Una lettrice che ha assistito in anteprima a The Blair Witch Project ci ha inviato la sua
mini recensione del film più chiacchierato d'America. Pubblichiamo volentieri il suo
sfogo, precisando che si tratta di opinioni personali.
Sono proprio dei fresconi, questi americani. Possibile che si siano bevuti la storia
dei tre ragazzetti scomparsi nel bosco? E che siano impazziti per un filmetto insulso come
The Blair Witch Project?
Per cominciare: il bosco "impervio" è costellato di sentieri ben visibili; i
"segnali" lasciati dalla strega sembrano usciti dal Manuale delle Giovani
Marmotte; le scene "di paura" sono prevedibili e scontate: la famosa scoperta
del dito purulento (la scena della quale più si è mormorato) è spiazzante non tanto per
quel che rivela, quanto perchè l'oggetto in questione si intravvede a malapena, e più
che una falange umana sembra un hot dog rinsecchito.

I tre protagonisti sono insulsi: la ragazza poi è proprio irritante, non si vede l'ora
che la strega ce la tolga di torno.
Il trucco di girare le scene con la videocamera a mano fa sì che tutte le inquadrature
siano sfocate e traballanti e a un terzo del film ti viene il mal di testa, a due terzi il
mal di mare. Ora della fine ti viene solo da ridere, perchè la storia è sempre più
puerile. E parlo per la gran parte del pubblico presente in sala. Quando la ragazza, al
colmo del melodramma (e della comicità involontaria) grida: "Chiedo scusa a mio
padre, chiedo scusa a mia madre", una voce dalla platea ha urlato: "E a noi, non
ci chiedi scusa?"