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Da Reset/Il videolibroclip di Fabio Fazio

Fabio Fazio intervistato da Federigo Argentieri

 

 


Con questa intervista a Fabio Fazio, "Reset" inaugura una serie di incontri letterari con personaggi che lavorano lontano dall'industria editoriale, ma che sono cresciuti attraverso i libri, ne riconoscono il valore fondamentale, ne sanno comunicare il fascino inattuale. E che soprattutto lo fanno da veri testimonial della lettura.

"Lo so, sono un conduttore televisivo, getto la maschera e dico la mia sul rapporto libri - televisione, è un obbligo al quale non mi posso più sottrarre. Si dice, sbagliando, che la lettura sia stata assassinata dalla televisione. Non sono d'accordo: come in tutte le controversie, esprimere giudizi definitivi e condanne perentorie è sbagliato. Prima di tutto bisogna riconoscere alla televisione un ruolo educativo storico; è stata capace di avvicinare gli italiani alla loro lingua, poi con gli sceneggiati gli ha fatto scoprire per la prima volta i romanzi, i grandi classici. Per la mia generazione, sono nato nel 1964, la televisione è stata una forma primitiva di letteratura. E poi, il piccolo schermo è affascinante, immediato, coinvolge, appassiona; il suo vero difetto semmai è la superficialità, non può approfondire, può solo innescare desideri. Per approfondire bisogna passare necessariamente ai libri. È li che è più facile trovare la coincidenza tra significato e significante. O almeno così dovrebbe essere perché purtroppo, troppo spesso, anche la parola scritta viene svilita nei suoi usi più consueti. Talvolta leggendo un libro ci si trova a rimpiangere la televisione, e non è un bel leggere. Ma questo è un altro discorso"

Libri in Tv? No, grazie

"La televisione assolve ad un compito infinito, fa da balia, è la nostra educatrice, una grande mamma sempre accesa. Fa, o per meglio dire le facciamo fare, tutto quello che non fanno più gli esseri umani che sarebbero chiamati per tradizione a svolgere determinati compiti, spesso sostituisce la famiglia, i professori, gli amici. Credere che la televisione debba occuparsi di libri è sbagliato. A questo proposito cito sempre una frase di Guglielmi: "In televisione si può parlare solo di libri brutti". Ha ragione perché la televisione, per definizione, è l'opposto del libro, è un vettore generalista che si scontra con una scelta consapevole, la più consapevole di tutte. L'unico modo conosciuto dalla televisione di parlare di libri è quello di sceneggiarli attraverso la fiction, è la sola traduzione possibile, non può fare altro. A "Quelli che il calcio" abbiamo scelto di non parlare di libri, o di parlarne poco, prima di tutto per non fare acquisire troppo potere al conduttore, poi per non trasformare la trasmissione in una vetrina che espone troppi prodotti. Fa male alla televisione, non serve al libro. Abbiamo ospitato Paco Ignacio Taibo II e Maurizio Maggiani, non i loro libri. Aggiungo che il rapporto libri - televisione è difficile anche per un altro motivo: per leggere occorre essere soli, in completa intimità; in televisione, da una parte e dall'altra dello schermo, siamo comunque sempre in troppi".

Libro: se non devi, lo leggi

"Appartengo alla prima generazione cresciuta in compagnia della televisione, questo ha comportato un approccio lento alla lettura, da ragazzino non ero uno che divorava libri. Preferivo Furia e Goldrake. Sandokan l'ho conosciuto in tv prima che dai libri. E poi c'era mio padre, i suoi racconti di bambino nato sotto la guerra, mi diceva che quando a lui regalavano un libro era veramente felice, provava una gioia infinita. Con il tempo ho capito che aveva ragione, perché la pagina scritta esercita al meglio la fantasia, è addirittura meglio del cinema, spesso fa persino più paura. Non ne faccio una questione di rimpianti o di moralismi. È così e basta. Lo spazio per la lettura è una cosa che si impara a trovare piano piano. E ogni volta ti accorgi che è una conquista, che il tempo passato di fronte a un libro aperto non è mai tempo perso. Nella mia vita sono aumentati gli impegni e, paradossalmente, lo spazio dedicato alla lettura è sempre aumentato in quantità e intensità. Ne ho bisogno, non sopporto quelli che dicono di non leggere perché non ne hanno il tempo, sono bugiardi. Il tempo si trova sempre. Perché c'è un momento, fondamentale nella vita di ciascuno di noi, o almeno per me è stato così, in cui si percepisce il piacere, anche fisico, di leggere, un momento in cui capisci che "hai voglia" di farlo, che non ne puoi fare a meno. Per me quel momento è coinciso con la fine della scuola. Perché quando finisce l'obbligo, il dovere della lettura si trasforma in piacere e tutti quei libri che sino ad allora erano stati vissuti esclusivamente come momento di studio diventano scelte personali. È l'inizio del tuo telecomando, dopo fermarsi è impossibile".

Spot per un bene rifugio

"Leggendo ho scoperto che i libri non sono soltanto l'occasione per un momento di riflessione, diventano un rifugio, anche fisico, dietro una pila di libri ti puoi nascondere, sentirti protetto. I libri sono cose già pensate, già fatte, già dette, che tu devi elaborare, fare tue. Il tuo interlocutore di carta è sempre gentile, paziente, non ti lascia mai a metà strada. È una persona che ti chiede di ascoltarlo, con il quale puoi fare dei viaggi meravigliosi. A me piace pensare al libro anche come a un oggetto, un elemento indispensabile per l'arredamento della casa. Quando hai finito di leggerli, li metti in ordine su uno scaffale ed è come offrire un rifugio sicuro a un amico che in cambio ti ha raccontato la sua storia. I miei libri sono tutti censiti in agende, per ordine alfabetico degli autori, completi di titolo ed editore. Negli scaffali li divido per casa editrice, li metto in ordine di formato e di colore. Sembra complicato ma quando li cerco li trovo subito. Trascorrere del tempo in libreria è diventato un momento importante. L'idea che ci sia così tanto da leggere e che si possa scegliere non mi disorienta, al contrario è rassicurante. A me fa piacere sapere che il giorno in cui finirò di lavorare, quando non mi vorrà più nessuno, avrò così tante storie da farmi raccontare. E allora li compro i libri e li metto da parte, sono la mia protezione fisica, la cosa più vicina al mattone, e il mattone è il bene rifugio più amato dagli italiani. Cosa ne dite di quest'idea per uno spot sulla lettura?"


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