Unione Europea: cercasi
costituzione
Matteo Carbone
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Dopo il problematico vertice di Nizza del dicembre 2000, che
comunque ha portato all’approvazione della Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione Europea, i leader dell’Unione hanno
deciso di avviare un dibattito sulla futura configurazione dell’Europa.
A tal fine il Parlamento europeo ha dato vita ad una Convenzione,
presieduta dall’ex presidente della Repubblica francese Giscard d’Estaing
e composta da 105 membri: rappresentanti dei governi degli stati
membri dell’Unione, dei parlamenti nazionali, del Parlamento
europeo, della Commissione europea e dei tredici stati candidati ad
entrare nell’Unione. Uno dei temi principali che la Convenzione si
trova a dover affrontare riguarda la redazione di una Costituzione
dell’Unione Europea.

Il progetto Paciotti: un inizio promettente
Il gruppo di lavoro guidato dall’onorevole Elena Paciotti ha
elaborato a tal fine il “Progetto di Costituzione dell’Unione
Europea”, presentato il 3 ottobre alla Convenzione presso il
Parlamento di Bruxelles e illustrato alla stampa italiana il 15
ottobre presso la Fondazione Basso. Il documento rappresenta il
tentativo di tradurre le deliberazioni del Parlamento europeo in
tema di Costituzione dell’Unione europea e di riforma dei
Trattati, fondendo in un unico testo le norme di carattere
costituzionale contenute nei Trattati vigenti.
Non si tratta dunque della proposta di un singolo o di un gruppo
politico, ma di un esercizio tecnico di attuazione di disposizioni
già approvate a larga maggioranza dal Parlamento europeo: “Il
Parlamento europeo ha chiesto alla Convenzione di redigere una vera
Costituzione estraendo dai Trattati esistenti la parte
costituzionale e modificandola secondo le proposte già approvate”,
sottolinea l’on. Paciotti. Proprio perché ricapitola e risistema
il lavoro degli ultimi anni del Parlamento europeo, questo
documento, secondo Stefano Rodotà, già rappresentante del governo
italiano al vertice di Nizza, “costituisce un riferimento
ineludibile per i lavori della Convenzione”.
Diritti e doveri: un binomio inscindibile
Il testo contiene molte innovazioni significative, la più
importante delle quali è sicuramente l’incorporazione della Carta
dei diritti fondamentali dell’Unione nel testo della Costituzione:
“Il progetto presentato dall’on. Paciotti -continua Rodotà- si
apre con la riproduzione della Carta dei diritti, rispondendo così
ad uno dei mandati più importanti della Convenzione, cioè la
definizione dello statuto giuridico della Carta stessa. In questo
modo la seconda parte della Costituzione, quella istituzionale,
verrebbe interpretata come lo strumento per la completa
realizzazione del quadro programmatico individuato dai diritti. L’inserimento
della Carta dei diritti nella Costituzione deve essere interpretato
anche come una risposta a tutti quelli che stanno cercando di ‘sterilizzarla’,
mettendola ai margini dei lavori della Convenzione”.
Le motivazioni dell’inserimento della Carta dei diritti nel testo
della Costituzione europea sono presenti negli articoli 51, 52, 53,
54 della Carta stessa; da questi si evince che gli Stati membri
hanno l’obbligo di rispettare i diritti fondamentali definiti dall’Unione
quando agiscono nel quadro del diritto comunitario e che le
disposizioni contenute nella Carta non limitano né ledono i diritti
dell’uomo e le libertà riconosciute dalle costituzioni dei
singoli stati. Per l’on. Giorgio Napolitano, intervenuto alla
conferenza stampa in quanto presidente della Commissione per gli
affari costituzionali istituita dal Parlamento europeo, “l’attuazione
del progetto di costituzionalizzazione e democratizzazione dell’Unione,
progetto che non può essere più rinviato, può essere realizzato
solo attraverso l’approvazione di una Costituzione che abbia tra
le sue parti essenziali il quadro dei diritti dei cittadini sanciti
dalla Carta approvata a Nizza.”
Napolitano: “Un progetto bipartisan”
L’on. Napolitano ha inoltre sottolineato l’importanza del lavoro
svolto dal gruppo di lavoro dell’on. Paciotti: “Il progetto
poggia su basi estremamente solide; lo si potrebbe definire
bipartisan: le disposizioni in esso contenute sono state infatti
approvate sia dai Popolari che dai Socialisti, formazioni politiche
che nei singoli paesi sono contrapposte ma che hanno trovato una
convergenza riguardo alle proposte istituzionali di
costituzionalizzazione e democratizzazione dell’Unione”.
Nonostante questa convergenza però, il lavoro della Convenzione
rischia di impantanarsi a causa dei moltissimi negoziati, definiti
da Rodotà preventivi e quindi inutili, in corso tra i singoli
stati: “Bisogna prima creare un quadro di riferimento, in questo
caso un progetto di costituzione, e soltanto in seguito iniziare a
negoziare”. Questi negoziati rappresentano un passo indietro e
soprattutto un tradimento del mandato che ha dato vita alla
Convenzione, istituita per uscire dalla logica della negoziazione
intergovernativa: “Si tratta di uno svuotamento dei significati
della Convenzione, i cui membri parlano quasi esclusivamente come
portavoce dei singoli stati”. Di fronte a questa deviazione del
percorso, per Rodotà il progetto dell’on. Paciotti diventa ancora
più importante, perché può essere utilizzato come uno strumento
di controllo dei comportamenti politici: “C’è un problema di
coerenza politica, all’interno della Convenzione, tra ciò che i
rappresentanti degli stati membri hanno approvato e che ora cercano
di insabbiare.”
Su una posizione simile si colloca l’on. Napolitano, che mette in
guardia dal rischio di rafforzare troppo i parlamenti nazionali a
discapito dell’operato del Parlamento europeo: “Un obiettivo
della Convenzione è rafforzare i parlamenti nazionali nei rapporti
con i rispettivi governi per una collaborazione organica e fattiva
con il Parlamento europeo, non per rallentarne il lavoro”. Si
tratta quindi di definire, sostiene Andrea Manzella del gruppo di
lavoro dell’on. Paciotti, le competenze esclusive del Parlamento
europeo tenendo sempre conto del principio di sussidiarietà,
enunciato nell’articolo 51 del progetto: le istituzioni dell’Unione
devono tutelare i cittadini e anche le istituzioni statali per
garantire l’equilibrio tra gli organi sopranazionali e gli organi
nazionali.
Il link:
Il sito della Fondazione Basso
www.fondazionebasso.it
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