessione dedicata alla pittura di Cézanne da Maurice Merleau-Ponty, a partire da “Il dubbio di Cézanne” (1945, tr. it. in Id., Senso e non senso, Il Saggiatore, Milano 1962), nel quale ritengo siano ravvisabili diverse influenze (segnatamente quelle di Husserl, Panofsky e Proust) che vengono a coagularsi in uno dei due poli fra i quali a mio avviso oscilla nel suo complesso quella fase del pensiero di Merleau-Ponty, come ho cercato di mostrare nel mio Ai confini dell'esprimibile. Merleau-Ponty a partire da Cézanne e da Proust (Guerini e Associati, Milano 1990, 1995). In specifico a quel polo mi paiono riferibili le critiche rivolte a Merleau-Ponty da Jean-François Lyotard in “Freud secondo Cézanne” (1973, tr. it. in Id., A partire da Marx e Freud. Decostruzione e economia dell'opera, Multhipla, Milano 1979) e da Elio Franzini in Arte e mondi possibili. Estetica e interpretazione da Leibniz a Klee (Guerini e Associati, Milano 1994). Ritengo comunque che i successivi sviluppi del pensiero di Merleau-Ponty vadano superando quella oscillazione a favore dell’altro polo di pensiero, che assume una valenza ontologica in L'occhio e lo spirito (1961, tr. it. SE, Milano 1989), mentre il privilegio precedentemente accordato da Merleau-Ponty all’opera di Cézanne si allarga alla pittura moderna nel suo complesso.


Ritratto della signora Cézanne, 1867-70, olio su tela,
46x38 cm. (Nationalgalerie der Staatlichen Museum coll. Berggruen, Berlino)

Oltre alle posizioni sviluppate nel già citato “Freud secondo Cézanne”, di Lyotard sono considerate anche quelle espresse in Discorso, Figura (1971, tr. it. Unicopli, Milano 1988), l’opera che vi fa da sfondo: entrambi testi che polemizzano con la fenomenologia di Merleau-Ponty in nome di una peculiare declinazione della nozione freudiana di “desiderio”, che vedono agire anche nella pittura cèzanniana e post-cézanniana.

Nel solco della “riabilitazione ontologica del sensibile” che Merleau-Ponty ha perseguito anche nella riflessione sulla pittura, si colloca invece l’interpretazione dell’opera di Cézanne sviluppata da Henri Maldiney secondo una prospettiva di fenomenologia critica: le sue ricorrenti ma sparse osservazioni su Cézanne sono a mio avviso condensate esemplarmente in un saggio del 1990 dal titolo “Cézanne e Sainte-Victoire. Pittura e verità”, al quale faccio quindi essenzialmente riferimento.

Vengono da ultimo esaminate le posizioni sviluppate da Gilles Deleuze in Logica della sensazione (1981, tr. it. Quodlibet, Macerata 1995): libro che interpreta la pittura di Francis Bacon come prolungamento della ricerca di Cézanne e in tale prospettiva tiene conto sia dei motivi fenomenologici affermati da Merleau-Ponty e Maldiney sia dell'ispirazione di Lyotard, cui aggiunge altri elementi critici nei confronti della fenomenologia.

Se si eccettua il libro di Deleuze, cui ho fatto solo qualche cenno, il percorso interpretativo che muove a partire da Merleau-Ponty è stato da me studiato in Il sensibile e l’eccedente (Guerini e Associati, Milano 1996), mentre le traduzioni italiane degli articoli di Lyotard e Maldiney sono reperibili in Pratica filosofica, n. 10, Cuem, Milano 1996. Inoltre, “Il dubbio di Cézanne” di Merleau-Ponty è stato recentemente ripubblicato nell'antologia a cura di A. Pinotti, Filosofia e pittura nel Novecento, Guerini, e Associati, Milano 1998.

Nella bibliografia sul tema trattato va segnalato infine il volume di Martin Jay, Downcast Eyes. The Denigration of Vision in Twentieth Century French Thought, University of California Press, Berkeley 1994.

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