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Diario di un commissario d'esame/Un pachiderma in movimento

Gertrude Pierpaoli

 

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Getrude Pierpaoli e' lo psuedonimo di una presidente di commissione attualmente impegnata ad amministrare il nuovo esame di maturita'. Questo e' il suo resoconto dopo i primi giorni di prove scritte.

Mi sono data volontaria come presidente di commissione perche' ero curiosa di scoprire le novita' legate al nuovo esame. Hanno accettato subito la mia domanda, anche se, nonostante la mia preparazione sia quella di insegnante liceale di italiano, mi hanno mandato in un istituto tecnico dove la mia materia e' l'ultima delle priorita' accademiche. All'indomani del completamento delle prove scritte posso dire che per ora la novita' principale e' la faticaccia allla quale noi commissari siamo sottoposti, e che la nostra preoccupazione principale e' quella di non riuscire a reggere fino alla fine -- tanto piu' che una di noi ha gia' dato forfait prima ancora dell'inizio.

La mole di lavoro rispetto all'esame tradizionale e' enorme. Ci sono regole da apprendere, moduli da compilare, un sistema di votazione fatto di somme di punteggi parziali e un processo di definizione delle prove che va ben oltre la semplice distribuzione dei titoli dei temi ciclostilati. Stiamo affrontando concetti a noi del tutto estranei, ad esempio l'attribuzione del credito scolastico, che per gli studenti interni viene gestito dagli insegnanti ma che per i privatisti diventa compito della commissione, o l'elaborazione della terza prova, per la quale noi ci siamo orientati su una selezione di 15 domande a risposta multipla.

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Il tentativo, nostro e del ministero, e' quello di fornire una valutazione quanto piu' possibile oggettiva dei candidati, ma la confusione nell'applicazione del nuovo sistema e' enorme. La normativa del ministero, di per se', non e' esattamente di facile comprensione. Il primo giorno ci siamo ritrovati a telefonare ripetutamente al provveditorato con mille domande, e abbiamo scoperto che sono stati istituiti 11 nuclei di infromazione ad hoc. Magnifico! Peccato che, quando abbiamo chiesto chiarimenti sulle operazioni di credito formativo, i cervelloni del ministero ci abbiano mandato una griglia di riferimento la cui applicazione richiede perlomeno una laurea in informatica. Queste tabelle sono marchingegni complessi, e non e' facile districarcisi per chi, come me, ha una preparazione umanistica.

Ne' i docenti ne' il sistema scolastico sono ancora pronti per accogliere la riforma. L'impressione e' quella di osservare un pachiderma in movimento: da un lato l'introduzione di un congegno moderno e innovativo, dall'altro le strutture fatiscenti dellla solita scuola, la mancanza di spazi, la poverta' delle attrezzature. Faccio un esempio: per la prova scritta di italiano c'e' arrivato un articolatissimo pacchetto di temi composto da otto fogli, in una sola copia. Peccato che all'interno dell'istituto mancasse la fotocopiatrice, e quindi ci siamo dovuti arrampicare sui vetri per ciclostilare il pacchetto e distribuirlo fra le varie commissioni.

Anche gli studenti non sembrano pronti ad affrontare il nuovo esame. Come insegnante, mi sono piaciute le prime due prove scritte di italiano, quella di di analisi del testo e quella in cui i candidati erano invitati a elaborare un articolo di giornale o un saggio. Tuttavia gli esaminandi -- che, va ricordato, sono studenti di una scuola tecnica -- si sono comunque rovesciati sugli altri due temi, quelli per cosi' dire tradizionali, privilegiando soprattutto quello sul volontariato.

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Queol che e' peggio, l'hanno affrontato con l'approccio generico del "volemose bene". E si' che alcuni di loro fanno parte di associazioni di soldiarieta', e molti dei privatisti lavorano, quindi dovrebbero essere gia' sindacalizzati. Invece non uno che si sia chiesto se il volontariato non rischi di diventare una forma di sfruttamento dei giovani, non uno che abbia parlato della struttura organizzativa o degli ambiti in cui si svolge l'attivita' delle associazioni. Sono rimasti tutti nel vago, ripetendo opinioni altrui che avevano orecchiato, senza affrontare il discorso delle normative o dei diritti, l'aspetto economico o quello legislativo. Qualcuno di quelli che hanno scelto il tema sull'ecologia ha tentato di evidenziare l'ingiustizia nella distribuzione delle risorse, ma nessuno e' riuscito a portare il discorso fino in fondo.

Anche per quanto riguarda le nuove proposte di inquadramento "stilistico" dei temi gli studenti hanno preferito restare ancorati al "formato" tradizionale. Un paio di ragazzi sono venuti a chiedermi quale fosse la differenza fra un articolo di giornale e un saggio, e poi hanno ripiegato sul solito temino. Manca un'apertura mentale nei confronti del mondo esterno, un minimo di capacita' critica. E non solo perche' mi trovo in un istituto tecnico: questi ragazzi non dimostrano una competenza approfondita nemmeno sulle materie specifiche che hanno studiato per anni.

Il nuovo esame, oltretutto, non viene incontro al tipo di preparazione tecnologica. La riforma privilegia ancora l'ambito umanistico, e considera ancora certe materie di serie A e altre di serie B: basti pensare che, mentre alla rosa dei temi di italiano sono state devolute otto pagine, il passo da commentare per la prova di inglese era uno solo, e formulato in cinque righe.

Poi ci sono le ingenuita', gli errori di fondo nella presentazione delle prove. Un esempio? La prova di inglese consisteva nel far commentare ai ragazzi un passo in cui si diceva che la vera poverta' e' quella spirituale, quella della solitudine e della depressione, in quanto in Italia la poverta' materiale non esiste. Ma quando mai? E' vero, la maggior parte degli italiani ha raggiunto il livello di sopravvivenza, ma in un contesto come quello dell'Italia di oggi il mero livello di sopravvivenza e' gia' una forma di poverta'.

 

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