Caffe' Europa
Attualita'



Proprieta privata: divieto di "linkare"

Riccardo Stagliano'

 

Articoli collegati
Proprieta privata: divieto di "linkare"
"Giusto frenare i parassiti, ma..."
"E' un attacco al Web, la generosita' paga"

Questo articolo e' apparso sul "Corriere della Sera" (www.corriere.it) del 6 settembre.

C'e' chi propone di arricchire la quasi inesistente segnaletica della rete con un nuovo cartello: "Divieto di link". Se quest'idea passasse non sarebbe piu' ammesso fare certi rimandi a siti altrui, soprattutto se questi salti ipertestuali conducessero direttamente all'interno del sito destinatario, bypassando l'home-page. L'eventuale estremizzazione di questa tendenza potrebbe essere commentata in una parola: follia. Esiste ormai una crescente casistica ma ancora nessuna sentenza perche' tutte le liti si sono sciolte fuori dall'aula, in accordi stragiudiziali.

L'ultima in ordine di tempo e' quella che ha opposto la major americana Universal Studios a Jean-Pierre Bazinet, un ventenne canadese ideatore e gestore di Movie-List. Il sito consiste in un grande elenco, costantemente aggiornato, a oltre 900 trailer cinematografici. Il ragazzo si limita a ordinare alfabeticamente i link ai vari provini che per la maggior parte si trovano sui server delle case cinematografiche che li hanno prodotti. Cliccando sul titolo il visitatore si trasferisce su un altro sito: per lui c'e' il vantaggio di trovare in un unico luogo tutte le anticipazioni, le singole major beneficiano invece di visitatori supplementari. Una win-win situation, come si dice: tutti guadagnano, tutti dovrebbero essere contenti.

nolink01.jpg (12873 byte)

E invece no. "Lei non ha il permesso di linkare alcun sito che contiene nostro materiale sotto copyright senza la nostra specifica autorizzazione" scriveva stizzita Carolyn Hampton, avvocato della Universal, alla fine di luglio. Tantomeno - ma questo e' di tutta evidenza - aveva il permesso di raccoglierli su Cd-Rom e poi venderli. Il danno consisteva nel fatto che i rimandi contestati "saltavano" la home-page del sito ufficiale, occultando cosi' i banner pubblicitari che questa abbondantemente ospitava. "Non me la sento proprio di andare a processo - ha dichiarato Bazinet rimuovendo i 50 link contesi - . Tuttavia la caratteristica piu' tipica di Internet e' proprio costituita dai link: se vengono vietati o limitati, si stravolge completamente la sua fisionomia".

Dopo la minaccia ha poi ricevuto una piu' conciliante telefonata dalla compagnia che gli diceva che, se voleva, avrebbe potuto linkare le pagine dedicate a un film ma non direttamente il trailer. Ragionevole. Tuttavia il problema del "linkaggio profondo" ("deep linking", con un termine che, come ha notato Scott Rosenberg che ha dato fuoco alle polveri del dibattito sulla rivista online "Salon", "Sembra un omaggio sia al Watergate che all'industria pornografica") era gia' stato sollevato nel caso di Ticketmaster contro Microsoft. L'azienda di Redmond aveva chiesto l'autorizzazione acche' la sua guida online Sidewalk Seattle potesse rimandare direttamente ai servizi di prenotazione e vendita di biglietti provvisti dall'altro sito. Dopo un po' pero' i negoziati si erano interrotti e Microsoft aveva deciso di procedere comunque, in assenza del permesso. Nell'aprile del '97 si era quindi andati per le vie legali, arrivando poi a una transazione agli inizi del '99 nella quale Microsoft rinunciava alla sua pretesa.

Prima ancora era stata TotalNews a passare dei guai per un linkaggio sfrontato. Qui pero' la situazione era oggettivamente meno sostenibile: il sito infatti non era altro che un'edicola virtuale che rimandava a oltre mille giornali elettronici e presentava le loro pagine all'interno di un "frame", un riquadro elettronico, che ospitava pubblicita' propria oscurando quella delle fonti originarie. Al che le maggiori case editrici coinvolte in questo spossessamento avevano preso carta e penna e presentato una denuncia, ancora una volta conclusasi in un accordo privato con la rimozione dei link.

La teoria giuridica sulla materia e' ancora molto nebulosa. "I siti web - tranne che siano protetti da password o in altro modo - son fatti per essere visti da tutti: i loro creatori hanno implicitamente concesso a chiunque lo voglia un limitato permesso di copiarli" ha argomentato Richard Gruner, docente alla Whittier Law School di Los Angeles. Se la copia e' legittima lo sara' tantopiu' il link che pur sempre non "ruba" ma anzi accresce il traffico sul sito linkato.

Ma c'e' chi dissente. "Se un determinata major vuole che tu veda quattro schermate di pubblicita' della Coca Cola prima di arrivare a un trailer dove c'e' Nicole Kidman in sottoveste, ha tutto il diritto di importele" ha sostenuto Emily Madoff, avvocato specializzato sulla proprieta' intellettuale presso lo studio Wolf Popper di New York. E sempre piu' legali consigliano i loro clienti di chiedere un esplicito "permesso di link" ai titolari dell'informazione cui si rimanda. In attesa del primo vero precedente che qualche corte presto si prendera' la pena di fissare, il solito Scott Rosenberg auspica il trionfo della ragionevolezza: "Speriamo che una profonda saggezza finisca per regnare su questa materia o ci troveremo in un guaio profondo".

 

Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui

Archivio Nuovi Media

 


homearchivio sezionearchivio
Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier | Reset Online | Libri | Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media | Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo