Che cosa vuol dire Emily? Nuove regole e più
donne
Franca Chiaromonte intervistata da Isabella
Angius
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Che cosa vuol dire Emily? Nuove regole e più donne
Franca Chiaromonte intervistata da Isabella Angius
Franca Chiaromonte è giornalista, è stata parlamentare e poi
consigliera della ministra per le pari opportunità Anna Finocchiaro. E', con altre
personalità, fondatrice di Emily Italia, associazione nazionale nata per costruire una
rete di sostegno, trasmissione, scambio tra donne impegnate nella politica e nelle
professioni. Labbiamo intervistata in occasione della presentazione del libro
"Emily, regole chiare, piu donne in politica" in edicola e in libreria
allegato a "Reset".
Che cosa è Emily Italia?
Emily Italia, è la traduzione italiana di esperienze americane e
inglesi. Emily è un acronimo di Early Money Is Like Yeast, it makes the dough rise
che è un detto americano che significa "il denaro dato presto e' come il lievito, fa
crescere l'impasto". Noi siamo nate un anno fa, facciamo sostanzialmente corsi di
formazione per giovani donne in cui mettiamo a disposizione di altre quello che abbiamo
imparato facendo politica. Reggio Emilia e Napoli sono le città dove stiamo portando
avanti i progetti più importanti.
Chi sono le donne che partecipano?
Generalmente sono donne interessate ad avere o a continuare
l'esperienza politica diretta. Ma sono anche molte donne, e questo è importante,
interessate a sostenere il desiderio di altre. Facciamo però anche un lavoro e una
battaglia, che è poi quello che abbiamo fatto anche alla presentazione del libro, per una
democrazia partecipata e trasparente. Il nostro è un paese, che al passaggio dal
proporzionale al maggioritario, non si è dato regole certe per la selezione delle
candidature. In qualche modo col sistema proporzionale i partiti facevano questo e agli
stessi cittadini era data la possibilità di scegliere di votare per uomini o donne.
Pensiamo alla campagna dell '87 per il "vota donne". Oggi con il sistema
maggioritario non sarebbe possibile, in questo senso si avverte la necessità di
democratizzare il nuovo sistema. Il maggioritario impone di votare un candidato scelto da
altri cioè dai partiti, e nella preselezione le donne sono penalizzate. Per questo la
proposta di legge Mancina lega il finanziamento dei partiti all'esistenza di procedure
certe nella selezione delle candidature.
Le prossime elezioni sono quelle europee che però avverranno ancora
col sistema proporzionale. Ci sono delle proposte già per queste elezioni?
Sì, i DS per le europee hanno inserito nello statuto del partito una
serie di procedure certe per la selezione delle candidature. La proposta, che è ancora in
discussione, è quella del gemellaggio tra collegi così come è avvenuto in Galles. Si
può verificare anche in Italia la possibilità di gemellare collegi in modo da eleggere
in uno, un uomo e in un altro una donna. Però la cosa fondamentale che emerge chiaramente
dal libro, come dalla discussione svolta nell'associazione, è che noi leghiamo la
questione della partecipazione femminile a regole volte a tutelare tutti, uomini e donne,
per un'equità generale.
Spesso si mette in discussione la preparazione delle donne, e anche se
è importante avere al governo sei donne ministre. E' vero che in un ministero forte come
quello dell'Interno oggi siede la Jervolino. Negli altri ministeri si tende ad affidare a
donne incarichi di "competenza" femminile come la famiglia o la sanità.
Questo è vero, è un punto di discussione, noi abbiamo salutato con
piacere il fatto che Rosa Russo Jervolino sia ministra degli interni e che comandi la
polizia, e sappiamo di avere tra noi donne che potrebbero legittimamente aspirare al
ministero del tesoro. Non ci sono problemi da questo punto di vista. C'è sicuramente un
problema di riconoscimento delle capacita femminili, e a questo noi lavoriamo con la
formazione. Le donne hanno moltissime competenze anche tecniche, specifiche, quello che
non viene loro riconosciuta è una competenza tutta politica. Vorrei però aggiungere che
è vero che i ministeri di Solidarietà sociale e Sanità potrebbero essere intesi come la
conseguenza del lavoro di cura, ma è anche vero che sono snodi centrali di un welfare da
riformare. Non è vero che essere ministra della solidarietà sociale o della sanità sia
una cosa di secondo piano. Il fatto che ciò sia considerato di secondo piano è anche
conseguenza di quell'agenda (maschile) di cui ha parlato il ministro Giuliano Amato, non
solo perché si accantonano e spostano miliardi sulla legge sull'assistenza, ma perché si
ridisegnano la parti civili e di convivenza.
Sei ministre ma poche deputate e senatrici, si parla anche nel libro
della mancanza di fiducia in sé stesse
Noi agiamo molto su quella che si chiama autostima, noi non pensiamo
che le donne non si stimino, pensiamo che bisogna rafforzare il senso di sé. Poi insomma
la competizione è la competizione. Se tu vuoi competere in una campagna elettorale, e la
competizione è il sale della democrazia, allora si ha bisogno non solo di sostegni
materiali quindi di soldi, ma anche, di sostegno psicologico che gli uomini hanno in ogni
istante della loro vita.
Ci sono le donne che danno sostegno agli uomini
alle donne mancano
le donne al fianco
Queste cose bisogna costruirle. Mi rendo conto della contraddizione,
tra le sei donne diventate ministre e la diminuzione delle donne in parlamento. Nello
stesso tempo considero che sei donne ministre sono simbolicamente fondamentali anche per
quella acquisizione di normalità delle donne sulla scena politica.
Il discorso sulle donne lo si fa spesso con sole donne senza
interpellare gli uomini
Qui abbiamo cercato il dialogo con gli uomini, e anche Emily ha dei
soci maschi. In Gran Bretagna, Emily è stata fondata da Barbara Follett anche grazie
all'aiuto economico di suo marito. Il fatto di riconsiderare le regole della democrazia
comporta non solo un dialogo con gli uomini, ma, e lo dimostra la candidatura Emma Bonino,
che in un regime di libertà femminile, quale quello in cui noi oggi siamo, io posso
stimare un'altra donna, posso considerarla una validissima candidata, ma posso non
sottoscriverne la candidatura perché non ne condivido il programma politico. Quindi
dialogo con gli uomini, ma anche smetterla di pensare alle donne come un tutto unico. La
pensiamo diversamente!
Infatti Emily, è sì al femminile ma soprattutto di sinistra
Io mi auguro che anche dall'altra parte nasca qualcosa di simile.
Le donne di destra si sono fatte sentire molto, penso alla sentenza
della Cassazione
Sì, e io apprezzo moltissimo il protagonismo al femminile delle donne
di destra penso ad Alessandra Mussolini e a Stefania Prestigiacomo o a Cristina Matranga,
mi auguro che anche loro si diano una associazione simile a Emily. La questione è di non
essere più considerate delle eccezioni in quanto donne che fanno politica. Delle donne di
destra ci hanno chiesto di fare "una Emily" insieme, ci siamo opposte. Non basta
essere donne per condividere gli stessi valori, siamo in un sistema bipolare. Non è
pensabile che, da una parte ci misuriamo con gli uomini sulla politica, e poi tra donne ci
facciamo le cose tra di noi. Io stimo moltissimo tantissime donne di destra, a cominciare
da Alessandra Mussolini, ma la considero una mia avversaria politica.
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