Zanda: Anche sugli autobus turistici le opinioni non sono
uguali. Però quello che dici sposta la discussione su un altro argomento. Tu stai
parlando dell'ammodernamento delle strutture di Roma, che con il Giubileo c'entra solo
indirettamente. Quanto al numero chiuso, è certamente possibile introdurlo nei musei, nei
teatri, nei cinema, negli stadi. Ma non nelle città. Non c'è un solo esempio al mondo.
Io ho lavorato dieci anni a Venezia, che teoricamente è il posto più adatto a
sperimentare il numero chiuso, perché ha una struttura insulare e ci si arriva in modi
abbastanza controllabili. Ma persino a Venezia il numero chiuso è impossibile.
Figuriamoci a Roma. Quanto ai pullman, le decisioni spettano al comune di Roma. Io
parlerei di divieto, altri preferiscono chiamarla regolamentazione dell'accesso. L'Agenzia
ha predisposto un progetto che è tuttora tecnicamente fattibile.
Coen: Per coinvolgere Italo Insolera vorrei sollevare un'altra questione. È vero che
il problema degli afflussi di massa esiste ovunque, ma Roma è un caso particolare: è la
capitale d'Italia ed anche la capitale del turismo mondiale. E possiede un unico centro
storico, già gravemente congestionato. Insolera ha partecipato in un primo tempo alla
definizione dei progetti relativi al Giubileo e mi sembra interessante ascoltare le sue
impressioni su quell'esperienza.

Insolera: Inizialmente si era creato un comitato scientifico, di cui faceva parte anche
Zanda, che terminò i suoi lavori nel maggio del 1995, con una cerimonia in pompa magna al
Teatro Argentina. Dopo di che credo che nessuno abbia consultato la relazione, del resto
molto generica, presentata dal comitato. Il Giubileo, ricordava Zanda, si tiene a Roma da
settecento anni. Come fu speciale quello del 1950, di cui Pio XII approfittò per finire
di scassare Borgo e costruire via della Conciliazione, così non può non esserlo quello
del 2000. Aprire una vertenza con il Papa dicendogli che Roma non può ospitare il
Giubileo equivarrebbe a intimargli di trasferire altrove la Santa Sede. Una cosa che a
qualcuno potrebbe anche piacere, ma certo non si può fare. Io non andrò in nessuna
basilica a prendere le indulgenze, ma in fondo il fatto che vengano a Roma, organizzate da
parrocchie di tutto il mondo, persone che altrimenti non ci sarebbero mai venute, come
romano, non può che farmi piacere. Si dice che la nostra città non è attrezzata, ma
credo che nessuna metropoli al mondo lo sia, di fronte a certe punte di affluenza. Il
problema è vedere che cosa si è fatto, o non si è fatto, per adeguarne le capacità di
ricezione. Non parlerei di accettazione passiva dei progetti del Vaticano, perché piani
riguardanti la città di Roma la Santa Sede non ne ha presentati. E c'è
contemporaneamente da compiacersene e dispiacersene. Da compiacersene perché non era
affar suo. Da dispiacersene perché così di progetti generali non ce sono affatto. Per
quel che ne so io, l'autorità ecclesiastica ha insistito su tre punti. Il primo è la
costruzione di un vasto parcheggio sopra la galleria Principe Amedeo e di qualcos'altro,
mai veramente precisato, nei pressi di Castel Sant'Angelo. Il secondo è l'individuazione
di un'area, alla periferia di Roma, dove radunare due milioni di persone. Il terzo è il
riadattamento di strutture alberghiere e conventuali, situate soprattutto nella zona
Aurelia, che consentano alla Chiesa di gestire direttamente i soggiorni della maggior
parte dei pellegrini. Ciò che mi preoccupa maggiormente è proprio l'ultimo aspetto: la
presenza continua di un gran numero di persone che dovranno spostarsi in giro per la
città. Non credo che si potesse diluire questa affluenza nel tempo protraendo le
celebrazioni: con un Giubileo prolungato, verrebbe di sicuro più gente. La carenza più
grave riguarda i mezzi di trasporto che dovrebbero consentire ai pellegrini di muoversi.
Infatti si teme molto l'invasione dei pullman. Ma davvero non c'è altro? Ho visto che si
stanno facendo dei lavori enormi alla stazione Ostiense, che è stata ceduta all'Opera
Pellegrinaggi per l'anno santo, e vorrei sapere di che si tratta. Finché il comune di
Roma chiedeva binari per il trasporto urbano, le Ferrovie hanno risposto che non potevano
cederne nemmeno uno dei 17 che ci sono all'Ostiense. In questo momento però funziona solo
la metà di quei binari, perché gli altri sono un cantiere in cui non so che cosa si stia
facendo, perché non ho mai visto nessun progetto. Va aggiunto che è in corso il
raddoppio della ferrovia per Viterbo e che la linea A della metropolitana sarà prolungata
per arrivare ai musei vaticani. Insomma, qualcosa nei trasporti su ferro si muove, ma non
è certo sufficiente. Perché non si è fatto di più per dotare Roma di strutture
adeguate all'appuntamento del 2000? Questa è la domanda che si deve porre agli
amministratori locali e al governo nazionale.
Coen: Vorrei aggiungere un altro interrogativo. Come sarà Roma dopo il 2000? Nella
progettazione di queste opere si è tenuto conto del futuro della città? Mi domando per
esempio che incidenza avrà il grande parcheggio del Gianicolo sul traffico romano: la mia
impressione è che creerà un'ulteriore intasamento vicino al Lungotevere. Non si poteva
approfittare dell'occasione per realizzare opere utili alla città, invece di
pregiudicarne l'avvenire occupandosi solo di come ospitare il maggior numero possibile di
pellegrini?

Zanda: Io non ho molto da dire sulle opere pubbliche, perché per fortuna l'Agenzia che
presiedo non se ne occupa. Però vorrei dire che il Giubileo non deve essere collegato con
la modernizzazione della città. Non è giusto. Non esistono al mondo casi di metropoli
che hanno compiuto salti di qualità in occasione di grandi eventi. Almeno nel nostro
secolo. L'esempio di Barcellona, che ha approfittato positivamente delle Olimpiadi, è
molto particolare, perché aveva dietro le spalle una lunga e tempestiva preparazione di
progetti, che poi sono partiti con lo stanziamento dei finanziamenti olimpici.
Insolera: Però a Parigi i mondiali di calcio hanno portato alla costruzione di un
grande stadio, comodamente raggiungibile con i mezzi pubblici.
Coen: E poi il sindaco di Roma ha insistito molto sul fatto che il Giubileo sarebbe
servito a migliorare l'assetto urbano, portando proprio l'esempio di Barcellona.
Zanda: La mia opinione è diversa. Secondo me conviene sganciare la costruzione delle
infrastrutture dall'organizzazione dei grandi eventi. Anzi, nel sistema italiano dei
lavori pubblici questa divisione è assolutamente necessaria. Faccio un esempio. Il
programma al quale Insolera e io abbiamo lavorato come membri di un comitato scientifico,
nella prima metà del 1995, è stato finanziato nella seconda parte del 1997. Questi sono
i tempi italiani. Ed era un programma fatto prevalentemente di obiettivi, non di progetti.
Ciò significa che in due anni sarebbe stato necessario definire i progetti, indire le
gare, assegnare i lavori e realizzare le opere. Un'impresa impossibile. Per quanto
riguarda i visitatori, vorrei dare qualche numero. Nel 2000 approssimativamente avremo
quattro tipi di flussi. Il primo è quello ordinario per il Giubileo, pari a 50-60 mila
persone al giorno. Alla domenica e nella media stagione arriveremo a 100-120 mila
presenze. Nei mesi di maggiore affollamento toccheremo i 200-250 mila visitatori. Infine
c'è il grande raduno di agosto, che non sarà di due milioni di persone, perché Tor
Vergata ne contiene al massimo un milione e mezzo. Le diverse scale di afflusso devono
determinare diversi modi di regolamentazione. Certamente l'ideale sarebbe stato poter
contare su un'infrastruttura di trasporto sotterranea. Noi abbiamo solo 35 chilometri di
metropolitana, mentre ne servirebbero 250-300. In mancanza di queste infrastrutture, certi
problemi sono insolubili e non sarà certo l'Agenzia per il Giubileo che potrà
affrontarli. Inoltre sarebbe necessario spostare la città della burocrazia, con i
relativi uffici, fuori dal centro storico. Tutte le mattine 600 mila persone vengono dalla
periferia alla cerchia delle Mura Aureliane e tutte le sere fanno il percorso inverso.
Ronchey: La questione essenziale, secondo me, è che la buona amministrazione consiste
nel commisurare i mezzi ai fini, oppure viceversa, se i primi scarseggiano, i fini ai
mezzi. Poiché le strutture di Roma sono assai lacunose e non possono essere adeguate in
tempo per il Giubileo, bisogna per forza commisurare i fini a questi mezzi assai limitati.
Ormai il discorso sulla nuova linea della metropolitana è superato. Tra l'altro il
progetto era improponibile anche per via di un vincolo archeologico che avevo posto come
ministro dei Beni culturali. Ma se i pellegrini dei secoli passati, come si legge nelle
cronache, venivano a piedi «de tota Lombardia et Burgundia et Alamania», qualche
chilometro camminando potranno pur farlo anche i visitatori del 2000. Io questa mattina
sono venuto a piedi, qui in largo di Torre Argentina, da piazza Adriana. Per arrivare al
Colosseo ci metterei un altro quarto d'ora, 20 minuti al massimo. E ho 73 anni. Insomma,
fatta eccezione per i disabili, i pellegrini possono benissimo vedere Roma lasciando i
torpedoni fuori dal centro storico. Ma non credo, caro Zanda, che riuscirete ad ottenere
questo risultato. È stato detto che già a settembre i pullman sarebbero stati fermati,
ma io li vedo regolarmente circolare, tutti i mercoledì e le domeniche, nei dintorni di
San Pietro.
Zanda: Quella promessa per settembre l'hanno fatta altri, non l'Agenzia.

Ronchey: Lo so, ma il problema resta. Purtroppo Roma è strozzata dal fatto che si è
estesa a macchia d'olio tutt'intorno ai quartieri storici, senza nessun centro direzionale
di sviluppo e con spese enormi, perché è stato necessario portare i servizi in tutte le
direzioni. Un'espansione selvaggia alla quale non sono certo state estranee la finanza e
l'industria immobiliare legate al Vaticano. Stando così le cose, un po' di strada a piedi
i pellegrini devono convincersi a farla. Non possono pretendere di fare il giro delle
sette chiese con il pullman, la televisione, il frigobar e l'aria condizionata.
Insolera: Mi piacerebbe a questo proposito sapere quali sono i programmi predisposti
dall'Opera Pellegrinaggi, se si prevede che l'itinerario di visita alle basiliche venga
coperto a piedi o con altri mezzi. Una volta svegliatosi alla mattina sull'Aurelia, che
cosa farà il pellegrino tipo?
Zanda: Nel 1950 ero un bambino: venni dalla Sardegna a Roma per l'Anno santo e mia
madre mi portò a fare il giro delle basiliche. Lo facemmo a piedi. Mi piacerebbe che
anche i pellegrini del 2000 facessero lo stesso.
Ronchey: Ma riuscirete a persuadere il Vaticano che i pullman vanno tenuti fuori dal
centro storico?
Zanda: Questa sarà la regola, come ha dichiarato formalmente il comune di Roma.
Insolera: Siamo tutti d'accordo che i pullman devono fermarsi. Ma poi i pellegrini che
fanno? Vanno a piedi o usano i mezzi dell'Atac, già gravemente insufficienti? È
impossibile vietare ai non residenti di prendere gli autobus. Ma se li prendono rischiano
di portare alla paralisi il trasporto pubblico.
Zanda: Per rispondere vorrei fare una premessa. Il pullman è un mezzo di trasporto
molto utile, perché è economico e flessibile. Il suo uso è in crescita, ma tutte le
città hanno il problema dei torpedoni e soprattutto della loro concentrazione nei luoghi
d'interesse turistico in determinati periodi dell'anno. A Roma, dove ci sono monumenti
centrali che attirano visitatori ormai in tutte le stagioni, i pullman sono una fonte di
enormi disagi. Il sistema che abbiamo studiato in vista del Giubileo è abbastanza
elementare. Sul raccordo anulare verranno creati una decina di check point con parcheggi
di scambio, tutti vicini a stazioni ferroviarie o della metropolitana. Inoltre ci saranno
una cinquantina di luoghi d'accredito sparsi per l'Italia e l'Europa, in modo che i
pullman possano prenotarsi a distanza. Nella rete di parcheggi sul raccordo ci saranno
circa 1600 posti di sosta: lì si fermeranno i pullman e i loro passeggeri proseguiranno
con mezzi su rotaia. Altri 500 posti saranno disponibili in parcheggi di prossimità,
situati lungo la cinta delle Mura Aureliane. I pullman in grado di esibire la prenotazione
saranno autorizzati a proseguire oltre il raccordo e a fermarsi in questi altri parcheggi.
Ma nel 2000 saranno rigorosamente proibiti ai torpedoni i due comportamenti, oggi
abituali, che gettano nel caos il traffico romano: la circolazione nel centro storico e il
parcheggio lungo le strade. Per chi trasgredirà i divieti, abbiamo previsto una multa di
due milioni. Insolera chiede che cosa offriamo ai pellegrini per spostarsi in città. Per
coloro che arrivano nei parcheggi di scambio ci saranno trenini che li porteranno alla
stazione Termini. In più il comune darà in appalto a privati otto linee supplementari di
trasporto urbano, per servire i quartieri con le maggiori concentrazioni alberghiere, in
modo che ci sia un'alternativa, almeno parziale, ai mezzi dell'Atac.
Coen: E il grande parcheggio del Gianicolo a che serve, se i pullman non possono
entrare nel centro di Roma?
Zanda: È uno dei parcheggi di prossimità. I pullman che si saranno prenotati per il
Gianicolo riceveranno, al loro arrivo al check point, una cartina e un itinerario da
seguire. Inoltre a bordo salirà un volontario, che farà da guida per aiutare l'autista a
portare il mezzo a destinazione.
Ronchey: Vorrei fare un obiezione. Sapete come funziona la polizia urbana di Roma? Vi
riferisco una situazione che conosco personalmente. Io, da quattro anni, ogni sabato e
ogni domenica vado a piedi da via Fosse di Castello a piazza Navona. E passo per via dei
Coronari, davanti alla quale c'è un grosso cartello con scritto: «Area pedonale con
eccezione per gli scarichi merci dalle ore 0 alle ore 10 di mattina». Ebbene, da quattro
anni vedo passare ogni volta per quella via automobili, furgoni e motorini, ma non ho mai
incontrato un vigile urbano. Se le cose vanno così, come si fa a non essere scettici su
certi progetti?
Coen: Aggiungo un aneddoto. Io abito a Trastevere e per anni non ho mai visto vigili.
La prima volta che sono comparsi mi hanno spiegato che erano lì perché il Papa doveva
andare a visitare Santa Maria in Trastevere.
Zanda: Queste osservazioni sono in gran parte fondate. D'altronde, con un numero
complessivo di presenze preventivato intorno ai 26 milioni e con soli 35 chilometri di
metropolitana, è chiaro che toccasana non ce ne sono. Tuttavia credo che il sistema da
noi predisposto, se realizzato in tutte le sue componenti, possa dare buoni risultati,
almeno fino a duemila pullman. Nel caso del grande raduno d'agosto occorrerà mettere in
campo soluzioni straordinarie. Naturalmente, perché tutto funzioni, servirà un impegno
molto forte delle autorità comunali e governative. Il progetto per evitare l'invasione
dei pullman è in via di approvazione, ad uno stadio molto avanzato della procedura. Ci
vuole però anche un provvedimento di legge per aggravare le sanzioni contro chi
infrangerà i divieti di circolazione e di sosta per i pullman durante il Giubileo. Più
in generale credo che dobbiamo entrare nell'ordine di idee che grandi spostamenti e raduni
di massa diventeranno sempre più frequenti. Quando ai funerali di lady Diana partecipano
cinque milioni di persone, quando ogni anno si svolge a Berlino un immenso rave party con
un milione di giovani, è chiaro che sono in corso mutamenti epocali del costume sociale e
che siamo tutti ancora insufficientemente attrezzati per fronteggiarli.
Insolera: Io credo che, attraverso le prenotazioni a distanza, si dovrebbe fare in modo
di ridurre il numero dei pullman organizzando dei treni speciali, usati spesso per i
pellegrinaggi anche a causa dei costi contenuti. Comunque però a un certo punto la gente
dovrà scendere dai treni nelle stazioni o dai pullman nei check point. E sarà una massa
enorme di persone da trasportare con i veicoli dell'Atac o con altri mezzi. Mi chiedo se
non sarà necessario riservare alcune strade, o almeno delle corsie preferenziali, al
passaggio dei pellegrini, chiudendo il traffico alle vetture private. Non so se è stata
prevista qualche misura del genere, se si pensa almeno di pedonalizzare le zone intorno
alle basiliche. Forse servirebbe anche per il futuro, nel senso che l'esperienza del
Giubileo potrebbe dare indicazioni utili per definire una nuova regolamentazione del
traffico a Roma.
Coen: Per concludere vorrei ribadire un concetto che riguarda non i problemi
organizzativi, ma il modo in cui viene presentato il Giubileo. Non si tiene minimamente
conto dei tanti romaniche non sono credenti o comunque non sono cattolici. Il Vaticano
svolge il suo ruolo e nessuno lo contesta. ma il comune dovrebbe rappresentare l'intera
cittadinanza. Siccome la scadenza del secondo millennio è anche una ricorrenza civile,
che come tale viene celebrata in vari paesi, secondo me si tratta di una forzatura grave,
che offende molte persone. Mi domando perché, accanto al Giubileo, non si possano
programmare convegni culturali laici che traccino un bilancio del millennio trascorso.
Ronchey: Io vorrei lanciare un'idea, che magari «Reset» può raccogliere. Invitare a
tenere una conferenza Jacques Le Goff, lo storico francese che ha pubblicato il famoso
studio sull'invenzione del Purgatorio. In effetti non ci sarebbe il Giubileo se non ci
fossero le indulgenze, che a loro volta non esisterebbero se intorno al XII secolo, con
l'avvento della società mercantile, non fosse stato inventato il Purgatorio. Prima si
parlava solo di Inferno e Paradiso.
Coen: Mi sembra però un'impostazione troppo in negativo, di semplice polemica con il
Giubileo cattolico.
Zanda: Ho ben presente questa esigenza. L'Agenzia sta organizzando un grande forum
mondiale per il 2000, in coincidenza con il Giubileo, che avrà un carattere di
testimonianza anche su come i laici celebrano il passaggio del millennio. Inoltre siamo
molto attenti a non urtare a sensibilità di chi non crede, anche dal punto di vista
dell'uso delle parole: nei nostri documenti non parliamo di pellegrini, ma di visitatori.
L'Agenzia si rivolge a tutti: pellegrini e non pellegrini.
Coen: Mi fa piacere la vostra iniziativa di un convegno laico. Sta di fatto però che
nessuno ne parla, mentre siamo bombardati da una continua esaltazione del Giubileo
cattolico.