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Cultura classica e new economy


Valentina Furlanetto



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“La filosofia non ha mai dato da mangiare a nessuno”. Aveva ragione la mamma? Forse no. Forse la filosofia, ma anche la letteratura, le lingue, la storia dell’arte, non danno da mangiare, ma sono buoni punti di partenza, basi solide del pensiero per crearsi una “professione”. Magari proprio nelle nuove tecnologie. Perché con l’avvento di Internet si sono aperte molte opportunità non solo per chi ha un background tecnologico ma anche (e in alcuni settori soprattutto) per chi ha alle spalle una formazione umanistica.

Al contrario di quel che si crede comunemente, le nuove tecnologie non “arruolano” infatti solo programmatori, grafici e htmllisti. E non sono solo i "tecnici" a trovare aperta la strada del successo. Anzi, chi ha una preparazione meno specifica e più virata verso le discipline umanistiche sembra partire per certi versi avvantaggiato. Un esempio?  Il giovane imprenditore Riccardo Donadon, che dopo il liceo classico e qualche esame a Psicologia ha abbandonato tutto per creare E-Tree www.e-tree.it ), società che si occupa di creare siti Internet per aziende e banche. “Navigo – dice Donadon - da quando è nata la Rete. Ma, al di là di questo, non posso dire né di saper programmare, né di essere un esperto di tecnologia. Semplicemente ero convinto che questo sarebbe stato il futuro”.

Nella Rete c’è posto anche e soprattutto per la comunicazione. "Una cosa che chi ha un passato umanistico dovrebbe saper fare meglio di altri", spiega Riccardo Staglianò, giornalista a Repubblica.it , scrittore (“Bill Gates, una biografia non autorizzata”, Feltrinelli), co-fondatore di Caffè Europa e docente di nuovi media alla Facoltà di Lettere dell'Università Roma 3: “La Rete, molto più che una rivoluzione tecnologica, è una straordinaria rivoluzione della comunicazione e sono i suoi ‘contenuti’ - non gli effetti speciali informatici - che decideranno sempre più il suo successo. Per produrre contenuti bisogna avere competenze editoriali. Tutti quelli che venderanno in Rete dovranno diventare un po' editori, informando il potenziale consumatore per meglio proporgli la propria merce”. Servono dunque persone che sappianno organizzare in maniera compiuta il pensiero in forma scritta: “E’ più facile – continua Staglianò - imparare a programmare pagine web con l'html che improvvisarsi scrittore. Beati gli umanisti, insomma, perché loro è il mercato del lavoro”.

Ne sono convinti anche a Yahoo Italia , sezione nostrana del portale internazionale, dove si prodigano a spiegare che il direttore generale, Alessandro Pegoraro, è laureato in Filosofia, che il senior programmer, Paolo Andreotti, possiede una laurea in Lingue, e Rossella Migliavacca, direttore delle relazioni esterne in Lettere. “Ho seguito studi filosofici – spiega Pegoraro, 46 anni – dopo aver tentato, senza successo, di dedicarmi alla Giurisprudenza, che non faceva per me. Mi ero lasciato convincere da altri a seguire quel percorso, che poi ho abbandonato con sollievo. In seguito ho fatto il professore di francese, e una lunga gavetta nel settore editoriale di una casa editrice americana che mi ha dato fiducia. Gli studi filosofici mi hanno senz’altro aiutato a sviluppare una notevole flessibilità mentale, che si è rivelata molto utile quando ho cominciato a lavorare con Internet. Filosofia per me è stata una vera ‘palestra’ concettuale per la mente”. Rossella Migliavacca, sempre di Yahoo, Italia conferma la validità degli studi umanistici ai fini del lavoro nell'universo della Rete, soprattutto se integrati in seguito da specializzazioni tecniche, e aggiunge: “Nei colloqui di assunzione le persone che hanno un ‘background’ umanistico si riconoscono per apertura mentale”.


Non ha seguito studi umanistici Gianluca Dettori, presidente di Vitaminic , il più importante sito europeo di musica da ascoltare e scaricare. Dettori ha studiato allo scientifico e poi alla Facoltà di Economia e Commercio, ma ammette di avere una passione per la Filosofia, “che al momento di scegliere il corso di studi universitari sarebbe stata la mia prima scelta, se non fossi un pragmatico assoluto e non avessi avuto paura di non riuscire poi a concretizzare nulla con quel tipo di preparazione alle spalle”. Eppure tutto il settore editoriale del sito è curato da “umanisti” riconvertiti alla musica in Rete, a partire dal direttore editoriale, il tedesco David Hudson, che proviene da studi di sociologia e cinematografia. “Ma soprattutto – spiega Dettori – per le nuove figure professionali non si può più ragionare secondo schemi classici. I percorsi sono i più diversi. Ad esempio il responsabile editoriale di Vitaminic Uk, il sito inglese, nasce come Dj. Poi, sul campo, da autodidatta, ha imparato a dominare Internet e è arrivato dove ora è”.


Convinto che non esistano percorsi unici è anche Ugo Bressonetto, direttore responsabile di Excite Italia , versione italiana del motore di ricerca Usa: “Ho fatto il liceo classico e poi Scienze Politiche. Sicuramente la curiosità è vicina alla cultura umanistica. I percorsi personali, paralleli magari allo studio accademico, sono però altrettanto importanti a formare una persona di quanto non lo siano stati gli studi universitari o il liceo. Con Internet, le categorie rigide e le definizioni perdono significato. Le scuole vere sono spesso le persone che si incontrano, gli amici, le aziende che si formano. Certo, con noi abbiamo un archeologo riconvertito al Web e un biologo. E sono convinto che sono diventati le persone che sono, cioé persone complete, anche perché hanno alle spalle questo tipo di studi”.

Alessandro Rossi, laureato in Lingue e curatore dell’Agenda del Giornalista su Internet, è convinto che la Rete, dove domina la comunicazione, sia un mezzo naturalmente vicino agli “umanisti”: “Internet è un mezzo non un fine. Chi ha un percorso umanistico alle spalle ha l’elasticità mentale, la fantasia, la flessibilità che si richiedono per percorrere le vie del Web.  Il vero problema semmai è che esiste, attualmente, un vuoto accademico: l'’università italiana non si occupa infatti di fornire corsi di informatica per umanisti.  Questo non aiuta i molti ragazzi che ancora scelgono facoltà umanistiche a utilizzare Internet come uno strumento, a capire che sono loro a dover dominare la Rete, e non delegare il compito ai tecnici”.


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