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Il cammino della libertà, una lezione per l’Italia

Franco Tatò

 


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Pubblichiamo la prefazione del presidente dell'associazione "Società Libera" che apre il catalogo della mostra "Il Cammino della Libertà", nella quale sono illustrate le diverse tappe percorse dal pensiero liberale, dal giusnaturalismo alla scuola austriaca passando per le rivoluzioni inglese, americana e francese. La mostra resterà esposta alla Sala Viscontea del Castello Sforzesco di Milano fino al 21 novembre.

"Il Cammino della Libertà" non è una mostra storica, come potrebbe pensare chi vede scolasticamente l’età liberale come una fase specifica, definita della storia moderna.

Il liberalismo è un metodo, che certamente si è modificato ed arricchito nel tempo, ma che mantiene fisso il proprio obiettivo di fondo: rafforzare la libertà in una società di cittadini che hanno uguali diritti e uguali doveri.

Diceva già Stuart Mill nelle sue "Considerazioni sul governo rappresentativo": "La libertà produce un effetto tonificante sul carattere quando l’individuo come cittadino possiede in maniera paritaria il godimento completo dei diritti".

La mostra "Il Cammino della Libertà" propone al pubblico ed in particolare ai giovani lo sviluppo del pensiero e dell’esperienza liberale dalle sue origini. Uno sviluppo che nel nostro paese è avvenuto con ritardo, rispetto al mondo anglosassone, per ragioni storiche e culturali.

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Ricordiamole queste ragioni: la frantumazione politica perdurata oltre la metà del secolo scorso, il faticoso processo di unificazione imposto più che guidato dalla monarchia sabauda, la scarsa consistenza della borghesia industriale e commerciale, diffusa soltanto in alcune zone del nord e del centro del paese, la prevalenza delle corporazioni e delle burocrazie rispetto al libero mercato.

Si può avere un’idea molto concreta di quanto questi fattori abbiamo inciso negativamente sullo sviluppo di un moderno mercato competitivo leggendo i consigli per i viaggiatori, che negli anni dell’unificazione visitavano l’Italia per motivi turistici o di affari nella seconda metà del secolo scorso.

Nell’edizione ottocentesca del Baedeker sono ritratte molte delle pittoresche abitudini che ancor oggi contraddistinguono l’accoglienza riservata da molte città ai visitatori, soprattutto stranieri.

In quella guida pionieristica erano impietosamente riportate le angherie dei dazi, l’indeterminatezza dei cambi delle diverse monete, le incredibili differenze di prezzo e di qualità che caratterizzavano i mercati locali delle merci e dei servizi. Un quadro di assoluta incertezza del diritto e di elevatissimi costi di transazione, come direbbero gli economisti di oggi.

In quegli anni di costruzione dello Stato unitario erano frequenti i taglieggiamenti sui movimenti delle persone e delle merci da parte delle guardie frontaliere degli staterelli confinanti. Anche degli staterelli soppressi, a dimostrazione che ha antiche origini l’usanza nazionale di non buttare mai via nulla in campo istituzionale e giuridico (gli esempi di oggi non mancano: dai ministeri aboliti e poi ricostituiti con nuovi nomi alle provincie che dovevano scomparire, agli enti che non sono mai del tutto inutili, agli interventi che debbono essere sempre un po’ straordinari). A volte sembra che il tempo si sia fermato.

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Ed effettivamente in Italia il tempo spesso si ferma. Il tempo delle regole, il tempo delle istituzioni, il tempo dell’amministrazione pubblica si fermano. Allora si crea uno stacco insostenibile con il tempo dell’economia e con quello della società civile che sono scarsi, e occorre imprimere un’accelerazione.

È sempre difficile per i contemporanei percepire i limiti che un assetto istituzionale obsoleto pone all’ampliamento del mercato e all’allargamento delle libertà in campo economico e politico. La mostra rende ragione a quei pionieri del pensiero liberale che hanno intravisto nuovi scenari istituzionali, in cui le nuove regole provvedono a semplificare le relazioni tra i soggetti economici e ad equiparare quelle tra i soggetti giuridici, creando il presupposto per il rafforzamento delle libertà di cui parlava Stuart Mill.

Il percorso di questa mostra sottolinea come il progresso dei diritti del cittadino si accompagni all’affermazione delle libertà di impresa e all’affermazione del libero mercato. Un processo che non si può più leggere in base agli schieramenti ideologici della destra o della sinistra, ma che alimenta l’evoluzione etica e il progresso istituzionale della società in quanto tale.

La frontiera del liberismo di oggi, per lo meno in Italia, è il processo di integrazione europea. L’integrazione europea può essere affrontata, deve essere sostenuta e sarà portata a compimento solo con un rinnovato impegno della cultura liberale, alla cui diffusione "Società Libera" continuerà a dare il proprio contributo.

 

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