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Non si gioca a scacchi con la storia


David Grossman, Rav Ovadia Yossef ed Elie Wiesel con Bibi David

 

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Il tema dell'Olocausto è assai difficile da affrontare, e ogni volta che viene toccato, si scatenano le polemiche. Il "revisionista" David Irving è arrivato a negare la responsabilità di Hitler, mentre lo storico marxista Eric Hobsbawm ha sostenuto che la Shoah è stata trasformata dagli israeliani in una sorta di mito volto a legittimare il loro Stato e le sue scelte politiche. Abbiamo interpellato, a proposito della tesi dello studioso inglese, alcuni autorevoli esponenti del mondo ebraico.

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DAVID GROSSMAN (scrittore israeliano) "Ritengo che la tesi espressa da Hobsbawm sia una vera e propria provocazione rivolta agli ebrei. E' pretestuoso e insensato credere che si possa fare della Shoah una bandiera, un mito volto a ottenere consensi sulle scelte politico-sociali d'Israele. Nessuno arriverebbe a un tale grado di cinismo! Sarebbe una totale mancanza di rispetto nei confronti di coloro che sono morti nei lager. In Israele è sempre presente e vivo il ricordo del genocidio nazista e la memoria di quegli orrori non può essere annebbiata dal tempo: ricordare è un atto di fedeltà alla storia del nostro popolo. Non vi è alcun tornaconto nel tenere a mente i danni della Shoah. Sarebbe più facile dimenticare, seppellire per sempre ogni traccia di quell'infernale schiavitù, soprattutto ora che possiamo vivere liberi nella nostra terra. Eppure, proprio ora, il coraggio di tornare a guardare a quel tempo, a quella diabolica malvagità che ci ha colpiti, è necessario per capire cosa siamo, per rafforzare la nostra identità profonda, uscita indenne da quell'oceano di morte"

RAV OVADIA YOSSEF (rabbino orientale d'Israele) "Mi meraviglio di come Eric Hobsbawm possa aver pronunciato una frase del genere. Le parole hanno un peso, e ciò che ha detto lo storico marxista è gravissimo, una vera e propria mistificazione verbale, astuta quanto priva di senso. Non vi è legame alcuno fra l'Olocausto e la politica israeliana. Lo Stato ebraico non è nato sui sei milioni di nostri correligionari trucidati nei lager, non è il risarcimento di un danno subìto, perchè la morte di donne, bambini e uomini non può aver prezzo. La Shoah è un dramma umano e divino, col quale le manovre dei politici e la situazione in Medio Oriente non hanno nulla a che vedere. E' certo in nome di altro che vogliamo vivere in pace nella nostra terra: Israele non è il frutto di atti politico-diplomatici o militari, ma della promessa di Abramo che nei millenni non è mai mutata. Cosa c'entra tutto ciò con la Shoah?"


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ELIE WIESEL (scrittore israeliano e Premio Nobel) "Parlare dell'Olocausto è difficile, perchè si tratta di un capitolo tragico e misterioso, che, al solo pensarci, incute angoscia e timore. Soprattutto chi è passato attraverso quella tragedia non può guardare con serenità alla Shoah. Detto questo, ritengo che sia folle ritenere che gli ebrei possano servirsi della Shoah per legittimare la loro politica o i loro confini. A servirsene, semmai, è chi vuole, con tesi deliranti, giocare a scacchi con la storia"



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