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Come nasce un blockbuster

Paola Casella


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Questo articolo è la versione aggiornata di quello apparso sul numero 48 di Caffè Europa

The Blair Witch Project è un piccolo film nato dalla fervida fantasia di due trentenni e distribuito dalla casa di produzione indipendente Artisan che l'ha "rubato" durante il Sundance Film Festival del '99 per 1,1 milioni di dollari. Costato "quanto un'auto decente", The Blair Witch Project ha superato i 50 milioni di dollari di incasso nel solo weekend di apertura americano, per diventare il prodotto piu' redditizio della storia del cinema (460 miliardi di incasso, fino ad ora). Ma è soprattutto il perfetto esempio di come Internet possa giovare tanto a Hollywood quanto ai giovani cineasti emergenti.

I due ideatori del film (chiamarli "registi" non avrebbe senso, e vedremo perche'), Eduardo Sanchez e Dan Myrick, ex compagni alla scuola di cinema all'Universita' della Florida, hanno dimostrato infatti un notevole talento per il marketing cinematografico via Internet, dimostrando di saper mescolare in modo geniale vero e verosimile, come si conviente al mezzo di comunicazione piu' mistificatore dell'era moderna.

Il film di Sanchez e Myrick, che ha debuttato con successo al Sundance (il Festival cinematografico di Robert Redford, per intenderci), e' di per se' una mistificazione: un mockdocumentary, cioe' un finto documentario, filmato da tre "studenti universitari" (in realta' tre attori alle prima armi) mandati nel cuore di un bosco del Maryland sulle tracce di una misteriosa strega (la Blair witch del titolo). Il filmato, ovviamente tutto in soggettiva, sarebbe stato "ritrovato" nel bosco a qualche tempo dalla "scomparsa" dei tre ragazzi.

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In realta' i tre attori sono stati si' mandati da soli nel bosco armati di cinepresa, ma erano forniti di una minisceneggiatura e aggiornati ogni 3-4 ore con istruzioni su dove recarsi e come comportarsi tramite piccoli foglietti lasciati dai due "registi" sul loro cammino. Molti, però, sono stati gli "imprevisti" orchestrati da Sanchez e Myrick, non senza una punta di sadismo: trappole e spauracchi assortiti che hanno ingenerato nei tre quella sorta di progressivo terrore dell'incognito che, trasposto sulla pellicola, ha determinato il successo del film.

Ma al di la' del genio creativo, i due ideatori di The Blair Witch Project hanno dato il meglio di se' nella promozione del film, il cui budget pubblicitario superava di gran lunga quello di produzione: si parla di 500 milioni di lire, messi insieme dalla Artisan Film che aveva comperato il film al Sundance. A un anno dall'uscita nei cinema, il responsabile marketing della Artisan, Jon Hegeman, ha cominciato a bombardare la Rete di "notizie" sulla scomparsa dei tre ragazzi nel Maryland: dai finti telegiornali alle foto segnaletiche agli schizzi (fatti dai due registi) della casa della strega. Anche il trailer del film e' stato trasmesso via Internet, al sito Ain't it cool news.

Infine e' stato inaugurato il sito ufficiale, www.blairwitch.com, che ha raccolto innumerevoli contatti, al ritmo di un milione e mezzo al giorno. Vi sono apparse le false biografie dei protagonisti, un'intervista con i "genitori" del trio, la cronistoria degli eventi, la mappa del bosco del Maryland dove sarebbe avvenuta la misteriosa scomparsa dei ragazzi. Il sito ha una sezione dedicata al merchandising: i prodotti principali sono un libro che racconta la vicenda e un CD delle "canzoni che ascoltavano gli studenti" mentre erano a caccia della strega, entrambi disponibili su -- che altro? -- la megalibreria internettiana Amazon (www.amazon.com)

Sanchez e Myrick hanno saputo capitalizzare sul potenziale di interattivita' della Rete per trasformarlo in contributo creativo, dall'arricchimento del sito ufficiale con segnalazioni, suggerimenti, critiche e commenti in tempo reale. Del resto il film stesso faceva leva sul coinvolgimento diretto del pubblico: "L'orrore e' qualcosa che si attua nella mente dello spettatore, non necessariamente sullo schermo", ha detto Sanchez alla rivista Time.

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Il fenomeno Blair Witch ha gia' dato luogo a innumerevoli siti Internet (vedi itinerario collegato) e ha galvanizzato l'attenzione dei mass media e di Hollywood: i primi hanno dedicato ai due registi le copertine dei principali settimanali (Time e Newsweek), decine di servizi televisivi e centinaia di articoli. Ed è già in lavorazione un seguito, che sarà diretto non da Myrick e Sanchez ma da un terzo regista, Joe Berlinger: i due autori originali si riservano invece di dirigere (chissà come) il terzo episodio della serie, nella tradizione di Nightmare e Venerdì Tredici.

Anche in Italia l'attesa è stata fomentata sia sulla Rete che su stampa e televisione: già mesi fa La Stampa dedicava al film la copertina del magazine Lo Specchio, e altri hanno seguito a ruota. La Rizzoli ha addirittura pubblicato un companion book con tutti i particolari relativi al film e alla leggenda della strega, la Sperling & Kupfer il fumetto ispirato alla vicenda dei tre studenti, ed è disponibile su cd EDEL la stessa musica "ispirata da The Blair Witch Project" (come recita il press kit del film - ricordiamo che il film stesso è privo di colonna sonora)l.

Le critiche al film, presentato in anteprima ai giornalisti, sono state per lo più positive, ma quasi tutti hanno avvertito gli spettatori di abbassare le aspettative. Questo perchè per il pubblico italiano vengono meno il fattore sorpresa, il dubbio circa la veridicità o meno della storia, in pratica l'effetto "Guerra dei mondi" che ha creato nel pubblico americano quel livello di tensione che è si è poi trasformato i partecipazione emotiva alla vicenda del film.

Ma per il popolo di Internet, anche quello italiano, il fenomeno blairwitch resta tale: basti pensare che le tre parole (Blair, Witch e Project) sono in assoluto le più richieste sui motori di ricerca italiani - e all'interno degli archivi di Caffè Europa. Invitiamo dunque i nostri lettori a mandarci le loro impressioni a proposito del film più chiacchierato della Rete all'indirizzo e-mail caffeeuropa@caffeeuropa.it.

 

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