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"Il lavoro atipico non e' di serie B"

Pietro Ichino con Ada Pagliarulo



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Una recente indagine condotta dalla IRES-CGIL sulla base dei dati forniti dall’INPS ha evidenziato che la gran parte di coloro che si sono dichiarati collaboratori coordinati e continuativi opera con un solo committente: si tratta quasi del novanta per cento. La stessa ricerca ci fa sapere però che poco meno della metà di questi lavoratori è composta da amministratori. Basterebbero questi due dati a far comprendere quanto sia articolato il mondo dei cosiddetti parasubordinati e quanto sia grande il rischio di offrire tutele e protezioni a chi non ne ha bisogno. E’ probabilmente questo il difetto piu’ evidente di un disegno di legge gia’ approvato dal Senato  che porta la firma di Carlo Smuraglia. All’interno di questa categoria si ritrovano infatti - a fianco degli amministratori di condomini e delle societa’ - gli operatori di call center, i pubblicisti, i grafici, gli interpreti, gli animatori di villaggi turistici, i pony express.

Pietro Ichino, ordinario di diritto del lavoro a Milano, sostiene da tempo la necessita’ di una redistribuzione delle tutele all’interno del mondo del lavoro e per questo si dice convinto che "un intervento legislativo fosse necessario e opportuno: per dare diritti a chi stava fuori dalla cittadella dei subordinati 'iperprotetti', in cui la stabilita’ degli 'insider' viene pagata attraverso la precarieta’ degli 'outsider'. Sarebbe stato utile pensare ad un nocciolo di tutele essenziali da estendere alle nuove categorie, senza ostacolare la mobilita’ di tutto il mercato del lavoro. Il primo errore che si è compiuto è stato quello di voler definire questi lavoratori senza considerare che i più bisognosi di tutele sono coloro che dipendono, in modo continuativo, da un solo committente. Sarebbe bastato dire questo, invece di creare norme che offriranno continuamente materia di contenziosi giudiziari".

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Quali sono le tutele essenziali? "Il diritto a un preavviso lungo nel caso in cui il datore di lavoro decida di non servirsi piu' del collaboratore, per esempio: invece nel disegno di legge si introduce un "diritto di preferenza" a favore del lavoratore che ha gia’ fornito la sua prestazione. Insomma, si tenta di dare una inamovibilità e una stabilità che in questo settore sono inopportune".

Altre garanzie necessarie? "Quelle relative alla maternita’, alla malattia, alla pensione, oltre alla tutela anti-discriminatoria. Naturalmente, bisognerebbe considerare una soglia massima di reddito oltre la quale le tutele non opereranno, anche se vi e’ una situazione di monocommittenza.".

Dietro il contratto di collaborazione coordinata e continuata si nasconde il subordinato camuffato: questa convinzione ha ispirato il legislatore nella messa a punto del disegno di legge in questione. Ma e’ la riorganizzazione del mondo produttivo in atto a richiedere una diversa articolazione dei rapporti tra azienda e lavoratore: le imprese tendono a strutturarsi esternalizzando servizi e competenze, affidando a societa’ che sono fuori dalla impresa-madre compiti specifici che un tempo venivano inglobati e sottoposti al diretto controllo gerarchico dei superiori. Le nuove tecnologie fanno il resto: il correttore di bozze di una casa editrice puo’ non aver mai visto i suoi committenti, puo’ lavorare da casa, con il suo computer e disporre liberamente del suo tempo.

"Tuttavia - dice il professor Ichino - se quella casa editrice e’ il suo solo datore di lavoro, si crea una dipendenza economica che espone il lavoratore al rischio di una perdita o menomazione del reddito. Va certamente protetto". Ma come? "Cio’ di cui ha bisogno è conoscere le opportunità di lavoro che offre il mercato. Il nuovo diritto del lavoro deve essere diritto all’informazione, alla formazione, alla riqualificazione professionale. In Italia, da questo punto di vista siamo all’anno zero".

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Pietro Ichino, che e’ stato a lungo responsabile del coordinamento servizi legali della Camera del Lavoro di Milano, e poi deputato del PCI, chiede da tempo ai sindacati e alla Sinistra di ripensare le strategie di tutela dei lavoratori: messa da parte l’ossessione di tenerli lontano dai pericoli del mercato, è necessario porre tutti i lavoratori in grado di competere nel mercato. Non condivide dunque l’idea ispiratrice delle organizzazioni sindacali speciali per i parasubordinati: pur considerando significativi i passi compiuti per misurarsi con le nuove realta’ del mercato del lavoro, Ichino ritiene che sia forte il rischio di relegare gli atipici in una categoria di lavoratori di serie B.

"Si va verso la creazione di grandi settori di lavoro (terziario, manifatturiero o industriale) in cui ci sara’ sempre piu’ osmosi tra la vecchia forma dell'impiego subordinato e quella - nuova - del lavoro coordinato e continuato ma autonomo. Il sindacato deve essere capace di rappresentare tutti i lavoratori del settore - parasubordinati o dipendenti che siano - e focalizzare l’attenzione sull’interscambio, i servizi di formazione, la mobilita’: si tratta di creare le condizioni per cui il lavoratore che ha perso il posto come subordinato possa avere l’occasione di riqualificarsi come coordinato e continuato in una azienda dello stesso settore. Non si puo’ pensare che esista da una parte il lavoratore dipendente (metalmeccanico, chimico, bancario) e dall’altra il lavoratore atipico".

Chi volesse saperne di più può trovare il contributo di Pietro Ichino  al convegno organizzato da Magistratura Democratica a Milano nel 1997 dal titolo "I destini del lavoro: autonomia e subordinazione nella nella società post-fordista".

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