Ascolto l'esperto, ne parlo con gli
altri, poi decido
Mauro Buonocore
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decidere?
L'invenzione di un elettore
competente
Ascolto l'esperto, ne parlo con
gli altri, poi decido
Chi è James Fishkin
Questo articolo appare sul numero 71 di Reset.
"Chi voterete alle prossime elezioni?", "Siete
d'accordo con le scelte adottate dal governo in materia di
immigrazione?", "Cosa sarebbe necessario fare per
migliorare il traffico nella vostra città?". A queste domande,
in genere, nei sondaggi d'opinione così come siamo abituati a
conoscerli, seguono una serie di risposte preparate da esperti di
scienze statistiche. L'interrogato non deve far altro che scegliere,
subito, senza che gli si offra il tempo di riflettere su quello che
gli viene chiesto e sulla risposta che è chiamato a dare. Questa
dovrà cadere tra quelle proposte, ed il campione rappresentativo
dell'intera popolazione considerata interessata alla domanda si
affretterà a sceglierne una: questo o l'altro candidato, sì, no,
non so.

Dai calcoli e dalle analisi che scaturiscono poi dai risultati
verrà fuori il parere della nazione intorno a questo o
quell'argomento, l'orientamento degli elettori, la posizione
dell'opinione pubblica. Diffusi in maniera reticolare sull'intero
territorio della percezione della popolazione attraverso il vasto
corpo dei media, questi numeri assumono la consistenza della
realtà, diventano la concreta materializzazione del pensiero della
collettività sulle questioni poste all'attenzione del campione
statistico.
Ma l'opinione pubblica è un'altra cosa.
Il Deliberative Pollings, l'invenzione di James Fishkin, nasce
proprio dall'intenzione di creare un rapporto diverso tra i sondaggi
e l'opinione pubblica, fino ad arrivare ad una giornata intera
dedicata all'informazione ed alla discussione, un giorno di festa
nazionale, che Fishkin con Bruce Ackerman ha chiamato Deliberation
Day, in cui l'inera cittadinanza con diriito di voto si informa,
discute e alla fine fa le proprie scelte elettorali.
"L'attuale democrazia - dice Fishkin in un articolo apparso su
The American Prospect - consegna agli elettori il potere di
scegliere, ma [lo fa] in situazioni in cui sono davvero scarse le
motivazioni a ragionare sul potere che hanno effettivamente tra le
mani". Quando gran parte del dibattito pubblico passa
attraverso lo schermo del televisore, davvero scarsa è la
possibilità che le persone hanno di interagire con i messaggi che
recepiscono, tanto più se questi assumono la forma di sound-bites,
di battute ad effetto, slogan che racchiudono in poche parole
dirette all'emotività dell'ascoltatore un'intero programma
politico.
Osservando gli studi effettuati sulle campagne elettorali che hanno
preceduto le elezioni del presidente degli Stati Uniti dal 1968 al
1988, Fishkin nota come il periodo in cui un candidato poteva
parlare in televisione senza essere interrotto, avendo così la
possibilità di esprimere un pensiero compiuto, è sceso da
quarantadue a circa nove secondi. Non basta, secondo un'analisi del
Center for Media and Public Affairs, durante le primarie del 1992 lo
stesso periodo si era ridotto a poco più di sette secondi.
L'osservazione di questi numeri non tarda ad arrivare ad una
conclusione: i dibattiti televisivi non riuscivano a fornire al
pubblico un'argomentazione razionale in merito ai programmi
politici. Da queste osservazioni nasce l'idea del deliberative
polling, e dai successi che questo ha ottenuto nelle sue
sperimentazioni ha origine invece la proposta del Deliberation Day.
Un giorno di festa, un'agorà nazionale
Che cosa accadrebbe, si chiedono Fishkin e Ackerman, se questo nuovo
tipo di sondaggio venisse applicato non solo ad un campione
statistico, ma all'intera popolazione?
Forse l'elettorato arriverebbe alle urne più consapevole della
scelta che è chiamato a fare, forse avrebbe la possibilità e la
capacità di leggere e comprendere in maniera approfondita le
soluzioni che i diversi candidati offrono alla vita pubblica. Ma
vediamo nei dettagli la proposta dei due politologi americani.
La macchina si mette in moto due settimane prima con la richiesta ai
candidati di scegliere due argomenti del loro programma da
presentare alla nazione. Sulla base di questa scelta si sviluppano
dibattiti televisivi, sulla stampa e su Internet, cui prendono parte
giornalisti ed esperti degli argomenti in questione.
Giunto il giorno stabilito, dichiarato festa nazionale, gli elettori
si riuniscono in gruppi di 15 ed assistono ad un talk-show in cui i
candidati si confrontano sui temi proposti, incalzati da alcuni
giornalisti. La seconda fase consiste nell'eleggere, all'interno dei
gruppi un moderatore che guida la discussione sul dibattito visto
alla tv. Ciascun partecipante, pur non essendo obbligato ad
intervenire, avrà cinque minuti (non di più) per formulare una
domanda sugli argomenti trattati nel talk-show. Il moderatore
raccoglie tutte le domande e le legge ad alta voce, poi, con voto
segreto dei partecipanti, saranno scelte, fra quelle raccolte, tre
domande che verranno portate alla fase successiva.
I gruppi di 15 si riuniscono ora in gruppi più ampi di 500 persone,
ciascuno con il suo moderatore, dove fra le domande portate dalla
precedente sessione ne saranno scelte quindici alle quali
risponderanno, in un'assemblea alla presenza del gruppo, i candidati
locali dei partiti.
Nella quarta fase si torna a riunirsi in piccoli gruppi in cui i
partecipanti sono invitati dal loro moderatore a condividere con i
presenti le proprie reazioni alle risposte dei candidati.
Ovviamente tutto questo richiede da parte delle persone uno sforzo a
volersi informare, un sacrificio di attenzione e di concentrazione:
una giornata di vero e proprio lavoro di adesione alla vita civile
per il quale ciascuno verrà retribuito con 150 dollari.
Lo scopo di un'iniziativa del genere è di portare gli elettori a
diretto contatto con i candidati attraverso dinamiche che
coinvolgono sia gli uni che gli altri.
Da una parte i politici dovrebbero capire che in un simile contesto
comunicativo non ci può essere vantaggio da slogan e frasi ad
affetto, mentre l'esposizione dei loro programmi troverebbe
individui pronti ad ascoltarle ma anche ad analizzarle con
attenzione.

Per quanto riguarda gli elettori, invece, l'intento è di creare le
condizioni per uno stimolo alla formazione e all'informazione di
un'opinione pubblica attraverso i meccanismi della deliberazione,
cioè del dibattito riflessivo ed attento.
Non si tratta semplicemente di un esperimento di scienze sociali, ma
di un vero e proprio progetto di educazione civica, una teoria
democratica che mira a portare la gente a giocare un ruolo attivo
all'interno dei processi politici.
Quello che si vuole realizzare è un'agorà, una piazza di
discussione in cui i cittadini, raccolti in piccoli gruppi possano
essere inseriti in un contesto di mutuo dibattito in cui espongono
le proprie ragioni ed ascoltano quelle degli altri. Condizioni
queste che potrebbero portarci ad avere un'idea di come cambierebbe
l'opinione pubblica se solo trovasse gli stimoli per essere più
impegnata e competente.
Niente previsioni, si discute
Prima ancora di ambire a prevedere gli esiti di un evento
elettorale, lo scopo di queste proposte è quello di realizzare un
"sondaggio dal volto umano", per usare le parole di
Fishkin. Un sondaggio cioè che sia strumento di informazione e di
discussione attraverso diverse forme di interazione, da quella
personale - face to face - in cui le persone discutono tra loro
manifestando dubbi ed opinioni, alla comunicazione dei media che è
chiamata in causa a farsi veicolo della discussione. E' un modo, in
ultima analisi, per creare un dibattito attivo, effettivamente
partecipato, sulle questioni di pubblico interesse.
Una grande innovazione è poi legata alla televisione. Tutti gli
esperimenti finora realizzati di Deliberative Pollings hanno visto
il prezioso supporto delle televisioni di stato chiamate ad un ruolo
attivo nell'organizzazione e nella realizzazione delle giornate
della deliberazione. La Pbs negli Usa, Channel 4 in Gran Bretagna,
la DR in Danimarca e l'Abc in Australia sono esempi di un servizio
pubblico che dimostra la volontà di impegnare risorse economiche e
gestionali in esperimenti che escono fuori da una stretta logica del
mercato televisivo.
Ogni volta che un Deliberative Polling ha avuto luogo, ha portato a
risultati evidenti.
Se si ha la possibilità di studiare e discutere un'idea, l'opinione
delle persone cambia. Questo non vuol dire che l'opinione che si
aveva in precedenza era sbagliata, ma che era fragile, che non si
basava su una precisa consapevolezza, che non era nata da una
confronto, da un interesse, da un approfondimento, ma da una presa
di posizione superficiale. Il punto non è decidere quale risposta
sia migliore o peggiore da un punto di vista politico, ma che la
risposta, qualunque essa sia, nasca da un fondamento ragionato e non
da un sonnecchiante allineamento agli spot televisivi, qualunque sia
il loro colore politico.
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