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Urne semivuote: disinformazione o boicottaggio?

I rappresentanti delle associazioni studentesche con Stefania Divertito



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Gli aspiranti consiglieri lo hanno definito "l'organo di rappresentanza studentesca più importante". Ma gli studenti nei corridoi semivuoti delle varie facoltà d'Italia non ne sapevano niente. E così il Cnsu - il Consiglio nazionale degli studenti universitari - è rimasto per molti una sigla misteriosa. Nonostante i candidati a farne parte ne abbiano sostenuto per circa un mese l'importanza strategica e nonostante il ministro dell’Università e della Ricerca, Ortensio Zecchino, abbia fatto pubblicare dai quotidiani nazionali numerosi appelli al voto. Saranno stati pure complici i primi esami della sessione estiva, comunque il 10 e 11 maggio il novanta per cento degli studenti è rimasto a casa. O in biblioteca a studiare. Oppure in vacanza. Insomma, dappertutto tranne che a votare.

Secondo i rappresentanti eletti, durante la campagna elettorale la disinformazione ha regnato sovrana. Ma c'è chi va oltre questa analisi e parla addirittura di boicottaggio. Gianluca Carrabs, ad esempio, neo eletto per l'ateneo di Urbino, distretto nord est, non ha dubbi: "I partiti sono stati gli artefici di una vera e propria campagna di disinformazione. A loro è convenuto che gli studenti non sapessero nulla e che disertassero le urne. Così da far eleggere i soliti iscritti. Non formulo accuse specifiche, ma sono sicuro di questa mia teoria. Nelle università italiane recentemente c'è stato un ritorno al Medioevo: e i partiti hanno tratto vantaggio dall'ignoranza degli studenti".

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Carrabs si è candidato come indipendente nelle liste dell'Unione degli Universitari. Però, prima ancora che i dati della sua vittoria fossero ufficializzati, aveva già cambiato schieramento. Ora è in tutto e per tutto un membro della Confederazione degli Studenti, una lista presente nelle università del distretto meridionale, con a capo Francesco Emilio Borrelli. "Un ribaltone il mio?" si difende Carrabs, "no di certo. Io non appartengo a nessuno schieramento partitico: sono indipendente. Solo che a elezioni avvenute mi sono ritrovato nel progetto pragmatico di Borrelli e ho deciso di aderire al suo schieramento".

Con circa ventimila voti, invece, ha ottenuto un modesto risultato l’Unione degli Universitari, nata sei anni fa. Francesco Sinopoli, che ne è il presidente nazionale, spiega le ragioni del distacco dalle urne parlando di "disinformazione" e di "astensionismo". E identificando le motivazioni come istituzionali: "c'è stata la crisi di governo e il Ministero per un mese circa non ha funzionato. Quando si telefonava non c'era nessuno in grado di rilasciare informazioni. Comunque le istituzioni si sono rivelate incompetenti nel gestire i rapporti con gli studenti. E poi gli stessi atenei non si sono impegnati. Neppure i rettorati non hanno capito l'importanza strategica del Cnsu".

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Salta il fosso e invita all'astensionismo Nicola Fratoianni, dei Giovani comunisti: "Avevamo chiesto al ministro Zecchino di rinviare la data delle elezioni. Avremmo voluto che si svolgessero a novembre, quando tradizionalmente le facoltà sono frequentate, soprattutto in vista del rinnovo dei consigli studenteschi in alcuni grandi atenei, come la Sapienza di Roma. Invece non c'è stato alcun margine di trattativa e quindi ci è sembrato naturale invitare gli studenti a non votare. Tuttavia non ci aspettavamo una percentuale così rilevante di astensioni: il novanta per cento degli studenti non ha votato. Secondo me questo dato riflette la generale disaffezione alla politica da parte di tutti gli italiani. Gli studenti, così come il resto della popolazione, sono stanchi".

Ma alla fine che cosa avete ottenuto? Le elezioni ci sono state e ora voi Giovani comunisti non avete rappresentati nel Cnsu... "Noi abbiamo solide radici negli organi di rappresentanza di base all'interno delle singole facoltà. Miriamo a essere presenti là dove c'è un rapporto più diretto con gli studenti".

Spostare la data delle elezioni era la soluzione suggerita anche da Massimo Romeo, dirigente nazionale di Azione universitaria, l'associazione studentesca che fa capo ad Alleanza Nazionale: "Ci sono state le elezioni regionali prima, i ponti festivi post-pasquali poi. La diretta conseguenza è stata una campagna elettorale ristretta a soli tre giorni. Davvero pochi per coinvolgere gli studenti. Tutte le associazioni avevano prodotto una richiesta formale: rinviare la data. Ma il Ministero ha risposto picche. I partiti? Hanno le loro colpe. Ci sono dirigenti che hanno interesse a soffocare ogni volontà di autonomia da parte dei giovani e questo accade in ogni schieramento. Se alle elezioni avessero partecipato tutti gli studenti in massa, i candidati eletti con migliaia di voti sarebbero risultati troppo importanti".

Pierluigi Biondi, neo eletto nelle file di Azione universitaria, muove un'accusa precisa: "Il Ministero non ci ha certo aiutati. Quindi, a conti fatti, la linea ministeriale ne esce battuta. Ma a questo aggiungo anche il disinteresse da parte degli organi di stampa, che nei giorni elettorali non ha dato spazio all'avvenimento".

Diversa, invece, l'opinione di chi ha vinto. Antonio Paganoni, studente dell'Università Cattolica di Milano, è il responsabile nazionale del Coordinamento liste per il diritto allo studio, di aria ciellina. Un insieme di quattro liste, ognuna per ogni distretto elettorale, che ha portato al raggruppamento il 33 per cento dei voti. "Disinformazione? Questa è la tipica giustificazione di chi ha perso. È da tempo che solo circa il dieci per cento degli studenti va al voto. È una percentuale bassa che testimonia una tendenza: i giovani si sono stancati di rappresentanti di partitito che si fanno vedere in facoltà solo durante le elezioni. Noi abbiamo vinto semplicemente perché avevamo idee concrete, progetti che rispondevano ai bisogni dell'elettorato".



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