Questo articolo è apparso su la
Repubblica (www.repubblica.it) del 13 gennaio
Sin dai tempi di "Telecinco", "Telefunf" e "La Cinq",
Silvio Berlusconi ha sempre creduto nellEuropa. Poi ha conosciuto Khol, Chirac e
Aznar e ci ha creduto ancora di più. Nellultimo ventennio è diventato con i suoi
11525 miliardi litaliano più ricco del Vecchio Continente. Ed è risultato con le
sue 2995286 preferenze alle ultime elezioni il parlamentare europeo più votato.
Purtroppo, al Cavaliere lEuropa non piace più. Colpa della par condicio. Già
perché ogni volta che lui contesta la legge che vieterà al Cavaliere di fare gli spot
del suo partito sulle sue televisioni, qualcuno gli obietta: ma in Europa fanno tutti
così.
Berlusconi ha chiesto notizie, ha letto dossier ha spulciato leggi. E alla fine ha
dovuto ammettere che è vero: il resto dellEuropa ha regole ferree sugli spot
politici. Eppure non si è arreso. Sono loro che sbagliano, ha detto, non noi. Quelle
leggi "sono uno degli aspetti dellarretratezza dellEuropa nella cultura
delle comunicazioni".
Dunque lunico moderno è lui, e non solo a Roma, non solo in Italia, ma
nellintero continente. Il Cavaliere ci perdonerà, ma la sua singolarissima tesi ci
ricorda la candida sorpresa di quellautomobilista che accende lautoradio e
sente un annuncio: "Attenzione, attenzione: cè un folle in autostrada che va
contromano a tutta velocità". E lui: "Uno solo? Ma qui ce ne sono migliaia che
vanno contromano!"