In cerca di una chiave di lettura
Khaled Fouad Allam con Bibi David
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“Siamo alla vigilia di un cambiamento radicale in Medioriente. Con
o senza la guerra a Saddam Hussein e all’Iraq ci saranno anni di
turbolenze che modificheranno sostanzialmente le cose. La carta
geopolitica del Medioriente sarà, nei prossimi anni, del tutto
ricostruita. Come, ancora non lo so”.
Khaled Fouad Allam, algerino, è professore universitario di
Sociologia del mondo musulmano, esperto di Islame autore del nuovo
libro ‘L’Islam globale’(Rizzoli). Allam spiega le ragioni del
radicalismo islamico e analizza la strategia di distruzione voluta
da Al Qaeda.

Professor Allam, cosa è cambiato nell’Islam
dall’11 settembre 2001 ad oggi?
Il mondo musulmano sta mutando da tempo, da molto prima dell’11
settembre, e questo processo di metamorfosi è dovuto all’incontro-scontro
con un occidente globalizzato e sempre piu’ moderno. L’Islam sta
mutando la propria ideologia politica, la propria vita culturale e
religiosa. E vede crescere al suo interno un nuovo radicalismo e un
potente fondamentalismo.
Quali sono oggi le differenze principali fra Islam tradizionale e
moderno?
Vi è un sottile filo di continuità fra l’Islam attuale e quello
del passato. Tuttavia va considerato che la tradizione antica dell’Islam
sta scomparendo e i processi di modernizzazione portano come
conseguenza nella cultura musulmana un incremento del
fondamentalismo. L’Islam è in un momento di passaggio e si sente
costretto a mutare le proprie strutture.
Parliamo dell’attentato di Bali, in Indonesia. C’è Al Qaeda
secondo lei dietro la strage?
Quasi certamente si’. Bisogna studiare una chiave di lettura del
radicalismo islamico per comprendere simili fenomeni. Siamo davanti
ad un nuovissimo tipo di terrorismo che non è legato a una
particolare rivendicazione di tipo politico ma ha il solo obiettivo
di destabilizzare l’ordine del mondo. Si tratta di un terrorismo
atipico che sta evolvendo sul piano della geopolitica e, per
eliminare la presenza abnorme degli Stati Uniti e dell’occidente,
ha l’unico fine di disintegrare le strutture civili esistenti.

Riguardo sempre all’attentato di Bali, si è
ipotizzato come mandante una cellula dormiente di Al Qaeda. Quante
potrebbero essercene ancora a suo avviso?
E’ difficile ipotizzare una quantificazione. Nella stessa
strategia del terrorismo vi è il concetto di mistero, lo
sconosciuto, il segreto. E’proprio l’ignoto che alimenta paure,
fobie, e dunque terrore. Su questo puntano gli uomini di Al Qaeda,
che potrebbero essere dovunque: a Baghdad come a Marsiglia, a Kabul
come a Parigi o a Vienna. Non battendosi in un preciso territorio,
rendono impossibile all’occidente un'adeguata strategia difensiva
e una giusta decodificazione della logica interna da loro seguita.
Bin Laden ,secondo lei, è vivo o morto?
Non posso saperlo. L’importante è ricordare che non è piu’ Bin
Laden a dominare la strategia di Al Qaeda ,ma vi sono strutture
autonome che articolano il terrorismo con o senza il miliardario
saudita. Se vi sono oggi dei leader domani ce ne saranno di nuovi.
Al Qaeda è una organizzazione dove i capi possono risultare
intercambiabili.
In che modo è possibile lottare davvero contro il terrorismo di
questi fondamentalisti islamici?
Lottare contro il terrorismo vuol dire andare oltre il terrorismo,
cioè capire cosa non va in origine nei rapporti fra Islam e
occidente. Bisogna trovare strumenti essenzialmente politici in
grado di limitare i danni attuali,bisogna agire per la pace e non
per la guerra,e comprendere al contempo quanto le stesse popolazione
musulmane paghino la conseguenza di questi orrendi conflitti.
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