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Borsa/I paradossi della Webonomics

Riccardo Staglianò

 

 

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L'articolo che qui riproduciamo per gentile concessione dell'editore, è apparso sul Corriere della Sera di lunedì 11 gennaio.

Mary Meeker e' una trentottenne dal sorriso affabile che contraddice quotidianamente il suo cognome (in inglese vuol dire "piu' mite"). Quando certe azioni nel settore delle nuove tecnologie sembravano aver toccato gia' le loro quotazioni massime lei diceva, incurante, "Comprate!". Molti le davano dell'irresponsabile, ma quei pochi che avevano l'incoscienza di ascoltarla generalmente facevano ancora un sacco di soldi. E Mary, analista alla Morgan Stanley, si e' conquistata la fama di piu' perspicace interprete dell'andamento del mercato erratico di Internet e dintorni. Un mercato che ha confermato alcuni protagonisti della scena pre-Web, laureandone di nuovi che non esistevano affatto soltanto sino a due o tre anni fa.

Tra i vincenti di lungo corso, opportunamente riconvertiti alla religione di Internet, spicca Microsoft. Nonostante l'alea del processo in corso, la compagnia ha dalla sua anni consecutivi di crescita impetuosa. Qualora l'esito giudiziario dovesse mettersi al peggio per l'azienda di Redmond e cio' avesse un effetto sensibilmente negativo sul valore del titolo - alcuni cinici osservatori suggeriscono - potrebbe essere il momento buono per comprare un po' di azioni dal momento che la robustezza del numero uno del software nel mondo non e' in discussione.

Se Microsoft produce i sistemi operativi e i browser che permettono ai Pc di navigare (oltre a controllare un numero sempre piu' rilevante di servizi online: HotMail, WebTv, Expedia, Carpoint, etc) Cisco e' l'azienda che si occupa della parte "idraulica" di Internet. Suo e' infatti l'85% dei router che smistano le informazioni digitali che nella rete circolano. Governando un'azienda ignota al grande pubblico l'amministratore delegato John Chambers l'ha portata a triplicare il fatturato dal '95 a oggi, nello stesso tempo raddoppiando gli utili. Con sempre piu' compagnie telefoniche che sembrano voler entrare nella partita della telefonia via voce, le competenze di Cisco nel trasportare dati e voce saranno pagate a peso d'oro.

Da un accordo siglato il 24 novembre scorso e' nato un colosso che potrebbe radicalmente ridisegnare gli equilibri del business online per gli anni a venire. America Online, primo online service al mondo con oltre 14 milioni di utenti, ha staccato un assegno da 4,2 miliardi di dollari per comprarsi Netscape che si divide con Internet Explorer della Microsoft il mercato dei browser. Non solo: questo nuovo conglomerato ha fatto un accordo con Sun Microsystem, che produce workstation, potenti computer tra cui i grandi server Unix che fanno girare molti siti su Internet e ha inventato il rivoluzionario linguaggio di programmazione Java. I tre partner vogliono offrire il prodotto piu' ambito: un pacchetto "chiavi in mano" a tutti quelli (e sono tanti: un mercato che varra' 35 miliardi di dollari entro il 2002, stando agli esperti di Forrester Research) che intendono mettere su un negozio virtuale nella grande arena del commercio elettronico. La complementarieta' dei soggetti non potrebbe essere migliore: alle macchine (i server) ci pensa Sun, il software per costruire i siti e' made in Netscape e il "terreno" dove costruire il negozio (con una connessione rapida e tutte le procedure di sicurezza a garanzia dei consumatori) e' quello - trafficatissimo percio' prezioso - provvisto da Aol.

Il caso che racchiude emblematicamente tutti i paradossi della nuova Webonomics e' pero' Amazon.com. Prima incongruita': l'azienda vende online libri, quando molti piccati professionisti dell'Apocalisse erano pronti a giurare che Internet avrebbe distrutto la lettura. Seconda incongruita': Amazon.com e' stata, nel '98, la prima tra le imprese legate al business online quanto a crescita di fatturato, con uno strabiliante 443,8% e, ciononostante, non ha ancora registrato alcun utile. Fondata nel giugno del '95 a Seattle dal trentaquattrenne Jeff Bezos, ex broker di Wall Street, e quotata in borsa nel maggio '97 ha visto le sue azioni schizzare dai 18 dollari iniziali sino arrivare, per Befana, a quota 137,6. Oltre ai libri scontati, Amazon ha iniziato a vendere anche Cd e video e punta a diventare una destinazione obbligata per il commercio elettronico.

Altro caso di scuola ed esempio fisso dei miracoli dell'economia digitale e' Yahoo! che segue Amazon.com nella graduatoria della crescita del fatturato ma la precede nella generosita' nei confronti degli azionisti: chi ha investito nel titolo agli inizi dell'anno scorso alla fine di settembre si e' visto ricompensato da una performance mozzafiato del 416,7%. Nel 1993 lo studente informatico Jerry Yang, con il coetaneo David Filo, trascorre le notti nel dormitorio di Stanford a compilare una lista dei siti preferiti. Oggi il loro catalogo e' il piu' visitato del Web (circa 30 milioni di persone ogni mese) e il ventinovenne Yang vale 905 milioni di dollari. Tra le altre singolarita' che distinguono Yahoo! c'e' anche quella di essere una delle poche imprese Internet-centriche gia' redditizie, non piu' in rosso. E mentre prosegue con successo la localizzazione del marchio (Yahoo! Italia, Spagna, etc) da quest'estate la compagnia ha iniziato a sviluppare "comunita' virtuali" incentrate sui diversi interessi dei propri visitatori, andando cosi' a pestare i piedi a Geocities, leader di questo settore in continua espansione.

"Quello dei fornitori di accesso alla rete e' e sara' un mercato molto grosso ma solo i grandi vinceranno, quelli che sapranno aggiungere alla connessione anche contenuti o servizi, come ad esempio la possibilita' di costruire proprie pagine Web" prevede per il "Corriere" Anne Marie Roussell, analista parigina del Gartner Group. "Per quanto riguarda i content provider ottimamente piazzati sono Aol e, in Europa, la tedesca Bertelsmann e la francese Havas: i contenuti dovranno sempre piu' essere localizzati. Per quanto riguarda il commercio elettronico, tassazione e legislazione, diverse tra Stati Uniti e Europa, sono le principali incognite". Nell'attesa che si sciolgano, gli investitori americani non attenuano il loro ottimismo e continuano a puntare sulle azioni tecnologiche.

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