Le opinioni dei lettori
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Le opinioni dei lettori
Da: marco fedi <fedimarco@hotmail.com>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Lunedì, 29 aprile 2002 2:54
Oggetto: Chiediamolo
a Bourdieu
Gentile Direttore,
intervengo a proposito del dibattito sulle elezioni francesi.
Rispondo in questo modo: ho avuto modo di osservare la sua
particolare attenzione nei confronti di Pierre Bourdieu. Le chiedo
se ha saputo che prima della sua scomparsa aveva dichiarato che non
avrebbe votato Jospin (sulla veridicità di tale affermazione può
fare una ricerca Lei stesso sulle ultime interviste del sociologo
con Didier Eribon).
Ecco, probabilmente un notevole contributo alla comprensione della
sconfitta della sinistra, o meglio, come direbbe Anna Boschetti,
della sconfitta della "ragione storica", potrebbe venire
proprio da questo raro pensatore (e instancabile e impegnato attore
sociale, non scordiamolo). Come Lei saprà sicuramente, Bourdieu si
impegnò notevolmente, non solo a parole, a favore dei sans-parole
(precari, disoccupati, sans-papier, ecc.), fu accusato perciò di un
certo populismo, guarda caso proprio da esponenti accademici e
politici di un certo liberalismo di sinistra.
Il risultato attuale è che si, un certo populismo si è imposto, ma
purtroppo quello vero, quello che puntualmente ri-appare in certe
fasi di storia "impazzita". Il significato dell'habitus
bourdieano si adatta benissimo anche in simili circostanze.
Personalmente ho poche risposte da dare, posso solo affermare che
anch'io, in Francia, avrei raccolto l'invito di Bourdieu a non
votare Jospin. Per quanto riguarda il 5 maggio (votare o no Chirac),
non saprei cosa scegliere. Peccato che non ci sia più Bourdieu,
rimane però il suo pensiero... e le sue proposte di non poco conto
in tema di politica e di società.
Cordiali saluti
Marco Fedi
Risponde Giancarlo Bosetti:
Per la parte che la riguarda, giro la sua domanda ad Anna Boschetti.
Penso anzi di pubblicare nei prossimi giorni su Caffè Europa
il suo breve saggio su Bourdieu apparso su Reset, insieme ad
un mio articolo sulle sue parole-chiave, uscito in versione parziale
su la Repubblica.
Personalmente non ho condiviso una parte delle convinzioni politiche
di Pierre Bourdieu, specie a proposito di Unione Europea, e di
unione monetaria, che lui bocciava sotto le insegne del
Titmeyer-pensiero, ma le ho pubblicate anche quando non mi
convincevano (si veda Controfuochi, I libri di Reset, con una
prefazione di Rossana Rossanda), perchè illuminanti circa la sua
visione della società.
In generale credo che il dialogo tra le componenti più radicali e
quelle più moderate della sinistra sia fruttuoso. Per vincere
bisogna che quelle moderate abbiano il sopravvento (se no si perde),
ma questa prevalenza si deve conquistare con la politica, non si va
lontano con procedure "d'ufficio". E poi i moderati,
nonostante la necessaria e utile specializzazione anti-massimalista,
devono imparare che per vincere non basta levar la pelle ai
massimalisti. Talvolta bisogna saperli sfruttare. Ah la politica...
che arte complicata!
Sono convinto anch'io che Bourdieu non avrebbe votato Jospin al
primo turno. Al secondo chissà?Il doppio turno impone la scelta del
"meno peggio" quasi come una funzione costituzionale.
Giancarlo Bosetti
Da: stefano zorzi <kiffariello@hotmail.com>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Sabato, 27 aprile 2002 2:38
Oggetto: sinistra? esiste?
La sinistra oggi, e non solo dopo le elezioni francesi, naviga verso
la dissoluzione e la marginalizzazione. I partiti di sinistra non
riescono, a mio parere, a mobilitarsi per cambiare. Hanno perso lo
spirto originale che li aveva animati negli anni della loro nascita,
quando il socilismo significava libertà ed emancipazione. Oggi i
partiti figli di quella tradizione sono scomparsi. L'esperienza del
socialismo reale ha modificato in maniera irreversibile la
considerazione e l'immagine di quello che può essere e dovrebbe
essere l'ideale di una società socialista. Manca quindi una
prospettiva di fondo. Un ideale limite. Lo spirito rinnovatore di
sinistra si è spento e sembra difficile con le prermesse attuali
riaccenderlo.
Settanta anni fa Carlo Rosselli scriveva "socialismo
liberale", chiedendo a tutti i partiti che a quell' ideale si
ispiravano una svolta. Un ritorno alle ragioni della libertà che
avevano caratterizzato le origini del movimento. Adesso si sente il
bisogno di un simile ragionamento. Molti hanno scritto che la crisi
della sinistra va di pari passo con il dissolvimento dello stato
nazione e in parte hanno ragione. Le politiche economiche della
sinistra sono d rinnovare ma nonsta solo qui il problema. In una
società dove l'iperindividualismo avanza costantemente la
necessità primaria è per me quella di ricominciare una lunga opera
di educazione. Non parlo di egemonia culturale, cosa già acquisita
dal partito comunista e che ha creato più antipatia che altro,
parlo invece di una riscoperta dell'educazione ai valori della
solidarietà e della libertà che non può essere monopolio del
centro-destra dove la confusione totale tra i concetti di
liberalismo e liberismo si esprime in un idea di libertà del tipo
"fai tutto quello che vuoi". Questo no.
La libertà di cui si parla è libertà vera. Libertà dal bisogna
prima di tutto. Questo deve entrare nel nuovo bagaglio della
sinistra. Ed è proprio qui che si chiede ai dirigenti di partito
un'azione di coerenza perchè lascino spazio a nuove forze che
sappiano dare il buon esempio evitando di confondersi con
l'opportunismo di chi fa politica per interesse e non per vocazione.
Una classe dirigente, si potrebbe dire, che riconquisti la fiducia
della gente, che non si ammanti di privilegi insopportabili mentre
spreca parole lodevoli quanto vuote per chi veramente soffre.
Bisogna comnciare a capire che in Italia come in Francia sono
proprio i ceti popolari a votare destra, che la gente non è poi
così stupida e si accorge di quando chi li difende confonde a
questa lotta quella per la propria poltrona. Questi non possono
essere atteggiamenti di una sinistra politica.
Essere di sinistra è prima di tutto un fatto morale. Allo stesso
modo, e qui concludo, è necessaria una certa coerenza soprattutto
nelle manifestazioni di chi non capisce che con certi comportamenti
si spinge ancora di più l'asse dall'altra parte. Parlo dei
girotondi e di chi non si chiede come mai Zaccaria era al palavobis
prima di criticare il nuovo direttore della RAI che, fino a prova
contraria, non ha ancora commesso niente di parte. Bisogna saper
distinguere tra verità e mezze verità cancellando quel senso di
superiorità morale che viene espresso da molti in piazza. La
moralità si dimostra con i comportamenti e, soprattutto, non se ne
fa bandiera propaganistica.
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