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Da Reset/Roma? Speriamo che se la cavi

Forum sul Giubileo con Federico Coen, Italo Insolera, Alberto Ronchey e Luigi Zanda

 

 

Il punto sulla capitale d'Italia e centro della cristianita' a un anno dal big bang giubilare. I pellegrini stanno per arrivare ma ancora non si sa se troveranno una citta' in grado di accoglierli. Si poteva fare diversamente? Era inevitabile la Grande Adunata Spirituale del 2000? Il responsabile dell'agenzia per il Giubileo a confronto con il motivato scetticismo di tre intellettuali romani.

  

Coen: I contributi da cui prende spunto questa discussione sono due. Il primo è il libro sul Giubileo di Alberto Ronchey, Accadde a Roma

nell'anno 2000, che ha suscitato interesse e molte polemiche, alcune piuttosto acide. Ad esempio il sindaco di Roma Francesco Rutelli lo ha accusato di essere sceso al livello di una disputa condominiale.

Ronchey: Si sbagliava, perché non abito in condomino, ma in affitto. Avrebbe dovuto informarsi meglio.

Coen: Inoltre c'è il dossier pubblicato nello scorso numero di «Reset», intitolato Laici dove siete?, in cui si affronta anche il tema generale della tendenza clericale che molti di noi vedono affermarsi sempre più nella politica italiana. Ma in questa discussione vogliamo restare al tema del GIubileo.

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Una prima questione sono le condizioni materiali in cui ci stiamo avviando verso l'appuntamento delle celebrazioni giubilari. Una seconda è il modo in cui viene presentata la scadenza del secondo millennio come un fatto esclusivamente religioso, attraverso una propaganda che di fatto taglia fuori tutti coloro che sono estranei alla Chiesa cattolica. Un dato inoppugnabile, a mio parere, è l'accettazione passiva del punto di vista del Vaticano, da parte delle autorità civili, nella progettazione dei provvedimenti per il Giubileo. Basta pensare che non si è presa in considerazione l'ipotesi di diluire le celebrazioni nel tempo, in modo da attutirne l'impatto sulla città. E per giunta sono stati assecondati gli appelli del Papa a una massiccia affluenza di pellegrini concentrata su Roma, mentre sarebbe stato possibile decentrare le manifestazioni giubilari in altre località di forte richiamo religioso. La mia impressione è che non ci sia stato alcun negoziato serio per contemperare le esigenze spirituali della Chiesa e quelle concrete di Roma e dei suoi cittadini.

Ronchey: Vorrei aggiungere qualcosa sul Giubileo, isolando una singola questione che mi pare macroscopica. Mi riferisco alla grande adunata che si dovrebbe tenere a Tor Vergata il 19 e il 20 agosto del 2000. Dovunque si reca, in giro per il mondo, il Papa si congeda dalle folle dei fedeli dicendo: «Ci vediamo a Roma». La sua intenzione è portare nella nostra città, in quell'occasione, due milioni di persone tutte insieme. Questo significa, secondo i calcoli pubblicati dalla stampa, 26 mila pullman, che occuperebbero 780 chilometri di rete stradale. Bisogna poi aggiungere i lavori di allestimento della zona prescelta per la manifestazione, con l'interramento di cavi elettrici e tubazioni del gas per centinaia di ettari. Senza contare gli enormi problemi di ordine pubblico e assistenza sanitaria: basta ricordare che a Parigi, in occasione del grande raduno di un milione di giovani intorno al Papa, l'estate scorsa, ben otto ragazze hanno partorito sui prati di Longchamp.

Che Giovanni Paolo II cerchi il contatto diretto con le masse non è una novità. È il modo in cui interpreta la sua missione. Ma i laici, pur con il massimo rispetto, avrebbero dovuto fare presente che a Roma un progetto del genere presenta problemi pratici insuperabili, di tipo organizzativo e logistico. Ciò non è avvenuto. E non si tratta di un episodio isolato, bensì di un simbolo di come è stata condotta l'intera gestione del Giubileo.

Potrei citare dozzine di casi analoghi, a cominciare dall'esigenza di tenere lontani dal centro storico i pullman. Per gli abitanti dei quartieri limitrofi a San Pietro, c'è il rischio di fare un'indigestione di benzene. A via Fosse di Castello è rimasto esposto per tre settimane uno striscione con la scritta: «Tocci e Rutelli, venite a prendere il cancro da noi». Poi qualcuno lo ha fatto togliere. Ma il problema rimane.

Coen: A questo punto vorrei che Zanda ci dicesse se c'è stata una trattativa con la Santa Sede e come si è svolta.

Zanda: Il rapporto tra l'Italia e il Vaticano è molto buono, ma è pur sempre un rapporto tra due Stati. Per la città di Roma ospitare al proprio interno uno Stato sovrano comporta onori ed oneri. Cito solo un dato: nel 1945 le ambasciate accreditate presso il Vaticano erano una quarantina, mentre oggi sono circa 170, tutte nel territorio della città. Non penso proprio che ci sia stata alcuna trattativa fra lo Stato italiano e la Santa Sede sull'indizione del Giubileo. Il Papa ha emesso nel 1994 la sua lettera apostolica, ha proclamato l'anno santo. Non mi pare si potessero intavolare negoziati. Peraltro che nel 2000 ci sarebbe stato un Giubileo lo si sapeva già da sette secoli! La Santa Sede non vuole concentrare tutte le manifestazioni a Roma. Nel 2000, per la prima volta nella storia della Chiesa, il Giubileo sarà celebrato in tutto il mondo. Ognuna delle innumerevoli diocesi sparse per il pianeta organizzerà un suo pellegrinaggio locale, un suo Giubileo, con le relative cerimonie. L'evento avrà una dimensione globale e non si concentrerà esclusivamente nella nostra città.

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Ronchey: Questo è vero: me l'aveva anticipato monsignor Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana. Tuttavia al decentramento delle celebrazioni si è sovrapposto il continuo appello a venire a Roma lanciato dal Papa nel corso dei suoi viaggi.

Zanda: Distinguiamo. Il Giubileo si svolgerà in tutto il mondo. Poi certamente a Roma, dove si trovano San Pietro e il Papa, ci saranno gli afflussi maggiori. Però una volontà di distribuire territorialmente le celebrazioni c'è indubbiamente stata.

Coen: Perché non si è cercato anche di diluirle nel tempo, magari prolungando il Giubileo per un periodo di due o tre anni?

Zanda: Do la mia opinione personale. Questo Giubileo è importante anche perché coincide con la fine del secondo millennio e penso che chi vorrà partecipare ci terrà ad essere presente a Roma proprio nel 2000. Non mi pare quindi che organizzando celebrazioni anche nel corso di altri anni potremmo ridistribuire gli afflussi nel tempo. Se il Giubileo durasse sino al 2001, probabilmente verrebbe più gente.

Coen: Ma è stata fatta qualche valutazione sul rischio di congestione che investirà una città già sovraffollata?

Zanda: Il trend del turismo mondiale è chiaro. Nei prossimi anni è fatale che a Roma, come nelle altre metropoli, si vada verso un aumento dei visitatori, con picchi di affluenza molto elevati. Accade in tutto il mondo. Detto questo, è indubbio che nell'organizzazione del Giubileo ci sono opinioni diverse. Ad esempio credo che l'Agenzia per il Giubileo avrebbe funzionato meglio se fosse stata gestita insieme, come avevo proposto originariamente, dall'Italia e dalla Santa Sede. Sarebbe stato anche preferibile se fosse stato realizzato un sistema di prenotazioni unitario e non due sistemi separati, uno per le cerimonie religiose e uno per le visite ai musei. Io la penso così.

 

Ronchey: Vorrei tornare al tema della trattativa. Ovviamente nessuno poteva negoziare con il Papa la bolla d'indizione del Giubileo, emessa nel novembre del 1994. Il punto è un altro. Discutendo con monsignor Sebastiani, monsignor Sepe, o altri rappresentanti del Vaticano, qualcuno ha detto loro che Roma non dispone di strutture adeguate per reggere l'impatto dell'enorme massa di pellegrini che il Papa vorrebbe far venire nel 2000? È vero che siamo nell'epoca dei grandi raduni. Però Parigi ha 14 linee delle metropolitana, mentre a Roma ce ne sono appena due. Londra ha da 15 anni tre corsie del raccordo anulare e sta costruendo la quarta, mentre qui ne abbiamo ancora due per buona parte del tracciato. Del resto per l'accesso ai musei vaticani è stato introdotto il numero chiuso, perché altrimenti si declimatizzano i dipinti e si rovinano preziose opere d'arte. Per accedere alla stessa piazza San Pietro c'è un sistema di prenotazioni con ticket, perché non può accogliere più di 170 mila persone. E allora perché non discutere sul fatto che nel centro di Roma non possono entrare migliaia di pullman? Se ne è parlato o no? E tu, Zanda, hai trovato resistenze da parte vaticana a una limitazione degli afflussi?


 
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