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La (fanta)scienza dell'Uomo ragno



Angelo Morgan



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Questo articolo è apparso sul n.4 di Res , il settimanale di storia della scienza diretto da Giancarlo Bosetti e pubblicato da Enel

Da dove provengono i poteri del supereroe campione d'incassi al cinema? E quelli dei suoi nemici Goblin, Electro e gli altri?

Peter Parker, studente di chimica della New York University, si trova trasformato in uno degli uomini più potenti della Terra dal morso di un ragno casualmente esposto a emissioni radioattive durante un esperimento. Si tratta di una sorta di trattamento omeopatico: ti morde il ragno, acquisisci le sue prerogative. L'accidentale esposizione dell'aracnide alle radiazioni conferisce al caso quel minimo di plausibilità sufficiente a spiegare l'effetto. Sostanzialmente, Spiderman è il figlio fortunato dell'incubo nucleare degli anni Sessanta, certo più di Hulk, versione colossale, nuclearizzata e verde pistacchio di uno scienziato mingherlino di nome Bruce Banner.

Grazie al morso del ragno, Peter si scopre in grado di arrampicarsi sui muri, ovvero di camminare in verticale, aspetto coreograficamente decisivo data la particolare scenografia newyorkese. Come questo fatto possa prodursi né Stan Lee, il suo creatore, ne i vari autori che si sono succeduti nella serie s'è mai preoccupato gran ché di spiegarlo. Allo stesso tempo, l'incidente conferisce a Petey (nomignolo dell'Uomo ragno in abiti civili) una sorta di meccanismo d'allarme, il famoso "senso di ragno", che evita puntualmente a Spiderman ogni genere di spiacevole imprevisto. Improbabile dal punto di vista zoologico? I ragni non si direbbero dotati di un apparato sensoriale di tale mirabile prontezza? Certo la trovata si dimostra di un certo effetto e risulta piuttosto credibile sul piano della para-scienza folklorica.

Quanto alla micidiale ragnatela, si tratta di un vero e proprio brevetto. Sarebbe a dire che Peter Parker, alias Spiderman, deve ai suoi talenti di chimico in erba quest'arma decisiva per il suo successo. Per quanto se ne sa, si tratta di un preparato sintetico che dallo stato liquido si trasforma in una fibra resistentissima al contatto con l'aria. Il costume dell'eroe, improbabile pigiama patriottico azzurro e rosso appropriatamente decorato da una trama di ragnatela, è di una fibra iper-resistente, che protegge Peter dai continui urti, cioè soprattutto dagli attacchi dei terribili nemici, tra i quali anche figurano dei veri e propri prodigi della fantascienza.

I nemici dello "spararagnatele"

Per menzionare solo i più classici, certamente speciale il caso del Doctor Octopus, uno scienziato pazzo che è riuscito nello straordinario compito di innestare quattro potentissime braccia metalliche sul suo proprio corpo. Se Spiderman è un effetto collaterale della tecnologia nucleare, Octopus incarna il sogno pretelematico della sintesi meccanica di uomo e macchina. Così come l'Avvoltoio, che con le sue ali meccaniche ripropone l'ennesima revisione del progetto di Leonardo. In linea anche il personaggio di Goblin (il nemico scelto per lo Spiderman cinematografico che ha invaso i cinema), probabilmente il più pericoloso degli avversari di Peter, più che altro per motivi di carattere affettivo. Ricavato dalla tradizione celtica, il folletto del XX secolo si trova dotato di tutta una serie di accessori tecnologici, dal pipistrello volante alle zucche fumogene.

Tutt'altra storia quella di Electro, un vero e proprio trasformatore umano di energia elettrica, capace di incamerare alti dosaggi voltaici per scaricarli poi contro l'obiettivo desiderato, spesso proprio il nostro amato arrampicamuri. Il nemico apparentemente più potente ha un tallone d'Achille micidiale: la conduttività dell'acqua. In genere l'Uomo ragno lo frega con una secchiata o giù di lì.

In quarant'anni di carriera, tutto sommato portati benino, il nostro né ha viste di tutti i colori. È stato trasferito su universi paralleli, s'è ritrovato a contatto con ogni possibile circostanza fantascientifica, ma le migliori delle sue storie sono proprio quelle in cui l'aspetto umano del personaggio comune si sposa con applicazioni scientifiche piuttosto plausibili e comuni, per quanto spesso "creative" e peregrine. Quelle storie in cui l'uomo e il ragno si trovano a dover convivere faticosamente nel mezzo di una "normalità newtoniana", cioè del nostro spazio-tempo comune, che a ben vedere si rivela quotidianamente meno normale di quanto la scienza, tutte le scienze, vorrebbero farci credere.

 

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