Ma il consumatore ci guadagna?
Valentina Furlanetto
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Che fine farà Microsoft? E che fine faranno gli utenti delle "finestre" più
popolari del mondo? Mentre si attende la decisione dei giudici riguardo alle sanzioni da
applicare alla società di Bill Gates, colpevole secondo il giudice Thomas Penfield
Jackson di aver "conservato il suo potere monopolistico mediante pratiche
anticompetitive cercando di estendere il suo monopolio sul mercato dei Web browser, in
violazione dell'art. 2 dello Sherman Act" e di
aver "violato l'art.1, gemellando illecitamente la distribuzione del Web browser,
Internet Explorer, al sistema operativo Windows", già ci si chiede che effetto avrà
la sentenza sui concorrenti e soprattutto sui consumatori.
Un effetto che si vedrà fra non molto. Dovevano infatti passare due anni da questa
sentenza all'appello, ma il giudice "per non danneggiare la borsa e l'economia"
ha chiesto che si procedesse d'urgenza, scavalcando la Corte d'Appello e passando la
patata bollente direttamente alla Corte Suprema. Entro il 28 aprile, dunque, l'Antitrust
avanzerà alcune proposte per risolvere la situazione, entro il 10 maggio dovrebbe
arrivare la controproposta Microsoft e entro il 24 di maggio ci dovrebbe essere la prima
udienza per decidere il da farsi. E la decisione finale sarà presa fra sei o sette mesi.

Due sono le soluzioni in vista: la divisione della società in tre o più rami oppure il
monitoraggio del governo su Microsoft, affinché qualsiasi comportamento scorretto della
società venga segnalato e fermato in tempo.
Ma chi ci guadagna?
Chiaramente l'affair Microsoft ha sollevato l'umore ai concorrenti della società di Bill
Gates, il magnate che in pochi anni è riuscito a inimicarsi larga parte del mondo high
tech. Con irripetibile tempismo America Online il
giorno dopo la sentenza ha lanciato la nuova versione, la numero 6, di Netscape, il
browser Internet diretto concorrente di Explorer. Con uguale tempismo Sun Microsystem ha
lanciato Jini, una tecnologia basata sul controllo tecnologico aperto Java che consente a
diversi apparecchi tecnologici, dai computer alle tv fino ai telefonini, non solo di
navigare su Internet ma anche di "dialogare" tra loro.
Ma la domanda che preme di più è capire se e come da questa storia beneficeranno i
consumatori.
Oltre al processo antitrust infatti sono in attesa di soddisfazione un centinaio di cause
civili intentate da associazioni dei consumatori e privati che intendono farsi rimborsare
il prezzo troppo elevato con cui veniva venduto Windows. La sentenza Jackson ha infatti
sancito che, grazie al suo potere monopolistico, la Microsoft commercializzava Windows a
un prezzo di 89 dollari, quando il prezzo concorrenziale sarebbe stato di 49. E secondo la
legge americana il risarcimento stabilito in questi casi corrisponde al triplo del danno
subito.
Tra l'altro, secondo l'ex-senatore dell'Ohio e presidente dell'associazione consumatori Consumer Federation of America Howard
Metzenbaum "In realtà il browser di Microsoft non era affatto gratuito perché gli
utenti lo pagavano assieme agli aumenti continui del sistema operativo".

Di uguale parere Joel Klein, l'avvocato che ha condotto l'inchiesta contro Microsoft da
parte dell'ufficio antitrust del Ministero della Giustizia: "Da questa decisione
trarranno vantaggio sicuramente i consumatori perché stimolerà la competizione dei
prezzi e l'innovazione nell'industria tecnologica".
Eppure non si può ignorare che il sistema operativo prodotto da Gates fa girare 400
milioni dei 450 computer esistenti sul globo e che i programmi di scrittura e di calcolo,
le famose "finestre" ("Windows") della Microsoft, sono popolari e
amate, tanto più che dopo la sentenza preliminare del 5 novembre scorso, alla quale sono
seguite le trattative
con la Microsoft poi naufragate , la maggior parte degli americani non ha dato
indicazioni di volere lo smembramento della società di Bill Gates: il 67% degli
interpellati dichiarava in novembre di mantenere la fiducia nella società di Gates e solo
il 16% ne diffidava.
Brad Smith, uno degli avvocati schierati a rappresentare la Microsoft, giudica lo
smembramento negativo per gli utenti: "Sarebbe un disservizio per il pubblico se la
decisione del giudice Jackson dovesse essere confermata in appello perché diventerebbe
difficile per noi come per le altre compagnie integrare nuovi programmi e nuovi servizi
nei nostri prodotti per renderli più economici e semplici da usare. Sarebbe un enorme
passo indietro per tutti".
Ma c'è chi pensa alle pene del contrappasso. Phil Greenspun, creatore del movimento e
sito Bill Gates personal wealth clock ,
vorrebbe che il Governo, per punire Microsoft, si impegnasse in investimenti per lo
sviluppo del sistema Linux , il browser "open
source" che fa concorrenza a Explorer e Netscape. Mentre Bruce Perens, co-fondatore
del movimento per il sostegno di Linux, Linux Capital
Group , vorrebbe che, come sanzione, la società di Bill Gates fosse obbligata a
rendere accessibile il source code, il codice sorgente, linguaggio di base del sistema
operativo, che, secondo la filosofia Linux, dovrebbe essere accessibile a tutti gli
utenti.
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