La guerra vista dalla rete
Giancarlo Mola
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Giusto il tempo per reagire allo choc, per apprendere dalla tv le prime
notizie sulla guerra. Si, la Nato ha attaccato, le postazioni militari serbe sono
state bombardate. Poi la fame di informazione cresce, come aumenta la voglia di capire i
punti di vista, di confrontarsi, di comunicare. E i dispacci messi in onda dalla
televisione non bastano piu: e il momento di Internet.
Alle 21,25 di mercoledi 24 marzo 1999 la Rete e in
fibrillazione. I server sono presi dassalto, alcuni sono sovraccarichi e
irraggiungibili. Non i piu potenti, quelli che ormai si sono affermati come leader
dellinformazione nel villaggio virtuale. La Cnn e gia pronta. Sulla home
page campeggia la foto della prima esplosione: un cerchio bianco nel cielo contrastato di
verdino. La guerra e tutta li. Probabilmente piu che nel titolo:
"Nato launches attacks against Serbian targets" (la Nato lancia attacchi contro
obiettivi serbi). Ma anche gli altri giornali online sono sulla notizia. Apertura e
servizi di accompagnamento hanno il New York Times e il Washington Post. Ampio spazio
ce sul sito della Bbc ("Nato bombs Serbia"), e di Le Monde
("LOtan bombarde les sites militaires serbes"). Ce ne anche
per gli internauti italiani: il sito de La Repubblica ha gia montato sul tema un
piccolo dossier.

La guerra vista dalla Rete e soprattutto un trionfo della
multimedialita e dellinterattivita. Le testate giornalistiche ci mettono
poco a riversare contenuti video e audio. I corrispondenti di Cnn e Bbc possono essere
ascoltati in diretta audio, mentre si passano la linea dalle diverse zone della Serbia e
del Kosovo. Prima di essere sequestrati, malmenati e poi cacciati dalle autorita di
Belgrado. Passa poco tempo e vengono messi in linea i primi video. Il discorso di Clinton,
i notiziari, i bombardamenti. Quasi impossibile pero cercare di scaricare le
immagini di questi ultimi: la congestione blocca nella maggior parte dei casi il download.
La brama dinformazione prende i cybernauti di tutto il mondo.
Soprattutto quella fetta che e direttamente coinvolta nella guerra. La televisione
di Belgrado infatti, intorno alle nove, aveva dato in poche parole lannuncio
generico di un attacco. Ma dove? Con quali danni? Con quanti morti? Domande senza risposta
per i serbi, sui cui schermi venivano ormai messi in onda soltanto video patriottici. E
allora, per chi ne ha la possibilita, via su Internet. Per capire quello che sta
accadendo poco lontano dai centri delle citta. Ne parla il New York Times:
descrivendo gli studenti svegli nella notte illuminata dalle bombe a leggere i servizi dei
media americani, soprattutto, ma anche inglesi e francesi. Ad affollare i newsgroup, a
mandare decine di e-mail ai loro amici stranieri o ai connazionali che si trovano
allestero, per chiedere informazioni. O magari per dire cosa si vede dalle finestre
di Belgrado e di Pristina.
Scoppiano le chat. Ma in realta sono una babele di voci senza
orecchie, di gente che non ha nessuna voglia di ascoltare, ma solo di gridare la propria
rabbia. Basta collegarsi con quella della Cnn per capirlo. A due ore dallinizio dei
bombardamenti ci sono 298 utenti. Con nickname da far paura: Warrior, Terminator,
Terrorist solo per fare qualche esempio. Talvolta scrivono in serbo, o in albanese,
piu spesso in inglese. Ma le voci di chi vuole discutere sono sommerse da quelle di
chi insulta. "Serbi, vi stermineremo", oppure "Kossovari maledetti, la
pagherete", o ancora "Limperialismo non passera". Qualche
americano protesta contro gli attacchi. Ma la schermata non fa altro che vomitare un
flusso parole senza alcun filo logico. Il cronista online ci prova: "Hi, Im an
italian journalist. I want original information about the situation in Serbia". Ma la
richiesta rimane inghiottita dal delirio collettivo. Meglio lasciar perdere.
Chissa cosa si stanno scrivendo in queste ore Adona e Finnegan?
Lei e una sedicenne kossovara, lui uno studente a Berkeley, California. Da gennaio
Adona racconta al suo amico di penna elettronica il dramma che sta vivendo. "Caro
Finnie, mentre ti scrivo vedo fuori dal mio balcone la gente che corre con le valigie, e
sento gli spari. Un villaggio a poche migliaia di metri da casa mia e stato appena
circondato. Ho preparato il mio bagaglio con tutto il necessario: vestiti, documenti,
soldi
in caso di emergenza. Negli ultimi giorni sono arrivati in Kossovo altri carri
armati e soldati", aveva scritto poco prima dellattacco Nato. Ripensandoci,
chissa se si stanno scrivendo, chissa se Adona e ancora li davanti
al suo computer o su una stradina sterrata del Kossovo, con il suo borsone stretto tra le
mani.

Inutile cercare notizie sul fronte serbo. Il sito ufficiale del governo
e immobile. Sulla home page ce in bella evidenza la bandiera e
linno nazionale. I comunicati stampa sono fermi al 19 marzo. Chi proprio vuole avere
informazioni si deve accontentare di quelle turistiche e, al limite, della cartina
geografica. I giornali online sono quasi tutti inaccessibili, probabilmente perche i
server sono intasati. Le prime notizie, tutte rigorosamente ispirate ai bollettini del
regime, arrivano solo nella mattinata di giovedi. Lunica voce resta ancora
quella di radio B92. Lemittente indipendente di Belgrado, ripetutamente chiusa dal
governo di Milosevic, puo parlare adesso solo attraverso il web. Il notiziario audio
e pero quasi sempre irraggiungibile. Restano le news sulla home page del sito.
Che informano, in serbo e in inglese, sugli sviluppi della crisi.
Il contrasto e evidente: la pochezza dellinformazione dai
luoghi di guerra da una parte, lipertrofia multimediale dei paesi dellarea
Nato dallaltra. La mattina di giovedi le testate online sono dedicate
esclusivamente allennesima crisi nei balcani. I dossier si sprecano: sulla storia e
la geografia di Serbia e Kossovo, sulle strategie militari, sui protagonisti del
conflitto. Ogni comparsata pubblica di Clinton o Solana e compressa in formato Real
e mandata in Rete. Kate Adie, inviata della Bbc si trova su una nave da guerra della Nato,
e da li racconta i fuochi della notte. Arrivano le immagini dei bombardamenti. I
forum di discussione traboccano di messaggi. Anche in Italia: in sole 24 ore a partire dai
primi bombardamenti il forum di Repubblica.it ha ricevuto oltre 400 messaggi. Ogni volta
che le sirene a Belgrado tornano a suonare, sulla pagina iniziale della Cnn compare la
striscia: "NEWS ALERT: Air raid sirens going off again in Belgrade". Gli
instancabili compilatori delle liste di Yahoo! Hanno gia fatto in tempo a compilare
una guida con il meglio in Rete sulla crisi nella ex Yugoslavia. Ci sono audio e video,
newsgroup e chat, news e approfondimenti.
Il ragno digitale ha ormai steso la tela grande quanto il mondo intorno
ai Balcani. Il navigante ci si arrampica sempre piu freneticamente. Ha voglia di
vedere, sentire, leggere, capire. A fine giornata e pero pervaso da una
sensazione strana. Che tutto sia rimasto un gioco di colori, suoni, immagini, codici html,
una specie di videogame a cui ha assistito per una giornata intera. Che lui stesso sia
rimasto impigliato nella ragnatela come una mosca. La guerra, quella vera, e
unaltra cosa. Maledettamente piu seria.
Link:
La
storia di Adona e Finnegan
Il
forum di Repubblica.it
Reportage video e audio
della Bbc
Il
forum del Washington Post
La
sezione multimedia del Washington Post
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