La risposta imprevista
Charly Herscovici
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Charly Herscovici è il Presidente della Fondazione René Magritte.
Dovevo avere quindici anni e frequentavo, a Knokke, un gruppo di
giovani coetanei fra i quali Nathalie. Nella villa di sua madre, «Duinen
Huisje», su un tavolino, un grosso libro d’arte era offerto alla
curiosità di tutti. Molto spesso mi immergevo per lunghi momenti in
quelle pagine, affascinato. L’opera era quella che Patrick Waldberg
aveva dedicato a René Magritte negli anni cinquanta e che costituisce
il primissimo omaggio critico importante ch’egli abbia ricevuto in
vita.
Ed è così che tutto iniziò. Immagini. Non ancora arte o pittura ma
semplici immagini dentro le quali provai un’emozione, una strana
impressione, una meraviglia che appartenevano ancora all’infanzia,
alla sua peculiare capacità d’immersione. In quel momento, nel
1975, Magritte ci aveva lasciati da un decennio e la sua fama cresceva
sempre più. Cominciai a fare delle domande su di lui alla padrona di
casa, Mary Lippens, la quale aveva così abilmente saputo suscitare la
mia curiosità, ancora ingenua.

La corde sensible (1960), olio su tela, cm. 114 x
146
COLLEZIONE PRIVATA
Mary mi rispose come meglio poteva, ma presto le
sembrò che le mie domande fossero rivelatrici di una vera e propria
passione per l’universo e la persona di René Magritte. Suggerì
quindi di portarmi dal suo ex marito, Roger Nellens, e dal fratello di
quest’ultimo, Jacques. E lì improvvisamente passai dal mondo
miniaturizzato delle riproduzioni all’universo reale dei quadri. Fu
dapprima uno choc percettivo. Le joueur secret (Il giocatore segreto),
Le domaine enchanté (La tenuta incantata), La grande famille (La
grande famiglia) mi apparvero come oggetti opachi, di difficile
accesso, dotati di un’aura quasi temibile. Non rimasi però a lungo
in imbarazzo: Roger e Jacques avevano tanto da raccontare a proposito
di un artista che avevano avuto la fortuna di frequentare. Infatti il
loro padre, Gustave Nellens, deceduto nel 1971, era stato uno fra i
collezionisti più ispirati del Belgio del dopoguerra. Molto prima di
commissionare a Magritte l’ormai celeberrimo affresco del Casinò di
Knokke-le-Zoute che fu di sua proprietà (e di finanziare il libro di
Patrick Waldberg all’origine di tutto), Gustave Nellens aveva
acquistato opere prestigiose di Magritte, Delvaux, Permeke, Ernst,
Miró, e fu lui che riuscì a comprare il capolavoro di James Ensor, L’entrée
du Christ à Bruxelles (L’ingresso di Cristo a Bruxelles), alla
morte del geniale pittore di Ostenda.
Cresciuti in un simile ambiente, i fratelli Nellens non potevano non
partecipare alla vita artistica del loro tempo. Roger divenne pittore
e amico dei più grandi (la sua complicità con Tinguely o Keith
Haring fu totale), Jacques scelse la musica, la canzone e lo
spettacolo e organizzò le feste notturne al Casinò che tutti
ricordano. Grazie a Roger e Jacques cessai di sognare di Magritte per
cominciare a esplorare per davvero la sua opera, il suo pensiero e
anche la sua vita. Iniziavo a districarmi nella storia del surrealismo
vissuto da Magritte ed ero già in grado di identificare e commentare
alcuni capolavori, fra i quali La grande famille che è sempre stato
il mio preferito, quando mi fu data l’occasione di conoscere più da
vicino quest’universo che tanto mi affascinava. Al vernissage di un’esposizione
tematica al Casinò di Knokke, «Véloscopie» (nella quale era
presentato un quadro di Magritte raffigurante una bicicletta su un
sigaro), Roger e Jacques mi presentarono a Georgette Magritte.
Georgette era sensibile al mio entusiasmo e m’invitò a visitare la
sua casa, lo studio, la biblioteca. Ricordo di aver sfogliato vari
libri annotati dallo stesso Magritte, romanzi polizieschi, opere di
Nietzsche, di Edgar Allan Poe e via dicendo… Magritte era un grande
lettore, un filosofo, un pensatore. Fui colpito, come tutti i
visitatori, dall’ambiente borghese di quella casa, dallo
studio-boudoir, con tutti gli oggetti rimasti al loro posto, come se
il tempo si fosse fermato il 15 agosto 1967. I tappeti, la conchiglia,
il cavalletto, Le domaine d’Arnheim (La tenuta di Arnheim), tutto
rimandava a un calendario murale le cui pagine ormai non si giravano
più.

L'Histoire centrale (1928), olio su tela, cm. 116 x
81
BRUXELLES, BANQUE ARTESIA
Eravamo nel 1978-1980, Georgette appariva
disorientata e smarrita. Dopo la morte di René, con il quale aveva
vissuto una relazione intensissima per quasi mezzo secolo, era
sprofondata in una dolorosa solitudine, inconsolabile. Niente figli…
gli amici che scompaiono o prendono le distanze… In un primo tempo,
le mie visite le portavano una sorta di presenza filiale: mi presentò
a Louis Scutenaire e alla sua compagna Irène Hamoir, l’accompagnai
ai vernissage e in seguito l’aiutai, come meglio potevo, quando mi
parlava di problemi di gestione dei diritti, di opere da scegliere per
le mostre e così via… E l’opera di Magritte divenne per me un’occupazione
quotidiana.
Georgette era parte integrante dell’opera di Magritte e fu nello
spirito di quella memoria che proposi al Museo d’Arte Moderna di
Bruxelles d’intitolare la sala dedicata a Magritte «René e
Georgette Magritte». Georgette ci ha lasciati il 26 febbraio 1986, e
da quel momento mi sento responsabile di questo straordinario
patrimonio ch’ella aveva saputo preservare, con lungimiranza e tanto
amore.
Da allora mi adopero per essere degno di un’opera e un pensiero
considerati fra i più prestigiosi del Novecento. E non sono l’unico
a prendere parte alla perennità di Magritte, anzi. Collezionisti
privati, conservatori di grandi musei, editori, giornalisti,
scrittori, pubblicitari, lettori, insegnanti, grafici, il grande
pubblico: numerosissimi, ovunque, fanno vivere per sempre le immagini
di un mondo incantato. Non posso ovviamente ringraziare tutti. Senza
di loro, le esposizioni di Magritte a Verona, Bruxelles, Montréal,
New York, Londra, Houston, Chicago, Tokyo, e oggi a Roma, sarebbero
state impossibili, così come il CD-rom Le mystère Magritte (Il
mistero Magritte), il film TV per Arte e tutte le pubblicazioni in
omaggio a questo grande artista. Un ringraziamento quindi a Jan
Martens e al compianto Maurits Wollekamp che hanno permesso l’edizione
di un catalogo ragionato al quale David Sylvester e Sarah Whitfield
hanno lavorato per lunghi anni, alle Signore Eliane de Wilde e Gisèle
Ollinger, a Bernard de Launoit, a Pierre Sterckx, Michel Foucault,
George Roque, Jean Clair, Steingrim Laursen, a tutti i miei amici
collezionisti che hanno contribuito al successo delle retrospettive di
Magritte in tutto il mondo, e a tutti coloro che fanno parte di questa
Grande Famiglia che ha dato un senso alla mia vita.
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