L'opinione di un sacerdote
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Riceviamo e pubblichiamo:
Da: don ulisse <vdf-ra@mail.linknet.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Lunedì, 4 dicembre 2000 3:57
Sono appena tornato dalla Conferenza Nazionale sulla Tossicodipendenza
di Genova. Sulla realtà di questa conferenza molti sono stati i
commenti: la maggior parte polemici e contraddittori.
I pareri più numerosi ed espressi anche con una certa convinzione
sono stati negativi. Certo l’incontro ha avuto delle caratteristiche
molto diverse dai due precedenti del 1993 e del 1996. Posso esprimere
questa mia opinione perché ho partecipato a tutti e tre: Palermo,
Napoli e Genova. Nei due precedenti il dialogo si è articolato in una
maniera più tranquilla, senza eccessivi contrasti: furono proposte
linee operative condivise, non dico dalla totalità, ma certamente da
una fortissima maggioranza.
A Genova invece si è verificato un fatto completamente diverso. Le
polemiche sono iniziate addirittura i giorni precedenti. I centri
sociali, gli operatori stessi, molti divisi per le loro linee
metodologiche, hanno evidenziato contrasti finiti poi in accese
discussioni. Comunque la Conferenza di Genova in ultima analisi
ritengo che abbia messo in evidenza la nuova realtà che emerge nella
società, che viene a cambiare radicalmente la problematica della
tossicodipendenza ma più genericamente il problema del disagio
sociale dei giovani. La cosa che è emersa indiscutibilmente è che
non si può più parlare solo di tossicodipendenza ma il discorso va
allargato al disagio sociale in genere.
Il riconoscimento ammesso praticamente da tutti è che il disagio
sociale è un fenomeno legato a fattori politici e non sanitari. La
tossicodipendenza, e questo è stato affermato da tutti, non è una
malattia ma è un fenomeno socio-politico. Si è evidenziato
chiaramente che il disagio sociale ed in particolare la
tossicodipendenza non essendo una malattia non si può prevenire con
interventi di natura sanitaria, ma con interventi metodologici legati
alla promozione di politiche sociali.
Si è parlato molto di riduzione del danno: questo metodo di
intervento non riguarda la tossicodipendenza come fenomeno in se, ma
come conseguenza della assunzione di droghe, che provocano effetti di
patologie sanitarie.
Dalle considerazioni suesposte risulta chiaro e si è evidenziato a
Genova, che la metodologia di intervento sul disagio è duplice: l’intervento
socio-politico e l’intervento terapeutico. E' logico che le due
modalità devono essere coordinate fra di loro, onde far si che quando
il giovane ha ritrovato la sua salute abbia l’opportunità di
ritrovare se stesso inserendosi in un progetto di natura sociale.
Credo che tutte le persone di buona volontà, che hanno vissuto l’esperienza
di Genova, abbiano avuto la possibilità di recepire che questa è la
strada nuova da seguire. Quanti vogliono operare per un rinnovamento e
per una pace sociale debbono impegnarsi politicamente. Alcuni pensano
che Genova sia stato un momento di incontro inutile e senza risultati:
non lo ritengo esatto e giusto perché sono certo che quanti hanno
passato i tre giorni a Genova, se riflettono seriamente su quanto si
è verificato in quei tre giorni, possono finalmente chiarirsi con se
stessi ed imboccare la strada che porterà reali e concreti risultati.
(don Ulisse Frascali)
Presidente
Fondazione Nuovo villaggio del Fanciullo
Celso ed Anna Frascali
via 56 Martiri 79
48100 RAVENNA RA
tel. 0544-61083
fax. 0544-61379
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