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Solo negli Usa si vince con la pubblicità tv


Tommaso Debenedetti

 

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Se in Italia il dibattito sulle norme che regolano gli spot prima e durante i periodi elettorali è accesissimo, in altri Paesi europei e negli Stati Uniti la legge sulla par condicio è da tempo una realtà.

Negli USA, tra breve, si svolgerà la sfida più attesa, quella per eleggere il successore di Bill Clinton. "L'efficacia della campagna elettorale dipenderà in buona parte - spiega Fred Johnson del settore news della CBS, uno dei maggiori network statunitensi - dalla riuscita degli spot. Proprio a colpi di spot si svolge infatti la più dura battaglia fra i candidati: dalla fantasia e dalla forza di uno slogan, dall'efficacia di un'inquadratura, può dipendere lo spostamento di molti voti da un contendente all'altro. Negli Stati Uniti le reti nazionali come quelle locali possono infatti trasmettere spot prima del voto, e il budget da destinare alla pubblicità è, per ogni forza politica, un capitolo essenziale. " "Da noi- sintetizza George Winn del 'Boston Globe'- chi desidera vendere bene la propria immagine politica deve poter pagare un prezzo adeguato alla visibilità che intende conquistare".

Tutto il contrario accade invece in SPAGNA e in PORTOGALLO. In entrambi i Paesi iberici gli spot a pagamento sulle reti tv sono categoricamente vietati, e alle forze politiche è concesso uno spazio, solo all'interno di appositi dibattiti, proporzionale al consenso ottenuto nella precedente tornata elettorale.

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Poco dissimile è la situazione in GERMANIA. Carlotta Tagliarini, responsabile per l'Italia del settore informazione della Zdf, la seconda rete nazionale tedesca, ci dice: "Noi abbiamo leggi rigidissime che riguardano la materia e il contenuto degli spot politici: si tratta di messaggi pubblicitari di durata standard, che vengono diffusi gratuitamente, così da non consentire alle forze più ricche di avere maggiori spazi. E il tempo a disposizione di ciascun partito dipende dai risultati delle elezioni precedenti, in particolare di quelle legislative".

In GRAN BRETAGNA la pubblicità elettorale è sempre permessa, ma anche lì i tempi concessi sono basati sulla rappresentanza che ogni forza politica ha in Parlamento. Il ruolo essenziale nell'informazione politica è svolto dall'autorevole Bbc, anche se - ammette John Thompson, del settore news della tv pubblica - anche le reti private, Itv e Channel 4 in particolare, sono assai ambite dai partiti che vogliono conquistare consensi. "Però da noi nessun canale privato trasmetterebbe messaggi come quelli recenti di Berlusconi sulle reti Mediaset: un politico che facesse gli auguri di fine anno ai suoi potenziali elettori non otterrebbe consensi, ma farebbe arrabbiare (o sorridere) i telespettatori!"

In FRANCIA le norme sulla pubblicità elettorale sono drastiche: tutti gli spot di carattere politico sono banditi, e i brevi spazi riservati alla propaganda in occasione delle elezioni sono controllati severamente. Jean-Claude Costille, di Tf1 (il canale privato che è in testa agli indici d'ascolto oltralpe) afferma: "Da noi non solo sono vietati gli spot, ma addirittura la distribuzione di volantini elettorali, e durissime sono pure le norme sull'affissione dei manifesti. Così, gli uomini politici sono costretti a farsi conoscere non attraverso i messaggi pubblicitari, ma attraverso l'efficacia dei loro discorsi e delle loro idee. Insomma - conclude sorridendo il giornalista francese - gli auguri natalizi dei leader, come pure i quotidiani servizi sulla polemica del giorno in tutti i TG, non sono neppure ipotizzabili".


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