Chi è Giuseppe Modica 
             
             
             
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            Giuseppe Modica a Mazara
            del Vallo 
            Chi è Giuseppe Modica 
            La luce è la luce è la
            luce
             
            Giuseppe Modica nasce a Mazara del Vallo nel 1953. Vive e lavora a
            Roma. Del 1972-73, proprio a Mazara, è la sua prima mostra
            personale che riscuote un buon successo di pubblico. Del 1976 è la
            sua prima personale a Firenze, città dove studia all’Accademia di
            Belle Arti. 
             
            Nel 1978, ultimati gli studi e sganciatosi economicamente dalla
            famiglia d’origine, rimane a Firenze dove prosegue la sua
            attività di ricerca artistica. Sono anni durissimi nei quali la
            sopravvivenza è assicurata dall’appoggio di pochi amici
            appassionati d’arte e di piccoli collezionisti, che apprezzano le
            sue qualità e sanno riconoscere l’artista, seppure ancora in
            divenire. Sono, infatti, anni di ricerca intensissima, che hanno
            generato dipinti di forte impatto drammatico-esistenziale e di un’energia
            e vitalità non comune. Gli è a fianco la moglie Carla, conosciuta
            nel ’76. 
             
            Nell’80 e ’81 acquisisce una maggiore serenità economica che
            gli permette di continuare la sua ricerca e la professione di
            pittore grazie all’incontro con i mercanti d’arte Raffaello
            Banchelli ed Herbert Reich. Del 1982 e 1984 sono le mostre di
            Firenze che riscuotono l’interesse della critica toscana più
            accreditata: Pier Carlo Santini, Tommaso Paloscia, Renzo Federici,
            Giuseppe Nicoletti. 
             
            In questi anni conosce il pittore Bruno Caruso, al quale è ancora
            legato da una duratura amicizia, che affascinato dal suo lavoro
            scrive nel 1985 un bellissimo saggio per la mostra alla galleria
            romana “Incontro d’arte”. La mostra ha un grande successo di
            pubblico e di critica e costituisce il momento di partenza per un
            dialogo con importanti studiosi che hanno poi sostenuto il suo
            lavoro: Dario Micacchi, Enzo Bilardello, Guido Giuffrè e altri. 
             
            Fondamentale è in quell’occasione l’incontro con Maurizio
            Fagiolo dell’Arco che da quel momento si è interessato con rigore
            ed attenzione all’evoluzione della ricerca di Modica. 
             
            Del 1986 è la prima mostra personale alla galleria “La Tavolozza”
            di Palermo, in occasione della quale incontra lo scrittore Leonardo
            Sciascia, che rimane profondamente colpito dalle sue opere tanto da
            scrivere un articolo sulla pagina culturale nazionale del “Corriere
            della Sera”. La stima e l’apprezzamento di Sciascia consolidano
            l’affermazione di Modica in campo nazionale, impegnandolo in un’intensa
            attività espositiva. 
             
            Nel 1987 si trasferisce a Roma, con studio in Via dei Santi Quattro,
            a pochi passi dal Colosseo. 
             
            Nel 1989 incontra, Vittorio Sgarbi che focalizza in termini
            storico-critici lo spessore e l’autonomia della ricerca di Modica
            ne “L’ammodicazione del sogno”, testo scritto per la personale
            di quell’anno alla Tavolozza di Palermo e Jannone di Milano e
            inserito nella raccolta “La stanza dipinta” edito da Novecento e
            da Rizzoli. 
            La critica continua ad occuparsi di lui, fra gli altri: Marcello
            Venturoli, Sebastiano Grasso (Corriere della Sera), Giorgio Soavi
            (Il Giornale), Claudio Strinati. 
             
            Nel 1991 allestisce, alla Tour Fromage, la prima antologica su
            invito di Janus, direttore del prestigioso Museo Internazionale d’Arte
            Contemporanea di Aosta In quell’occasione Maurizio Fagiolo dell’Arco
            scrive il saggio “Le stanze inquiete” per il catalogo edito da
            Fabbri. E’ un testo fondamentale per comprendere la pittura dell’artista:
            scandaglia in modo originale ed approfondito il lavoro di Modica
            mettendone in evidenza la complessa fenomenologia delle
            argomentazioni e delle tematiche: artificio - luce - memoria -
            sicilitudine - geometria - specularità - tecnica. 
             
            Sarà Fagiolo a presentarlo al noto mercante d’arte Alfredo
            Paglione della storica galleria Trentadue di Milano, con il quale si
            creerà una proficua collaborazione e che gli organizzerà nella sua
            galleria diverse mostre personali. 
             
            Importante l’incontro, nel 1992, con Antonio Tabucchi che ha
            scritto appositamente il racconto “Le vacanze di Bernardo Soares”,
            per accompagnare una cartella di incisioni realizzate da Modica e
            pubblicate dall’editore Sciardelli di Milano. 
             
            Del 1997-98 è la più ampia mostra antologica alla Casa dei
            Carraresi di Treviso, curata da Marco Goldin con monografia
            Marsilio, che racchiude gli aspetti più significativi della ricerca
            di Modica dal 1980 in poi, con testi di storici e letterati del
            calibro di Giudo Giuffrè, Massimo Onofri, Claudio Strinati. 
             
            Oggi, Giuseppe Modica, pittore quasi cinquantenne nel pieno della
            sua maturità artistica, è considerato una delle presenze più
            significative dell’arte italiana del nostro tempo. 
              
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