Lentrata in scena dei voti
parlamentari di Cossiga e Mastella ha cambiato la natura del soggetto. La
legittimita, e forse anche la opportunita, delle manovre di recupero che hanno
portato al governo DAlema, non toglie che la continuita di quel soggetto,
lUlivo, è stata interrotta. La sua identita non è stata sconvolta, ma
certamente modificata. E in politica le questioni di identita contano, perche
mettono in dubbio il "chi?", un "chi?" in Italia gia
straordinariamente complicato dalla necessita, per tentare di governare nelle
condizioni date, di mettere insieme coalizioni comunque poco omogenee sia a sinistra che a
destra.
Si puo dunque fare un bilancio sia del governo Prodi che del governo
DAlema, ma una lista delle realizzazioni, che vede in primo piano lunita
monetaria europea per il primo e la salda conduzione della guerra del Kosovo per il
secondo, piu una decorosa gestione generale della cosa pubblica in un mare di
difficolta da parte di entrambi, non risolve il problema fondamentale: i bilanci di
questo genere servono per definire il cammino politico presente e futuro. E qui il
"chi?" è lo scoglio che puo provocare il naufragio. Se invece il
centrosinistra (continuiamo a chiamarlo cosi per comodita di riferimento,
lasciando impregiudicata, per il momento, la soluzione dellenigma della sua
identita) riuscira ad aggirare quello scoglio, è possibile invece non solo
evitare il naufragio, ma ritrovare una rotta ben definita.
Non si tratta solo di chiarire in tempi ragionevoli, ben prima delle elezioni, e con
determinazione, chi sara il candidato premier della coalizione, si tratta di
definire con certezza la natura stessa della coalizione (chi ne fa parte e chi no) ed i
suoi progetti. E si dovra evitare la tentazione, molto forte con il sistema
elettorale tuttora in vigore, di giocare la carta dellindeterminazione confidando di
trarne un beneficio in voti. Il che non vuol dire fare una campagna elettorale da fessi,
programmando la propria sconfitta nel nome della chiarezza, ma spostare decisamente
lattenzione sul contenuto del dialogo tra leadership politica e opinione pubblica,
proprio quel contenuto che in questi anni è passato inesorabilmente in secondo piano,
scalzato dai conflitti politici interni alle coalizioni (il che vale anche per il
centrodestra, naturalmente) e dagli innegabili ostacoli istituzionali (legge elettorale).
Lo sforzo che fece lUlivo nel 1996 andava in questa direzione e infatti fu
premiato. La maggioranza che ha appoggiato DAlema, per ragioni strutturali, non
poteva certo fare della chiarezza progettuale un suo punto di forza. La navigazione a
vista è stata necessitata dalla comprensibile priorita che si è data a una
relativa continuita dellazione di governo: impedire agli avversari di
governare con i mezzi consentiti dalla legalita democratica è una aspirazione
giustificata e condivisibile; è parte vitale del gioco stesso della democrazia. Ma è
evidente che questo carattere "negativo" della politica democratica che
ne è, insisto, un tratto essenziale e niente affatto esecrabile non è piu
sufficiente ad alimentare una vita politica normalmente sana.
Una larga parte della opinione pubblica vede come un pericolo un governo Berlusconi, ma
questo consenso in negativo ("Vi accettiamo in quanto riuscite a sbarrare la strada
agli altri") non basta piu ad arginare il crescente distacco dalla politica, il
fastidio verso una classe dirigente che non riesca piu a far coincidere pienamente
le proprie sorti con un disegno limpido di modernizzazione e incivilimento del paese.
Cè un deficit del discorso pubblico italiano, appesantito dal blocco
istituzionale e reso ancora piu acuto dalla crisi, avvenuta in tempi rapidissimi,
dei partiti di massa, che alimentavano la vita politica in una grande varieta di
modi: selezione dei dirigenti, formazione, mediazione e rielaborazione delle spinte
corporative e settoriali. In questo vuoto la comunicazione si è quasi interamente
trasferita nei mass-media, che per la loro stessa natura comportano semplificazione,
impoverimento dei temi, esaltazione dei conflitti, personalizzazione (una
personalizzazione in Italia molto frammentata dalla moltiplicazione dei partiti e dunque
piu debole e litigiosa che nei sistemi saldamente bipolari o bipartitici),
offuscamento dei contenuti essenziali della politica interna ed internazionale.
Quel deficit è spaventosamente complicato dai disturbi cronici del paesaggio mediatico
italiano, soprattutto di quello televisivo: sul lato privato perdura una condizione di
monopolio dominata dal capo dellopposizione in conflitto di interesse (e non sto qui
dicendo che la rimozione di questa condizione debba essere preliminare a una
normalizzazione del dialogo politico nazionale, sto solo descrivendo le cause della sua
poverta), sul lato pubblico perdura la ingombrante estensione di una entita
come la Rai, che esalta gli appetiti di occupazione dei partiti.
In queste condizioni ai leaders del centrosinistra si richiede uno sforzo eccezionale
per raddrizzare e rimettere in cammino il soggetto politico e di governo per la prossima
stagione. Lobbiettivo dellimpresa deve essere quello di ristabilire una
comunicazione pubblica, di quello che sara il nuovo Ulivo o comunque si chiami,
basata su una idea del paese e della sua modernizzazione, nel nome dei valori chiave della
legalita, della giustizia sociale, della qualita dellambiente e della
vita che vi conduciamo. Se non si rovescia una situazione che, implacabilmente, ripropone
in primo piano il tema delle sorti degli esponenti della classe politica, il logoramento
della partecipazione democratica e della stessa partecipazione al voto proseguira
aprendo spazi sconfinati allastensionismo, al qualunquismo e al populismo.
I processi degenerativi sono accelerati anche da un altro fenomeno. Le tendenze
delleconomia internazionale, la spinta verso una competizione sempre piu
aperta, le necessarie riforme che muovono in direzione di una maggiore mobilita e
flessibilita del lavoro, la tragedia della disoccupazione giovanile fanno comunque
pensare a un futuro carico di incertezze e rischi che non potranno piu essere
affrontati a piene mani con i vecchi strumenti assistenziali, piu o meno ortodossi.
Agli individui si chiede continuamente una maggiore responsabilita, devono fare
affidamento di piu su se stessi e di meno sulla protezione dello Stato (questa è in
sostanza la corrente principale che trascina tutte le acque a valle). Il punto focale di
tutte le politiche riformatrici non puo che essere rivolto a curare la dotazione
fondamentale di questi individui in termini di formazione, di capacita di
innovazione e di adattamento al nuovo.
Le politiche dellistruzione è ovvio devono essere e saranno a
lungo il cuore delle politiche dei governi di centrosinistra in tutta Europa. Nessuna
maggiore responsabilita degli individui verso se stessi e verso la societa
sara possibile senza una loro crescita culturale. E qui il ruolo dello Stato
puo essere integrato dalliniziativa privata ma è assolutamente
insostituibile. Bisogna pero aggiungere che questa crescente, indispensabile,
responsabilita degli individui di un paese in cammino verso una maggiore
civilta comporta una conseguenza cruciale sul modo in cui si fa politica, sulla
sostanza dellattivita politica e sullo stile dei politici.
"Reset" ha dedicato a questo tema, l"anima" della politica,
una serie di dossier negli ultimi mesi, con contributi di Amato, Veltroni, Cofferati,
Blair, Giddens, Christie, De Foucauld e del sottoscritto. E ad essi rimando. Individui
piu soli e piu esposti alle incertezze, individui cui si chiede di piu
di fronte alla crisi delle vecchie istituzioni protettive, sono anche individui che
esigono di piu dalla politica e dai suoi leaders: una comunicazione piu sobria
ed essenziale, comportamenti esemplari, un dialogo meno ossessionato da dichiarazioni
quotidiane sulle geometrie partitiche e piu ricco di motivazioni di fondo, di
preoccupazione per le sorti della gente comune, di visione di lungo periodo. E persino, se
se ne è capaci, di una ispirazione morale. La quale, ultima, è buona, sia detto per
inciso, solo quando è autentica. Non spaventi la parola "morale".
La sinistra italiana disponeva di un capitale di quella natura. Non sarebbe affatto un
male se si riuscisse a salvarne una parte e, se possibile, a rigenerare il patrimonio e a
rimetterlo a frutto. Solo un terribile malinteso puo confondere la liberazione dalle
vecchie dottrine, salutare e irreversibile, con la liquidazione di quel patrimonio.