Un lettore ci scrive: le campus companies
From: "Luca Seravalli" <seravall@tcd.ie>
To: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Subject: Campus companies
Date: Tue, 7 Mar 2000 14:22:40 -0000
Luca Seravalli č laureato in fisica, e si trova in Irlanda per conseguire un Master.
presso il Trinity College di Dublino.
Questo ultimo quarto di secolo e' segnato dalla forte accelerazione dello sviluppo
scientifico e dal moltiplicarsi delle sue applicazioni nelle nuove tecnologie.
Molto velocemente si stanno formando nuovi mercati, nuovi spazi per la nascita di imprese
tecnologiche si aprono e in questo panorama crescita e sviluppo assumono andamenti
esponenziali. Un esempio contemporaneo e' l'Irlanda, paese che negli ultimi dieci anni ha
avuto un tasso di sviluppo elevato, tanto da meritare l'appellativo di 'tigre celtica', a
confronto con le 'tigri asiatiche'. Uno dei settori importanti in questa economia e'
sicuramente rappresentato dalla produzione ad elevato tasso tecnologico, piuttosto che
dalla industria o dall'agricoltura.
Un elemento fondamentale in questo ambito e' la valorizzazione delle risorse umane,
dell'insieme di conoscenze scientifiche e tecnologiche necessarie per lo sviluppo di nuovi
prodotti e nuovi servizi. In questo scenario, il ruolo dell'Universita' come sede della
ricerca scientifica diventa fondamentale nel creare educazione, formazione, conoscenza e
sviluppo. Spesso, pero', l'idea di uno sfruttamento commerciale di nuovi progetti non
viene collegato al ruolo che l'Universita' dovrebbe avere nella societa', almeno nella
visione di molte persone nel nostro paese. Gli unici contatti con il mercato da parte
delle facolta' italiane risiede in collaborazioni con industrie per progetti limitati. In
molti paesi europei, invece, le Universita' in questi ultimi anni hanno assunto un ruolo
guida nello sviluppo anche commerciale del proprio immenso patrimonio di conoscenze. Uno
dei modelli principali di questo importante ruolo sono le 'campus companies', sviluppatosi
all'inizio in Svezia e Inghilterra, ma che si sta estendendo in molte nazioni e in Irlanda
in particolare assume un rilievo particolare, considerando le caratteristiche di questa
nazione. Non a caso nel Settembre '96 si e' tenuta a Cork la prima Conferenza Europea
sulle Campus Companies, in coincidenza con la Presidenza irlandese dell'Unione Europea nel
secondo semestre 1996.
Quindi, cosa sono queste 'campus companies'' Normalmente sono piccole o medie imprese
spin-off (cioe' nate da un'istituzione gia' presente), fondate e dirette da professori o
ricercatori universitari con l'obiettivo di sfruttare commercialmente nuove idee o fornire
nuovi servizi ad alto contenuto di tecnologia. Esse hanno come base (anche fisicamente) il
campus universitario da cui provengono i fondatori e a tale universita' sono legate
tramite un 'cordone ombelicale' per i primi anni di esistenza. Il capitale fondamentale,
al di la' dei finanziamenti necessari, e' la cosiddetta IP (intellectual property),
letteralmente la proprieta' intellettuale, ossia il valore della propria mente. Su di essa
si basa la forza e la competitivita' dell'impresa, sulla innovazione portata da una nuova
idea e sul lavoro di personale altamente qualificato (probabilmente il piu' qualificato,
trattandosi di massimi esperti nel proprio campo scientifico, quali sono professori e
ricercatori universitari). Per fare un esempio storico, Hewlett-Packard, il gigante
informatico ed elettronico americano ha origine come piccola impresa nata nel campus di
Stanford, universita' californiana privata.

Il ruolo dell'Universita' e' di protezione, appoggio e supporto sotto molti punti di
vista. Vi e' un sostegno finanziario iniziale, ma gli investimenti non vengono tutti
dall'ateneo, anzi i fondatori sono stimolati a ricercare attivamente altri finanziatori,
privati e pubblici.
Piu' importante forse e' l'azione dell'Universita' nel fornire quella rete di rapporti
finanziari e commerciali necessari per muoversi nel mercato, dando anche una 'protezione'
alla neonata ditta con il proprio nome. L'Universita', tramite uffici creati per tale
scopo, si occupa anche di formare i responsabili dell'impresa, fornendo strumenti e
conoscenze per favorire la transizione dei professori a manager (aspetti legali,
ottenimento dei brevetti, studi di mercato).
In sintesi, l'Universita' da' alla piccola impresa la possibilita' di un periodo di
'incubazione' in un ambiente amico e protetto, permettendole di sviluppare le proprie
potenzialita', per compiere poi il grande salto verso il mondo esterno, cioe' il mercato
globale dei nostri tempi.
Tale struttura di supporto alle nuove imprese al Trinity College di Dublino (TCD) e' l'
'Innovation Center'. Esso e' stato fondato nel 1986 con il preciso obiettivo di sviluppare
e sfruttare il patrimonio di ricerca scientifica che il College possiede. Esso e' non solo
un ufficio di assistenza agli universitari che intendono trasformarsi in imprenditori, ma
fornisce gli spazi fisici e le strutture necessarie per la nascita nuove imprese. Dal
1986, 30 campus companies si sono formate presso il Trinity College, 4 laboratori
industriali sono nati come collaborazioni con industrie gia' esistenti (Hitachi e ELAN le
piu' significative) e gli introiti per l'Universita' provenienti da queste attivita' sono
di 11 milioni di sterline irlandesi (circa 27 miliardi di lire) all'anno. I progetti degli
ultimi due anni, oltre alla formazione di nuove campus companies, riguardano il
coinvolgimento del College in una ricerca nazionale sulla lotta alla droga e la creazione
di un centro irlandese per supercalcolo in collaborazione con la Queen's University di
Belfast.
Alcuni esempi delle campus companies basate in TCD sono Iona Software, fondata nel 1991,
attiva nel campo dei prodotti informatici, che offre lavoro a 200 persone, e' quotata al
NASDAQ e collabora da pari con Sun Microsistem, che ha comprato parte delle azioni;
Nutriscan, che fornisce i servizi di esperti di nutrizione; Magnetic Solutions, produttori
di materiali magnetici che esporta in Olanda, Francia, USA, Taiwan e Brasile; Identigen,
che applica ricerca genetica al controllo del cibo.
Eoin O'Neill, il direttore dell' 'Innovation Center', ci dice che il fatto di essere
basate all'interno dell'universita' permette alle campus companies di farne parte
integrante, mantenendo un rapporto stretto con essa. Hanno solide radici in nuove
conoscenze scientifiche e il loro capitale e' principalmente intellettuale.
La storia delle campus companies al TCD ha diciotto anni: nel 1981 il Professor Kingston
si presento' all'Universita' con l'idea di formare una nuova impresa, nel ramo della
geologia e chiese l'appoggio del College. L'idea nasceva anche dal bisogno di trovare
lavoro all'interno dell'ateneo per i giovani laureati irlandesi, i quali trovavano spazi
solo in strutture private. Questo rispondeva anche a un'idea della funzione dell'
Universita' come educazione, ricerca e trasferimento della conoscenza nella societa',
cioe' un bisogno di visibilita' e riconoscimento per l'Istituzione nella vita sociale del
paese. All'inizio c'erano pochi soldi, pochi spazi, pochi modelli da seguire, ma grazie al
lavoro di quegli anni, ora l'Innovation Center e' una struttura efficiente e di successo,
che ha contribuito a creare 20 campus companies e 200 occupati nel 1991 e 30 con 300
occupati nel 1997. In tutta l'Irlanda vi sono ben 150 imprese simili con oltre mille posti
di lavoro.
In effetti un tentativo di creare una simile organizzazione ci fu qualche anno prima, ma
ebbe vita breve. O'Neill sostiene che si e' trattato di un problema di tempi, questo e'
dimostrato dal fatto che l'esperimento seguente ha avuto grande successo, come descritto
finora. Dunque, quale e' il segreto del successo o meno di tali tentativi, per quali
motivi una campus company riesce a farsi spazio nel mercato globale' Secondo O'Neill, e'
fondamentale il desiderio di successo e la disponibilita' a grossi sacrifici iniziali da
parte dei fondatori. Accompagnato a questo elemento fondamentale, e' necessario anche
avere un gruppo con competenza complementari, nel quale regni, oltre ad una spinta verso
il successo, una forte fiducia e una disponibilita' ad attendere i guadagni. Molto
importante, pero', e' anche l'atmosfera di interesse, entusiasmo e appoggio che si deve
creare all'interno di tutta l'Universita', in modo di rendere la neonata impresa parte
importante dell'ateneo e non un' entita' isolata.
I vantaggi specifici di una campus company si possono trovare nei legami che essa mantiene
con l'Universita', in quanto si serve del suo nome per avere visibilita' all'esterno e,
oltre a cio', gli accademici coinvolti, avendo un lavoro nel campus, non dipendono dalle
sorti dell'impresa per il proprio sostentamento economico. Questo discorso e' valido anche
nel caso di una impresa di servizi, anche se, non avendo prodotti innovativi ad alta
tecnologia, risulta piu' difficile entrare in un mercato gia' esistente e c'e' anche il
rischio di essere copiati, in quanto una piccola campus company non ha spesso la forza
legale per farsi valere in controversie sulla IP. D'altra parte un nuovo prodotto e' piu'
rischioso, in quanto necessita di un'attenta analisi commerciale e finanziaria, in quanto
il mercato non esiste ancora; per lo stesso motivo il ritorno puo' essere molto elevato e
potenzialmente maggiore che nel caso di mercati gia' esistenti e meno innovativi.
Gli svantaggi che una campus company ha nascono ovviamente dalla scarsita' dei capitali
finanziari disponibili, dato che, come gia' detto, il patrimonio principale di una impresa
simile risiede nella IP. La necessaria ricerca di risorse finanziarie va indirizzata in
molte direzioni, sia verso enti pubblici, sia verso investimenti privati, per non
rischiare di dipendere troppo dagli uni (che possono ridursi improvvisamente) o dagli
altri (che hanno interesse ad assumere maggior potere possibile nell'impresa).
Anche la transizione da professore o ricercatore in un ambiente universitario a
businessman e successivamente a manager tecnologico e' difficile da realizzare e l'
'Innovation Center' pone grande attenzione a questo aspetto, sostenendo le relazioni
industriali-commerciali e creando occasioni per la formazione di base manageriale dei
futuri leader dell'impresa. Non bisogna trascurare, poi, che una campus company nasce, per
sue stesse caratteristiche, come un'impresa molto specializzata, focalizzata su settore
molto piccolo e puo' risentire molto delle variazioni dei gusti e della domanda per certi
prodotti specifici. Per questo motivo O'Neill sottolinea l'importanza dell'analisi di
mercato che deve essere fatta dai fondatori dell'impresa, non da altri, per acquisire
tutta la conoscenza necessaria per potersi muovere con relativa sicurezza all'interno del
mercato stesso.
Quindi i rischi che puo' correre una giovane impresa nei primi passi della sua vita si
possono riassumere in: mancanza di una strategia di sviluppo, eccessiva dipendenza da
finanziamenti pubblici, rischio di perdere potere nei confronti di partner privati, errori
nel valutare le potenzialita' del mercato, fede totale nella tecnologia come fattore di
successo, trascurando altri elementi.
O'Neill aggiunge che, valutando dalla sua esperienza, e' necessario che si crei un
ambiente particolare, un 'humus' nell' Universita' affinche' le campus companies possano
nascere e crescere. In questa ottica una Universita' ricca non e' un elemento positivo,
perche' non si crea la spinta per le persone per guadagnare di piu', ma anche la mancanza
grave di risorse non aiuta, in quanto in questa situazione spesso i professori e i
ricercatori stabiliscono rapporti professionali con industrie private e non apprezzano il
coinvolgimento dell' Universita' in queste collaborazioni. Oltre a cio', anche le
industrie non amano lo sviluppo delle potenzialita' commerciali di un ateneo, in quanto,
sottolinea O'Neill, esse sottopagano in ogni caso il patrimonio intellettuale che
acquisiscono dai singoli professori, essendo in una posizione di maggior forza
contrattuale.
Dal punto di vista geografico, in Europa le campus companies sono apparse per la prima
volta in Svezia, Inghilterra, Olanda, diffondendosi poi ad altre realta' europee.
E in Italia' Il professor O'Neill non conosce nessuna esperienza del genere nelle
Universita' italiane; al momento sta lavorando con l' Universita' di Siena su un progetto
di collaborazione con il Trinity College nel settore chimico, con l'obiettivo di ottenere
un brevetto congiunto, ma questo e' il primo rapporto professionale significativo che ha
con istituzioni italiane.
Nel corso del mese di aprile 1999 ha preso il via il progetto 'La Ricerca crea Impresa'
promosso dalla Societą per l'Imprenditorialitą Giovanile (IG S.p.A.) e dall'INFM (Unita'
di base di Bari), finalizzato a promuovere e sostenere la creazione di nuove imprese high
tech nelle regioni del Mezzogiorno (http://www.ba.infn.it/infm/spinoff/spinoff1.html).
Questo progetto rientra in una politica seguita dall' INFM fin dal 1997 per il sostegno
alle imprese spinoff in ogni campo high-tech coperto dall' INFM. Fino ad oggi le attivita'
avviate sono otto, ma bisogna sottolineare che questo e' l'unico progetto del genere
operante in Italia.
A parte questo tentativo, il rapporto delle Universita' e degli enti scientifici italiani
con il mondo del mercato tecnologico segue vecchi modelli, quali sporadiche collaborazioni
con grandi industrie e scarso appoggio a chi tenta una via imprenditoriale nuova. Un
articolo apparso su 'Impresa & Stato' (Rivista della Camera di Commercio di Milano)
n.43 del Marzo 1998 (http://impresa-stato.mi.camcom.it/im_43/chiesa.htm) riporta una
indagine svolta su 23 imprese spin-off italiane, ricerca compiuta congiuntamente da Scuola
Superiore Sant'Anna di Pisa e Politecnico di Milano. Nell'analisi dei risultati gli autori
affermano: 'Emerge che l'ente di ricerca non svolge nella gran parte dei casi un ruolo di
sostegno in termini istituzionali. Quindi, nonostante il crescente interesse da parte
delle istituzioni al trasferimento tecnologico e ad azioni in favore dello sfruttamento
delle conoscenze tecnologiche in chiave di generazione di nuove imprese, non si osservano,
al di lą di rari casi, forme istituzionalizzate di sostegno a tali iniziative. Non viene
neppure quindi svolto da parte delle istituzioni un ruolo nel processo di selezione delle
nuove iniziative imprenditoriali.'
Appare dunque che uno spazio potenziale per tali imprese spinoff ci sia in Italia, ma che
l'istituzione di ricerca fatichi a rendersene conto e non colga le immense opportunita' di
promozione e di profitto dell'istituzione stessa. Usando le stesse parole di Eoin O'Neill:
'Alla fine del processo, sicuramente il maggior beneficiario del rapporto college-campus
company e' l'Universita' stessa'.
Luca Seravalli
Department of Physics
Trinity College
Dublin 2
Ireland
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