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PKK: movimento politico o organizzazione terroristica?

Barbara Iannarella, Antonella Vicini, Antonio Di Pinto

 

 

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Questione curda , PKK , Ocalan: parole che fino al 12 Novembre scorso (data dell'arresto di Abdullah Ocalan in Italia) erano poco più che sconosciute alla maggior parte degli italiani, oggi sono salite alla ribalta dell'opinione pubblica e di tutti i media. Ma tra tutte le notizie che ci arrivano ogni giorno , dove si nasconde la verità ? Ocalan è il capo di una pericolosa organizzazione terroristica o di un movimento politico per la liberazione del popolo curdo ? La storia del PKK ha radici lontane . I movimenti nazionalisti curdi in Turchia nascono tra gli anni '50 e '60, ma è nel 1978 che un gruppo di studenti e militanti di estrema sinistra con a capo Abdullah Ocalan e suo fratello Osman fondano il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). Paradossalmente il PKK non nacque in Kurdistan ma ad Ankara e molti dei fondatori del partito erano Turchi. Sin dalle origini , negli anni '80, quello che distingueva il PKK dagli altri partiti curdi, l'UPK (Unione Patriotica Kurdistan) e il PDK (Partito Democratico Kurdistan -Iraq) era più l'enfasi sullo scontro armato e sugli atti terroristici che non l'organizzazione centralista democratica o il linguaggio Marxista -Leninista. I rapporti tra il PKK e gli altri partiti del Kurdistan non sono stati mai stabili; le contraddizioni interne erano molto forti e il PKK si staccò ben presto dall' UPK e dal PDK, continuando con le guerriglie armate. Nel marzo 1993 si arriva ad un accordo tra tutti i partiti per risolvere la questione curda nel contesto di un regime democratico e federale. Ocalan cerca una tregua con vari "cessate il fuoco" , ma la Turchia non vuole negoziare e nel giro di pochi mesi il Kurdistan Turco si ritrova nella violenza della guerriglia. In questi 20 anni di guerra indipendentista quindi il PKK ha iniziato con una matrice prettamente terroristica ma negli ultimi anni ha faticosamente cercato una maggiore articolazione negoziale.

La questione è molto controversa. Da una parte abbiamo le accuse del governo Turco: "Abdullah Ocalan è un terrorista responsabile della morte di 30 mila persone". Le 900 pagine del dossier inviato all'Italia contro il PKK contengono avvenimenti , date, nomi e luoghi. Le stragi , i massacri, le persone coinvolte, le vittime. La vendita della droga consente ampi proventi per finanziare le attività dell'organizzazione. A partire dall'84: 152 casi di traffico illecito, 572 persone catturate, 2 tonnellate,502 kg e728 grammi di eroina sequestrata insieme a 13 tonnellate di hashish, 4 tonnellate di morfina base, 2 tonnellate di canapa e altre sostanze illegali; molte sono anche le accuse di traffico d'armi. Per quanto riguarda gli omicidi: 5190 morti tra le forze di sicurezza, 394 tra le forze armate ; 150 tra personale di polizia, 1100 tra guardie di villaggi. Tra il'94 e il '98 40 capi villaggio sequestrati di cui 13 uccisi e tra il '93 e il '95 13 attentati contro la stampa. Nel complesso i crimini del PKK documentati da Human Rights Watch fra il '92 e il '95 riguardano l'omicidio volontario di 768 uomini, donne e bambini . Anche Amnesty International ha condannato gli abusi dei diritti umani commessi dai membri del PKK dal 1980 - in particolare le uccisioni deliberate ed arbitrarie di civili e prigioneri. Nel comunicato del 20 novembre scorso Amnesty International ha preso posizione sull'arresto di Abdullah Ocalan, dichiarando la necessità che il leader del Pkk venga giudicato, opponendosi però all'estradizione in Turchia dove vige ancora la pena di morte. Ma oltre agli accusatori c'è anche chi sostiene la causa curda e giustifica le azioni del PKK come unico mezzo per portare alla ribalta la tragedia dei curdi, un popolo senza patria.

A riguardo Mirella Galletti, autrice de "I curdi nella storia" (Il vecchio saggio. 1992), esperta in materia ed autrice di numerosi studi e saggi sui curdi, afferma che : "La repressione attuata da almeno 300.000 militari, un terzo delle forze armate turche, è spietata. L'esercito persegue una politica sistematica di evacuazione e distruzione nei villaggi con una duplice conseguenza per la popolazione curda: distruzione dell'economia tradizionale basata sull'agricoltura e sull'allevamento del bestiame ; aumento abnorme della popolazione urbana con l'emigrazione forzata di almeno tre milioni di curdi..... Secondo la Commissione Parlamentare turca per la migrazione sono stati evacuati 3428 villaggi della regione curda, in gran parte con azioni arbitrarie delle forze di sicurezza turche. Aydin Arslan, governatore della regione in stato di emergenza , ha affermato che il conflitto ha registrato 30.040 vittime . Il conflitto contro la guerriglia curda costa 8 miliardi di dollari all'anno, e le spese militari assorbono oltre il 45% del bilancio nazionale. Il PKK ha rilanciato con estremo vigore il problema curdo come uno dei nodi centrali nel dibattito interno del paese: ma la matrice nazionalista dello Stato Turco ha finora bloccato ogni soluzione diversa da quella militare; con attentati a esponenti politici e intellettuali , chiusura dei partiti, intensificazione delle azioni militari con la distruzione di villaggi e il massacro dei militanti e presunti simpatizzanti del PKK". Molti intellettuali , soprattutto a livello internazionale , si sono schierati a favore del PKK contro lo Stato Turco; come la vedova Mitterand , 'la paladina dei curdi'. Per lei "non si può definire terrorista chi oppone resistenza alle atrocità turche". Ma allora chi deve pagare per tutta questa violenza ? Chi deve giudicare? La questione curdo-turca non è solo un caso di giustizia internazionale ma anche e soprattutto un caso di politica internazionale. Bisogna fermare il terrorismo e creare le condizioni per una soluzione politica. E' indubbio che finora l'unica vittima di questa spirale di morte è stata la popolazione civile . Cosa ne sarà della società civile curda? Si arriverà ad uno stato curdo indipendente oppure questo popolo sarà condannato a scomparire inghiottito da un'altra guerra totale del Medio Oriente?

Oggi, dopo la partenza di "Apo" Abdullah Ocalan dall'Italia, il futuro che si profila per la questione curda non è dei più ottimisti. Lo stesso leader del Pkk ha dichiarato: "Ero venuto qui per compiere un'importante atto politico ma poi mi sono reso conto che sono stati fatti dei passi indietro....Temo fortemente che dopo questa mancanza di coraggio non ci siano altre alternative che la ripresa della guerra." Secondo Ocalan, quindi , sarà difficile arrivare a delle mediazioni politiche. La porta aperta dal Pkk verso una soluzione pacifica è stata chiusa troppo in fretta da un' Europa sorda e indifferente. L'ultimo appello che Ocalan ha lanciato due mesi fa alla comunità internazionale è caduto forse nel vuoto ?


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