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Nuvole di vapore e palazzine Liberty a Salsomaggiore

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Dove è oggi la Pianura Padana c'era un tempo solo mare. Quando la pianura emerse dall’acqua trattenne per sé, imprigionato, un piccolo lago di acqua salata. A scoprire per primi questo tesoro nascosto furono i Celti e i Romani che ben conoscevano il valore delle acque intrappolate nel sottosuolo del comprensorio di Salsomaggiore, acque rare per l'alta concentrazione di minerali. E da quelle acque cominciò l'estrazione del sale.

Questo tesoro sotterraneo nutre ancora oggi il bacino termale di Salsomaggiore-Tabiano, villes d'eaux tra le più antiche d'Europa. Per secoli principi e feudatari si sono contesi questa ricchezza, fino a quando sulla zona delle saline disposta intorno a Salso non prese la supremazia la famiglia Pallavicino, arrivata in Italia al seguito di Carlo Magno. Castelli e torri proteggevano l'attività di estrazione del sale (il "sale di terra" era concorrenziale a quello estratto dal mare di Cervia), il bene che per secoli ha fondato l'economia di questi territori. Salsomaggiore si trovava esattamente al centro di questo sistema difensivo, circondata da quattro castelli che un tempo si guardavano l'un l'altro: Tabiano, Bargone, Scipione e Contignaco.

Ma mentre per produrre il sale marino bastava il calore del sole, per separare il minerale dall'acqua fossile di Salsomaggiore occorreva una prolungata bollitura e una gran quantità di legna. Cosicché, oltre all'acqua del sottosuolo, estratta a forza di braccia, anche gli alberi delle fitte boscaglie che caratterizzavano nel medioevo il paesaggio e facevano corona ai pozzi, divennero un bene preziosissimo.

I primi a sperimentare il potere lenitivo delle acque furono i militari che qui medicavano le ferite riportate nelle furiose battaglie combattute attorno ai castelli della zona (l'acqua salsobromoiodica ha effetti antifiammatori e analgesici). E' certo, per esempio, che le utilizzarono, a scopo curativo, i militari delle file napoleoniche. I successi delle guarigioni attrassero nel 1806 l'attenzione di alcuni scienziati di Parma che iniziarono a studiare le proprietà medicamentose dell'acqua.

Le acque di Salsomaggiore vantano un primato mondiale: hanno la più alta densità di sali che si trovi in acque naturali. Le acque salsoiodiche escono dai pozzi con una densità di 16 gradi Baumé. Per dare un'idea basta ricordare che 1 grado Baumé corrisponde a circa 11 grammi di sale per litro e che il Mar Morto, il mare più salato al mondo, ha una densità di 5 Baumé, mentre il Mediterraneo ne ha 3. Le acque di Salsomaggiore, che sgorgano a una temperatura di 16 gradi Baumé, registrano anche la più alta percentuale di iodio (0,054 grammi per litro) e di bromo (0,23 grammi per litro), riscontrabile in acque naturali.

Occorre attendere la seconda metà dell'Ottocento, con gli esperimenti del dottor Lorenzo Berzieri, medico del posto, per assistere alla nascita della grande tradizione termale di Salsomaggiore e Tabiano, a pieno titolo tra le villes d'eaux più alla moda, accanto a Aix les Bains, Bden, Ischl. Il vero "decollo" di Salsomaggiore in ambito internazionale avviene all'inizio del nuovo secolo: nel 1901 si inaugura il Grand Hotel des Thermes, nato su progetto dell'architetto milanese Luigi Broggi e voluto da un gruppo di imprenditori che ne affida la conduzione a Cesare Ritz, l'ex sguattero svizzero divenuto il più grande albergatore d'Europa, e dal 1910 proprietario dell'hotel. L'albergo, un grande monumento Liberty ricco di trecento stanze (l'impatto scenografico di questo palazzo è così suggestivo che Bernardo Bertolucci girò, proprio nel salone Moresco, alcune sequenze del film "L'ultimo imperatore") diviene ben presto meta dei vip dell'epoca.

Qui scendono a "passare le acque" la regina Margherita, Mascagno, Giordano, D'Annunzio, Toscanini e Giuseppina Strepponi, moglie di Giuseppe Verdi, il quale invece preferiva la vicina Tabiano. Le acque venivano in quegli anni raccomandate non solo per faringiti, laringiti e bronchiti, ma anche per la cura, la conservazione e il recupero della voce degli artisti. Le più belle voci del panorama lirico erano infatti perlopiù ospiti di Tabiano insieme al Maestro Verdi e ai librettisti Illica e Boito.

Furono gli anni d'oro di questa cittadina tipicamente Liberty, quelli della Belle Epoque, a cui mette fine il primo conflitto mondiale. Negli anni '20 avviene la grande rinascita. Soprattutto con la costruzione dello stabilimento Terme Berzieri. Queste monumentali terme vengono inaugurate il 27 maggio 1923 (opera dell'architetto Ugo Giusti e del decoratore Galileo Chini) e rimangono un esempio straordinario di stile Déco con i bei mosaici policromi, le vetrate, gli ornamenti in oro zecchino.

Negli stabilimenti di Salsomaggiore si viene investiti da nuvole di vapore, una miscela di salinità e vapori iodobromici che sono il marchio olfattivo della cittadina. Sono vapori e odori che evocano suggestioni di hammam o di calidari romani, e appartengono ai rituali più antichi del termalismo. Le acque salsobromoiodiche, grazie alla loro complessa mineralizzazione esplicano una naturale azione antinfiammatoria e antibatterica locale e generale, sono indicate quindi per tutti quei disturbi di carattere artroreumatico e per numerossisime altre patologie fino a curare gli stati di stress o addirittura la sterilità (ne trasse vantaggio anche Sofia Loren che esattamente dopo nove mesi dal suo soggiorno alle Terme diede alla luce il suo primo figlio).

Salsomaggiore è stata la prima stazione termale in Italia ad abbinare alla cura termale trattamenti riabilitativi personalizzati e terapie fisiche come quelli studiati per molti campioni dello sport che qui si rimettono in forma. Qui si allena la nazionale maschile di pallavolo guidata da Bebeto, si curano il ciclista David Rebellin, il fondista Alberto Cova e il siepista Panetta, Filippo Inzaghi, Nicola Berti, Montero, Gianluca Vialli, Gianfranco Zola, Dino Baggio, Rijkaard e Gullit. Pacchetti vacanze salute sport formano una delle numerose offerte delle Terme dove tra l'altro si praticano anche l'aromaterapia e l'aromamassaggio e si attuano trattamenti naturali contro la cellulite.

Oltre a un'infinità di attività sportive il comprensorio offre percorsi di trekking e salute lungo sentieri segnalati. Salsomaggiore confina infatti con il parco regionale dello Stirone, "gioiello verde" della regione.

Inf. tel. 0 524 578 201

 

 RISTORANTE PARIZZI

Via della Repubblica, 71
tel. 0 521 285 952

Quando a Parma dici ristorante, tutti pensano al Parizzi. Infatti, la famiglia Parizzi è sulla breccia da cinquant'anni: dopo la gestione della trattoria Tiratardi di via Spezia, nel 1958 aprì la trattoria annessa alla salumeria di Via della Repubblica, che dieci anni più tardi, cambiando radicalmente impostazione, sarebbe diventata il ristorante parmigiano per antonomasia. Negli anni settanta e ottanta Ugo Parizzi, con la moglie Lella e lo chef Gino Giulianotti, consolidò la fama del locale su pilastri quali un ambiente curato anche nei particolari, un servizio professionale e attento, piatti elaborati ma di piacevolezza immediata che faranno scuola e la migliore cantina della provincia. Nel frattempo arrivano i lusinghieri giudizi della critica e l'ingresso nell'associazione del piatto del buon ricordo. Ora lo scettro della famiglia è passato nelle mani del figlio di Ugo, Marco, chef aderente alla prestigiosa associazione "Jeunes Restaurateurs d'Europe" e la saga dei Parizzi da Parma continua.

 

RISTORANTE VILLA MARIA LUIGIA

Via Galaverna, 28 Collecchio
tel. 0 521 805 489

Il più bel ristorante della provincia che per i parmigiani non si chiama Villa Maria Luigia ma, da sempre, Ceci: è stato infatti il giovane Giancarlo Ceci, figlio di ristoratori di Collecchio, che negli anni sessanta, ha rilevato una splendida villa abbandonata, già casino di caccia della Duchessa Maria Luigia, e l'ha riportata a nuova vita. La moglie di Giancarlo, Marta, si cimentò da subito ai fornelli con le preparazioni classiche della tradizione locale, e le lussuose sale della villa si riempirono subito. Nel tempo, mentre la cantina si arricchiva di preziose bottiglie e il servizio si improntava su alti livelli, gli chef Modesto Nevola e Franco Fiore hanno dato alla cucina di Villa Maria Luigia un fondamentale tocco di creatività adeguato all'ambiente. La consacrazione definitiva, negli ultimi anni, coincide con l'ingresso nella gestione del giovane Umberto Ceci: vari menu degustazione, materie prime di primissima qualità provenienti da tutt'Italia.

 


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