Da (London)Derry a Jenin
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Bloody Sunday è stato il giorno più drammatico della storia
recente in Gran Bretagna: il 30 gennaio 1972 i parà dell'esercito
inglese spararono sui partecipanti a una marcia pacifista nella
cittadina di Derry (o Londonderry, secondo il governo britannico),
in Irlanda del Nord, uccidendo 13 civili.
Bloody Sunday è anche il titolo del film del regista inglese
Paul Greengrass, vincitore dell'Orso d'oro all'ultimo Festival di
Berlino, che, trent'anni dopo la tragedia, ricostruisce
minuziosamente gli eventi di quell'intera giornata, senza schierarsi
da una parte sola e illustrando le ragioni di tutti. "Ho voluto
ricreare l'esperienza di trovarsi dentro quella marcia e mostrare
come è degenerata in violenza", dice Greengrass,
"raccontando le dinamiche su entrambi i fronti - l'esercito
inglese che cerca di fermare la marcia, i manifestanti irlandesi che
tendano di sfondare le linee militari".

"Bloody Sunday è il giorno che più di ogni
altro ha contribuito a gettare l'Irlanda del Nord in una guerra
durata trent'anni", continua Greengrass. "Era dunque
indispensabile ripercorrere gli eventi di quella giornata nel
tentativo di affrancarci da ciò che era accaduto e cominciare a
lavorare alla costruzione di una pace duratura. Dunque abbiamo messo
insieme una coproduzione anglo-irlandese, con il sostegno tanto del
Film Council di Londra quanto dell'Irish Film Board, e abbiamo
coinvolto un gran numero di cittadini di Derry, molti dei quali
erano presenti all'epoca degli eventi, ma anche i militari
dell'esercito britannico che erano in servizio in Irlanda del Nord
all'epoca del conflitto".
"I due gruppi hanno lavorato insieme in uno spirito di
riconciliazione, in un momento in cui, in Irlanda del Nord, si sono
fatti grandi progressi. Alla fine i una giornata particolarmente
tesa e segnata dalle emozioni, durante la quale avevamo girato scene
con centinaia di soldati e migliaia di civili, abbiamo invitato
quante più persone possibili a bere al pub. Ex soldati e gente di
Derry si sono ritrovati spalla a spalla e anche se non si sono
guardati negli occhi almeno si sono scambiati qualche parola, cosa
che molti di loro non avrebbero mai immaginato di fare"."
"Volevo che chiunque vedesse questo film uscisse dalla sala con
la sensazione di aver vissuto in prima persona quella terribile
giornata: le grandi speranze dei difensori dei diritti civili al
mattino, la strategia dell'esercito impegnato a fermare la marcia, i
manifestanti che scendono trionfanti dalla collina verso il centro
della cittadina. Poi i primi tafferugli, e infine la tragedia. Era
importante avere l'impressione di partecipare all'escalation di
violenza dal di dentro".
"Dopo aver studiato minuziosamente gli eventi attarverso
testimonianze scritte e orali, abbiamo paragonato la nostra
ricostruzione ai primi risultati dell'inchiesta inglese attualmente
in corso, sotto l'egida di Tony Blair, e il nostro copione
rispecchiava perfettamente tutto ciò che è emerso finora da
quell'indagine."
"Esteticamente, invece, il mio modello è stato La battaglia
di Algeri di Gillo Pontecorvo. Ma il messaggio dei due film è
sostanzialmente diverso. Quello della Battaglia, che a metà
degli anni Sessanta sembrava politicamente progressista perché era
l'epoca della guerra nel Vietnam, era che le guerriglie di
liberazione nazionale fossero storicamente destinate a vincere:
infatti il film di Pontecorvo finisce con la grande uscita dalla
Kasbah e la liberazione di Algeri"
"Ma guardando La battaglia di Algeri con l'intento di
tracciare un paragone con il conflitto in Irlanda del Nord, che non
era ancora iniziato quando Pontecorvo girava il suo film, mi è
sembrato che la posizione progressista fosse diventata un'altra, e
che le guerriglie di liberazione nazionale come quella condotta
dall'IRA portassero storicamente a un cul de sac, perché il
miglior risultato al quale potevano aspirare era quello di
sostituire gli oppressori con gli oppressi."

"Laddove è in corso un conflitto fra due popoli
che combattono per la stessa terra non ci possono essere vincitori.
L'unica posizione progressista diventa quella di tornare al movimento
dei diritti civili e alla sua agenda che, nel caso dell'Irlanda
del Nord, era decisamente contraria a quella armata dell'IRA, del
tutto non violenta, eppure politicamente radicale. Il movimento
offriva la migliore opportunità di risolvere problemi politici così
complessi, perché offriva la possibilità a due popoli provenienti
da background diversi di ritrovare un senso di appartenenza, di
pace, di coesione sociale e di giustizia all'interno di un territorio
condiviso".
"Lo stesso problema che ha tormentato l'Irlanda per secoli
riguarda oggi il conflitto in Medioriente: due popoli che si contendono
la stessa terra, e la difficoltà di entrambi a sottrarsi al peso
della storia per cercare la pace. Guardando alla situazione mediorientale
oggi è facile credere che non ci sia soluzione. Ma se paragoniamo
quel conflitto a quello che ha tenuto la scena per trent'anni in
Irlanda del Nord, e che oggi è largamente - anche se non completamente
- risolto, ritroviamo la speranza. E notiamo che il processo di
pace in Irlanda del Nord si sta svolgendo molto rapidamente perché
c'è un impegno in quetso senso di tutte le parti coinvolte. Il messaggio
rincuorante che viene oggi dalla città di Derry è che problemi storici
che vanno indietro di secoli possono essere superati, e questo accade
quando sono i diritti civili ad avere la priorità assoluta".

"Bloody Sunday è anche un caso classico, da
laboratorio, di ciò che succede quando è in corso una guerra
contro il terrorismo. Questo è stato l'Afghanistan di noi inglesi;
nel corso della nostra guerra contro l'IRA abbiamo assistito al
crollo dell'ordine civile, e la città di Derry è diventata una
terra di nessuno. Come società abbiamo optato per l'uso della forza
militare, ed è stato un errore tremendo. Lo dico in retrospettiva,
ma era evidente anche allora, perché nel cercare di risolvere i
problemi con la repressione violenta tutto ciò che abbiamo ottenuto
è stato di renderli mille volte peggiori, con due conseguenze
immediate: distruggere l'opinione politica moderata nell'area
cattolica dell'Irlanda del Nord e spingere una generazione di
giovani ad arruolarsi nell'IRA"
"Credo che chiunque vedrà Bloody Sunday traccerà
subito un parallelo fra la guerra contro il terrorismo in Irlanda
del Nord e la guerra molto più grande nella quale il mondo
occidentale è coinvolto oggi. Forse stiamo commettendo lo stesso
errore militarizzando il conflitto con l'Afghanistan e trattando il
problema, perché è un vero problema, con le bombe e la forza
militare. Forse stiamo facendo come l'esercito inglese, stiamo cioè
distruggendo l'opinione moderata nel mondo arabo e gettando
un'intera generazione di giovani musulmani nelle braccia di Al
Quaeda."
"Sono domande importanti, e credo che dopo aver visto Bloody
Sunday si sia costretti a porsele. Per noi, raccontare ciò che
è successo quel giorno ha significato aggiungere il nostro piccolo
mattone al muro della pace"
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