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Lo sfogo di una lettrice



From: "SAPAR (Cristina)" <saparagis@tin.it>
To: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Subject: Università
http://www.caffeeuropa.it/attualita/75lettere-universita.html
Date: Tue, 14 Mar 2000 13:27:07 +0100



Ho letto la lettera di Cristiana e sono perfettamente d'accordo con tutto quello che dice. Ho quasi 26 anni, mi sono laureata in Lingue a 24 e rappresento una eccezione. Sono fortunata perchè ho trovato dei professori, tutto sommato, degni di questo nome che mi hanno permesso di laurearmi in tempo. (nonostante il correlatore si fosse anche perso la mia tesi). Ma quello che racconta Cristiana, che sta vivendo lei, lo sto vivendo anch'io di riflesso.

Il mio ragazzo studia Ingegneria Edile e combatte quotidianamente con i professori che invece di fare le cosiddette "revisioni" ai progetti, non si presentano in facoltà (senza avvertire), facendo perdere tempo e pazienza agli studenti. Spesso ci si deve rivolgere agli assistenti che ti seguono, correggono i progetti e ti permettono di presentarti all'esame. Salvo poi trovarsi davanti il professore che ti smonta tutto il lavoro fatto costringendoti a ricominciare (e a saltare appelli e sessioni). Dopotutto come può uno studente indovinare le idee di un professore che spesso non c'è' Come evitare di lavorare a vuoto se chi ti dovrebbe correggere ti costringe ad appellarti ad altri?

Così ci si ritrova a 27 anni, senza più possibilità di effettuare il rinvio del servizio militare, costretti a partire per caserme lontane, ("ci dispiace, ma non ci è stato possibile assegnarla entro i 100 km" recita la cartolina che ti spedisce al nord), lontane dall'Università, dagli studi, dall'ABITUDINE allo studio a tempo pieno. E poi, una volta finito, bisogna riallacciare quei rapporti interrotti (che tanto faticosamente ci si era guadagnati), ricominciare da capo, passando spesso per gente che "se l'è presa comoda" perchè a 28 anni gli manca ancora 1 esame.

E' tollerabile questa situazione? E' possibile che sia sempre e solo colpa di questa gioventù "senza valori, senza voglia di lavorare, che sta bene a casa da mamma"?

Anche per me, come per Cristiana, questa lettera è più uno sfogo. Vi ringrazio per la possibilità di dire, finalmente, quello che ho dentro da tanto, tanto tempo.

Mariacristina Cesa

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