La storia centrale
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Il mistero è nel visibile
I ricordi migliori sono quelli
inventati
Riceviamo e pubblichiamo
Per la prima volta Roma accoglie, nella cornice del Complesso del
Vittoriano, un’ampia mostra antologica interamente dedicata al
grande artista belga. Dal 17 marzo all’8 luglio 2001 sarà possibile
ammirare un vasto numero di dipinti scelti tra i capolavori del
maestro surrealista, la maggior parte dei quali mai esposti prima d’ora
in Italia.
La Mostra è promossa dalla Fondazione René Magritte di Bruxelles
unitamente al Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali,
Assessorato alle Politiche Educative, Assessorato alla Comunicazione,
Turismo e alle Relazioni Internazionali -, in collaborazione con la
Regione Lazio - Presidenza della Giunta, Assessorato alle Politiche
per la Promozione della Cultura, dello Spettacolo e del Turismo -, la
Provincia di Roma - Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili -,
e l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.

Madame Récamier de David (1950), olio su tela, cm.
60 x 80
COLLEZIONE PRIVATA, COURTESY GUGGENHEIM, ASHER ASSOCIATES, INC.
Magritte - La Storia Centrale si avvale di un Comitato Scientifico
composto da esperti di fama internazionale ed è curata da Steingrim
Laursen, Direttore del Louisiana Museum of Modern Art di Copenhagen e
Claudio Strinati, Soprintendente per i Beni Artistici e Storici di
Roma.
La rassegna è organizzata e prodotta da Comunicare Organizzando
di Alessandro Nicosia.
La vita
Nato a Lessins nel 1898, Magritte viene avviato agli studi classici e
sceglie subito la pittura come sua strada. L’artista belga, dopo
aver frequentato, a partire dal 1916, l’Accademia di Bruxelles e
aver svolto un’attività influenzata dalle ricerche d’avanguardia
- tra futurismo, cubismo orfico e Nuova Oggettività -, nel 1923 viene
completamente sedotto dal senso dell’enigma, del mistero, di una
realtà-altra che legge nell’opera di de Chirico Il Canto d’Amore
(1910).
Scrive Magritte: “… Un amico mi fece vedere una riproduzione del
quadro Canto d’Amore che io ho sempre pensato sia l’opera
del più grande pittore del nostro tempo”. E ancora in una lettera a
Breton: “de Chirico è stato il primo a pensare che cosa deve essere
dipinto, non come dipingere”. Proprio attraverso la Metafisica,
Magritte si avvicina gradualmente alle idee surrealiste fino a quando,
nella primavera del 1927, si trasferisce a Parigi entrando in diretto
contatto con André Breton che, già nel 1924, aveva pubblicato il
primo Manifesto del Surrealismo. Partecipa alle manifestazioni
del gruppo surrealista con il quale espone a Parigi nel 1929. Torna
definitivamente in patria nel 1930 dove prosegue la sua attività
artistica per poi morire a Bruxelles nel 1967.
L’opera
Se Breton crede nel “futuro risolversi di due stati, in apparenza
contraddittori, sogno e realtà, in una specie di realtà assoluta, di
surrealtà”, Magritte, in tutta la sua copiosa produzione artistica,
rimane sempre coerente con questa linea di ricerca realizzando opere
caratterizzate tra loro da un’inconfondibile unità tecnica e
tematica. Enigmatici uomini vestiti di nero, oggetti che perdono la
loro funzione quotidiana perché messi in relazione tra loro in modo
da stravolgere l’idea comune a noi nota, cieli azzurri attraversati
da candide nuvole irrealmente immobili, illusioni spaziali ai limiti
dell’assurdo: sono immagini rese con una tecnica pittorica
fotografica destinate a scioccare l’immaginazione, “l’intelligenza
dell’occhio”.
E proprio questo aspetto concettuale, analitico, sotteso alla pittura
magrittiana influirà su movimenti artistici del Novecento come la pop
art o la stessa arte concettuale. Basti pensare che la mostra sull’artista
belga organizzata a New York verso la metà degli anni cinquanta fu
determinante per artisti quali Andy Warhol, Robert Rauschenberg e
Jasper Johns. Anche la pubblicità e i mezzi di comunicazione di massa
devono moltissimo a Magritte per la sua capacità di inventare
immagini raffiguranti idee e la mostra romana vuole, tra l’altro,
essere testimonianza di quanto l’universo magrittiano faccia parte
proprio dell’immaginario collettivo.
La mostra
Magritte - La Storia Centrale: oltre sessanta opere accuratamente
selezionate che permettono di ripercorrere l’intero percorso
artistico del grande maestro surrealista. L’esposizione, prestigiosa
per la qualità dei dipinti, provenienti dai musei di Bruxelles,
Vienna, Copenaghen oltre che dalle più importanti collezioni
americane, nasce da un’idea centrale: l’influenza dell’opera di
Giorgio de Chirico sul lavoro di Magritte. Ecco quindi che il titolo
scelto per la mostra, il quadro La Storia Centrale (1928) ricco
di aspetti onirici e dall’atmosfera sospesa, sta a significare
proprio la centralità delle suggestioni dechirichiane sull’intera
opera di Magritte.
Scopo della mostra è anche quello di esporre a Roma dei capolavori
completamente sconosciuti, tra i quali Le tombeau des lutteurs,
che ha anche come titolo Il Canto d’Amore - significativo
omaggio al quadro di de Chirico -, appartenuto ad un avvocato di New
York che durante tutta la sua vita non volle mai esporlo. Lo stesso
per La Nuit de Pise, proprietà di un collezionista italiano
che ha accettato di dare in prestito l’opera solo per il prestigio
della mostra romana.
“Perché un’opera d’arte sia veramente immortale, è necessario
che esca completamente dai confini dell’umano: il buon senso e la
logica la danneggiano. In questo modo essa si avvicinerà al sogno e
alla mentalità infantile”. Le parole scritte da de Chirico nel 1914
spiegano perché i suoi quadri incantano l’artista belga. Magritte,
infatti, crea immagini di grande impatto emotivo proprio perché da
una parte propongono le incongruenze di un mondo scomposto e
ricomposto secondo i moduli di un’allucinazione ma, dall’altra,
vengono paradossalmente dipinte con la didattica semplicità delle
illustrazioni per i libri d’infanzia. Il risultato è una realtà
nuova, a tratti inquietante, carica di insidie come in un incubo o
estraniata fino all’assurdo.
Magritte visitò due volte l’Italia rimanendo fortemente colpito
dalle sue architetture classiche. Il ricordo di quanto visto durante
il viaggio torna in alcuni dei suoi lavori. Basti pensare, ad esempio,
al quadro La folie des grandeurs, Madame Récamier e
La Nuit de Pise, tutti presenti nell’esposizione.
“Il surrealismo si basa sulla fede nella realtà superiore di alcune
forme di associazione prima d’ora dimenticate, fede nell’onnipotenza
del sogno, nel gioco disinteressato del pensiero”: quanto scritto da
Breton può splendidamente accompagnare lo spettatore lungo tutto il
percorso della mostra: “ora di fronte ad un paio di scarpe che a ben
guardare sono fatte di carne (Le modèle rouge, 1953),
ora di fronte all’enigmatico omino con la bombetta associato alla
Primavera di botticelliana memoria (Le Bouquet tout fait,
1956), ora di fronte ad una coppa di champagne, irrealmente posta in
una pianura, dalle dimensioni gigantesche, che contiene una soffice
nuvola bianca (La Corde sensible, 1960).
Un senso di “spaesamento” ci afferra nel cercare di cogliere i
nessi, le associazioni tra gli elementi all’interno del dipinto, i
collegamenti tra il contenuto del quadro e il suo stesso titolo. E’
ciò che accade osservando anche La Catapulte du désert (1926),
La lampe philosophique (1936), La Voix du sang (1948), o
lo splendido Empire des Lumiéres (1961), in cui il contrasto
tra un cielo azzurro e chiaro e la facciata di una casa immersa nella
notte e illuminata da un lampione, disorienta lo spettatore.
Comitato Scientifico
Presieduto da Charly Herscovici, Presidente della Fondazione René
Magritte, il Comitato Scientifico si avvale di due Commissari
Generali, Steingrim Laursen, Direttore del Louisiana Museum of Modern
Art di Copenhagen e uno dei maggiori esperti al mondo di Magritte,
Claudio Strinati, Soprintendente per i Beni Artistici e Storici di
Roma.
Inoltre, fanno parte del Comitato Francis de Lulle, Direttore Generale
onorario del Ministero della Comunità Francese del Belgio, Jan
Martens, Amministratore delegato della Fondazione René Magritte,
Bernard de Launoit, Segretario Generale del Comitato di
autentificazione delle opere di René Magritte, Alain Berenboom,
Vice-Presidente della Fondazione Magritte e Consulente legale della
mostra.
Catalogo: Skira Editore; Marot Editeur
La mostra è realizzata con il Patrocinio di: Comunità
Francese del Belgio, Ambasciata del Belgio presso la Repubblica
Italiana, Senato della Repubblica, Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, Ministero per la Pubblica Istruzione.
Organizzazione e realizzazione: Comunicare Organizzando
Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 -19.30; venerdì e sabato 9.30 -
23.00; domenica 9.30 - 20.30
Costo del biglietto: £ 15.000 intero; £ 10.000 ridotto
Per informazioni: tel. 06/6780664
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