Cantiere Europa: a che punto siamo
Clementina Casula
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economico della Comunità europea
"L'Europa e' in procinto di diventare una grande famiglia"
ha dichiarato a metà dello scorso dicembre il Consiglio Europeo
riunito a Laeken. E quando una famiglia cresce, si sa, seguono
profondi rivolgimenti: si valuta quali spese si dovranno sostenere,
si rivedono condivisione di ruoli, regole e responsabilita' tra i
membri familiari, e si progettano ristrutturazioni della casa
funzionali alla futura vita in comune -magari approfittandone anche
per quelle modifiche e ritocchi procrastinati nel tempo.
La costruzione europea, ormai vecchia di quasi 50 anni, puo'
indubbiamente vantare diversi successi, tra i quali la creazione di
mercato, moneta e istituzioni comuni ad un sistema di Stati Membri
che fondano la loro collaborazione su valori di pace, democrazia e
solidarieta’. Ovviamente il processo di integrazione comunitaria
ha anche rivelato imperfezioni e inadeguatezze che vanno rivedute e
corrette: preoccupa soprattutto la lontananza delle istituzioni
europee percepita dai cittadini, come testimonia il superamento
della soglia del 50% di astensioni alle elezioni europee del 1999. A
cio' si aggiungono le prove non troppo brillanti in sede
internazionale, dove l’UE non riesce ad armonizzare le diverse
strategie nazionali per esprimersi con una sola voce.

Tutti "segni di logoramento" dell’architettura
europea che adesso, in vista del prossimo allargamento ai paesi
Centro-Orientali, Cipro e Malta, viene sottoposta ad un progetto di
profonda ristrutturazione, revisione e modernizzazione che tenga
pero' intatti, anzi possibilmente rafforzi, gli ideali che ne
cementano le fondamenta.
Perche' una Convenzione sul Futuro dell'Europa?
Era dalla Conferenza di Messina del 1955 - che preparo' i Trattati
costitutivi della CEE e dell'Euratom firmati a Roma nel 1957 - che
l'Europa non si concedeva una riflessione approfondita sul suo
futuro. Nel dicembre 2000 la Conferenza Intergovernativa riunita a
Nizza ha apportato delle modifiche ai trattati, ma esse erano
essenzialmente volte a preparare l'ingresso dei prossimi paesi
candidati e avevano quindi carattere prettamente tecnico. La “Dichiarazione
sul Futuro dell'Unione”, iscritta nell'atto finale del Trattato di
Nizza, predisponeva pero’ che la discussione sul significato e gli
obiettivi dell'integrazione europea fosse affrontata al piu’
presto. Cosi’ il Consiglio Europeo riunito a Laeken lo scorso
dicembre ha convocato una Convenzione per assicurare "una
preparazione quanto piu' ampia e trasparente possibile della
prossima Conferenza intergovernativa" sulla riforma dei
trattati dell'Unione.
Il metodo della Convenzione e' gia' stato sperimentato con un certo
successo per la redazione della Carta Europea dei Diritti
Fondamentali, proclamata solennemente a Nizza, ma non (ancora)
inclusa nei Trattati. Stavolta per la prima volta il direttore
ufficiali dei lavori per la riforma dei Trattati dell'Unione sara'
quindi un organismo sovra-nazionale che porti avanti un processo di
consultazione il piu' ampio e trasparente possibile. Ovviamente le
decisioni finali spetteranno comunque al Consiglio Europeo dato che
la Convenzione, non essendo un organo elettivo, non ha il potere di
elaborare testi legislativi.
Come ha spiegato il suo Presidente alla seduta inaugurale lo scorso
28 Febbraio, la Convenzione non e' che "un gruppo di uomini e
donne riuniti all'unico fine di elaborare un progetto comune. Il
principio della nostra esistenza e' la nostra unita'". A dire
il vero, il gruppo e' soprattutto di uomini: nonostante l'esplicito
invito del Presidente, solo Svezia, Finlandia e Spagna hanno scelto
una donna per rappresentare i loro governi, e dei 30 rappresentanti
dei parlamenti nazionali solo 3 (provenienti da Grecia, Portogallo e
Regno Unito) appartengono al gentil sesso. Uomini anche i due
Commissari; appena meglio tra i membri del Parlamento Europeo dove
le donne sono 5 su 16 (il che suggerisce il diverso potere legato
alla carica).
I lavori della Convenzione di svolgeranno a Bruxelles e le sue
sedute saranno pubbliche, cosi come i suoi documenti ufficiali, che
verranno resi disponibili nelle undici lingue ufficiali e di lavoro
dell'UE.
Da chi e' composta la Convenzione?
La Presidenza: designata dal Consiglio Europeo, e' formata da
l'ex-presidente della Repubblica Francese Valery Giscard d'Estaing
(Presidente), dal nostro Giuliano Amato e dall'ex-premier belga Jean
Luc Dehaene (vicepresidenti): forse e' piu' di una coincidenza che i
membri della Presidenza provengano da tre dei sei stati che diedero
vita al progetto europeo.
Il Praesidium: composto da Presidenza, 2 rappresentanti del
Parlamento europeo, 2 della Commissione, 2 dei parlamenti nazionali,
e 3 della cosiddetta troika (ossia degli stati che durante la
Convenzione si alterneranno a capo della Presidenza dell'Unione:
Spagna, Danimarca e Grecia). Il suo ruolo e' quello di agire da
animatore della Convenzione, fornendole il materiale di base per i
lavori, nonche' di supervisionare le attivita' del Forum.
La Convenzione: la versione completa della Convenzione comprende
la Presidenza, 15 rappresentanti dei capi di stato o governo (1 per
paese membro), 30 rappresentanti dei Parlamenti Nazionali (2 per
paese membro), 16 rappresentanti del Parlamento europeo, e 2
rappresentanti della Commissione Europea (i Commissari Michel
Barnier e Antonio Vitorino). L'Italia partecipa con Gianfranco Fini
per il governo, Marco Follini e Lamberto Dini per il parlamento.
Anche 13 rappresentanti dei paesi candidati all'adesione e 26 dei
loro parlamenti nazionali hanno il diritto di partecipare alle
deliberazioni, ma non la facolta' di bloccare un eventuale consenso
tra gli attuali Stati membri.
Gli osservatori: hanno il ruolo di osservatori le istituzioni
e figure europee a carattere consultivo: 3 rappresentanti per il
Comitato Economico e Sociale (CESC), 6 per il Comitato delle Regioni
(CdR), tre per le parti sociali, oltre che al mediatore europeo (Jacob
Soederman).
Il Segretariato: presieduto da Sir John Kerr e costituito
principalmente di esperti di Consiglio, Commissione e Parlamento,
assiste la Presidenza ed il Praesidium elaborando i documenti per le
discussioni, producendo sintesi di queste ultime, e curando gli
aspetti logistici ed organizzativi della Convenzione.
Il Forum: definito come "un'importante integrazione
della Convenzione", consiste nella possibilita' per
organizzazioni che rappresentino la societa' civile (parti sociali,
imprese, ONG, Universita’) di presentare dei "contributi di
fondo" specificamente redatti per la Convenzione sui temi e
quesiti formulati dalla dichiarazione di Laeken. I documenti
presentati vengono resi disponibili sul sito web predisposto dalla Commissione
che prevede inoltre una chat
room per i singoli cittadini .
Come funziona la Convenzione?
La prima fase dei lavori (quella attuale) prevede l'esame
delle proposte sull'assetto da dare all'Europa del futuro di cui si
e' gia in possesso (tra queste: l'organizzazione delle istituzioni
europee del trattato di Nizza, la proposta del governo tedesco per
un'Europa federale, ed il documento della Commissione sulla
modernizzazione del metodo comunitario). Contemporaneamente si
procede alla promozione di dibattiti pubblici sul futuro dell’Europa
a partire da testi base, per sondare le opinioni dei cittadini in
proposito. In Italia il Ministero per le Politiche Comunitarie ha
appena attivato nel suo sito Internet un "Osservatorio
sulla Convenzione" per seguirne i lavori, e promuovere il
dibattito in sede nazionale . Gran parte di queste consultazioni e’
prevista per via telematica, sebbene l'uso e la diffusione di
Internet vari notevolmente a seconda delle diverse aree o fasce
sociali dell’Unione, come ha gia' dimostrato l’insuccesso dei
forum telematici per la Carta dei Diritti. La sentita necessita' di
dover coinvolgere in maniera piu' “pro-attiva” i cittadini si
riscontra tuttavia nel riferimento a non ben specificate azioni
della Convenzione di "interrogazione diretta della societa'
civile”.
La seconda fase dei lavori prevede un esame delle risposte
ottenute dai cittadini ed un confronto con le proposte esaminate.
Durante tutto questo periodo il Presidente della Convenzione
informera’ regolarmente il Consiglio sul procedere dei lavori,
raccogliendo le sue opinioni. La terza fase consistera' nella
redazione di un testo finale, sotto forma di una raccomandazione o
-nel caso non si raggiungesse un consenso- di diverse opzioni, da
presentare al Consiglio come base per i lavori della conferenza
intergovernativa prevista per il 2004 che dovrebbe riformare i
trattati.
Il tempo accordato dalla Dichiarazione di Laeken alla Convenzione
per terminare i lavori e' di un anno, ma come in ogni lavoro di
ristrutturazione, si sa quando si inizia ma non quando si finisce.
Vi sono diverse pressioni per concludere entro il termine previsto,
date in particolare dal desiderio del governo Italiano di ospitare
la prestigiosa Conferenza Intergovernativa sulla revisione dei
trattati durante la propria Presidenza (nel II° semestre del 2003),
nonche' dal fatto che eventuali riforme dovrebbero essere
predisposte in tempo per le elezioni europee del 2004. Ma il
Presidente della Convenzione ha gia' fatto sapere che non ha
intenzione di sacrificare la qualita' dei lavori al fattore tempo.
Quali i principali temi discussi?
Il primo tipo di lavori affrontati dalla Convenzione riguarda,
per restare in metafora, il rafforzamento delle fondamenta della
costruzione europea, e si interroga su quale siano i suoi valori, la
sua ragion d'essere ed il suo ruolo per il futuro. I cittadini
europei hanno oggi sentimenti contrastanti nei confronti
dell'Unione: a volte si lamentano che sia poco presente in temi come
la politica estera o di sicurezza alimentare, mentre altre volte la
percepiscono come oppressiva forza omologatrice che minaccia le
identita' locali o nazionali, o come un apparato burocratico
farraginoso e lontano. Si pone quindi il problema da un lato di
ribadire come l’Europa voglia rappresentare uno spazio pacificato
ed unificato di libero scambio ma anche di solidarieta' tra regioni
e tutela delle minoranze linguistiche e culturali.
"Dobbiamo far si che i governanti ed i cittadini sviluppino una
"affectio societatis" europea, forte ed accettata,
mantenendo nel contempo il naturale attaccamento alla loro identita'
nazionale" ha detto il Presidente D'Estaing, lanciando un
"appello all'entusiasmo" come incoraggiamento a sognare
dell'Europa del futuro senza "accontentarsi della costruzione
di una struttura complicata, opaca, riservata ai soli iniziati
dell'economia e della finanza”. Tra gli interrogativi sollevati
dalla Dichiarazione a questo proposito: "Come avvicinare i
cittadini -in primo luogo i giovani- al progetto europeo e alle
istituzioni europee? Come strutturare la vita politica e lo spazio
politico europeo in un'Unione allargata? Come trasformare l'Unione
in un fattore di stabilita' e in un punto di riferimento in un mondo
nuovo, multipolare?".
Il secondo tipo sono lavori di ristrutturazione interna, e
cercano da un lato di definire meglio la ripartizione di competenze
tra Unione e Stati Membri, in accordo coi principi di sussidiarieta'
e proporzionalità' (che richiedono di agire al livello appropriato
e con i mezzi adeguati per ottenere i propri obiettivi); dall'altro
lato, di semplificare e perfezionare gli strumenti di azione delle
istituzioni dell'Unione, proliferati con le successive modificazioni
dei trattati e inadeguati davanti al prossimo allargamento.
Moltissime le questioni da risolvere, tra esse: "Come
migliorare l'efficienza del processo decisionale ed il funzionamento
delle istituzioni in un'unione allargata? Bisogna estendere gli
ambiti in cui le decisioni per essere adottate richiedono solo una
maggioranza qualificata, invece che l'unanimita' del Consiglio?
Hanno ancora ragione di esistere eccezioni e deroghe accordate in
passato a taluni stati membri? Come rafforzare l'autorita',
l'efficienza e l'equilibrio di Commissione, Consiglio, Parlamento?
Bisogna rivedere le modalita' di elezione dei membri del Parlamento
e del Presidente della Commissione? Come semplificare la procedura
di co-decisione tra Consiglio e Parlamento? In che modo rendere piu'
trasparenti i lavori delle istituzioni europee? Come prevedere una
maggiore partecipazione ad essi dei parlamenti nazionali? Quale
ruolo per le regioni europee? "
Il terzo tipo si riferisce a lavori di facciata, che
riguardano le discussioni su quale ruolo dare all'UE nella scena
internazionale e come fare in modo che parli con una sola voce. I
quesiti posti saranno di questo genere: "Come definire meglio
una politica estera comune e una politica di difesa piu coerente?
Come valorizzare ed incentivare il primato europeo nella cultura e
nella ricerca? Come precisare i rapporti tra l'Alto Rappresentante
ed il Commissario per la Politica Estera? Come strutturare meglio
l'azione comune in campi quali lotta contro terrorismo e criminalita’
transnazionale?”
Semplificazione dei Trattati: verso una Costituzione Europea?
Al momento l’Europa conta 4 Trattati nei quali sono sparsi i suoi
obiettivi, competenze e strumenti politici: essi richiedono dunque
di essere non solo rivisti, ma anche semplificati. L'idea che sembra
prevalere e' quella di riunire in un Trattato di base che includa la
Carta dei diritti fondamentali un testo fondamentale con le
disposizioni essenziali, rimandando ad un altro testo piu'
dettagliato per le disposizioni specifiche. Questo trattato di base,
costituira' la nuova Costituzione Europea? Il quesito ha creato
qualche polemica per il timore che esso incute nei sostenitori
dell'approccio intergovernativo al processo di integrazione, ed in
particolar modo ai britannici (come noto, il Regno Unito non ha una
Costituzione scritta ma una Carta dei Diritti, o Bill of Rights):
per questo il Presidente della Convenzione ha preferito parlare nel
suo discorso inaugurale di lavori preparatori per un "trattato
costituzionale per l'Europa".
Di certo ci troviamo davanti ad una svolta epocale nella storia
della Comunita' Europea, che rappresenta un passo fondamentale nel
rafforzamento della sua dimensione politica e democratica, e la
rende qualcosa di inequivocabilmente diverso rispetto alle
organizzazioni internazionali prese a modello dall’approccio
intergovernativo. Come ha detto il Presidente della Commissione
Romano Prodi nel salutare l'inizio dei lavori della Convenzione:
"L'Europa non e' un'alleanza. Essa e' la casa comune dei
cittadini europei". Ma quando ancora non e’ chiara quale sara’
la destinazione finale dei diversi ambienti, e’ auspicabile non
vincolare il progetto a schemi troppo dettagliati e omologanti;
meglio lasciargli invece quel carattere di flessibilita’ e respiro
che permetta ai futuri coinquilini di apportarvi via via gli
adattamenti e modifiche che ritengono piu consoni alle proprie
esigenze di vita.
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