Le opinioni dei lettori
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Da: "gianni solazzo" <gsmetal@libero.it>
Data: Tue, 23 Apr 2002 17:09:44 +0600
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Oggetto: Francia
Che ridere i gruppettari francesi. Prima gli schizzinosi si
rifiutano di votare Jospin. E adesso per sbarrare la strada a LePen
voteranno Chirac. Sono quasi più surreali dei gruppettari italiani.
Dall'alto dei cieli Barney Panofsky se la ride. Con lui l'onorevole
Berlusconi.
Ciao, Gianni Solazzo
Risponde Giancarlo Bosetti:
D'accordo, d'accordo, è vero che sono in tanti a meritarselo. Però
"gruppettari", che parolaccia! Molto datata e molto
generica. E chi ci mette tra i "gruppettari" italiani?
Tutti gli insoddisfatti? Non sono un po' troppi?
gcb
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Da: "S.R. Piccoli" <srpiccoli@libero.it>
Data: Wed, 24 Apr 2002 19:28:19 +0200
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Oggetto: Sulle elezioni francesi
E' impressionante quanto i toni della campagna elettorale della
mitica "gauche" siano stati simili a quelli delle
polemiche girotondiste e noglobaliste di casa nostra. Lo slogan
della trotzkista Laiguillère, infatti, era "sempre dalla parte
dei lavoratori", mentre quelli di Robert Hue del PCF e di
Olivier Besancenot, Comunista rivoluzionario, erano rispettivamente:
"dobbiamo far restare a sinistra la sinistra" e "le
nostre vite valgono più del profitto".
Penso che vi sia ormai una sorta di riflesso condizionato
dell'elettore medio nei confronti di certi slogans (e ancor più,
forse, di certe polemiche esasperate): andare nella direzione
opposta.
Le varie sinistre d'oltralpe avevano scordato "la Francia
reale", la "Francia profonda", è stato scritto da
più parti. Come non notare che un errore analogo lo hanno fatto e
lo stanno facendo le nostre? Chi ha perso, in qualche modo ha
descritto agli elettori un paese "chiuso in una sorta di
ammuffita bolla d'aria", per citare una felice espressione di
Barbara Spinelli (su La Stampa del 22.04.2002).
Ma "Pancho" & Ginsborg accusano i diesse di aver
scordato "la Sinistra reale". Io dico solo che, per una
volta, si potrebbe non essere realisti! O meglio: tra l'Italia reale
e la Sinistra reale, meglio la prima. Che oltretutto non soffre del
complesso di infallibilità.
A D'Alema Moretti non avrebbe dovuto chiedere di "dire una cosa
di sinistra", ma di "fare la cosa giusta per
l'Italia", che se poi è anche una cosa di sinistra -- e questo
è più che probabile -- tanto meglio. Non è un gioco di parole:
non può essere un caso che fra tutte le sinistre europee quella
francese sia stata la più tenacemente "identitaria", e
dunque la più scettica sulla "Terza Via", la meno
blairista.
E non può essere ovviamente un caso che l'unica sinistra vincente
in Europa, da un po‚ di tempo in qua, sia proprio il Labour di
Tony Blair, che con la retorica dell'identità e delle radici ha
dimostrato di non avere più nulla da spartire.
Roberto Piccoli
Risponde Giancarlo Bosetti:
Anche lei ha buone ragioni dalla sua parte. Ma attenzione a
conclusioni sbrigative e troppo rotonde. Anch'io simpatizzo per la
Terza via di Blair, ma come "ogni giorno la sua pena",
così "ogni sinistra... ha le sue gioie e i suoi dolori".
Jospin, sulla linea di Blair, le elezioni le avrebbe perse anche
l'altra volta. Qui, se avesse convinto almeno uno dei candidati
suicidi, anche quelli da 1%, a non presentarsi, non ci sarebbe da
stracciarsi le vesti. No, non basta neanche da noi dar torto ai no
global e ai girotondisti perche il centrosinistra trionfi sul
centrodestra. Da troppo tempo nella sinistra si coltiva l'illusione
che assestando un colpo a questo o a quello dentro il proprio
perimetro si trovi la magica soluzione. Ahinoi, non basta. Per
trascinare la maggioranza degli elettori non basta dar sulla voce a
quelli che non ci piacciono (che siano no-global, amici di Pancho o
amici di D'Alema). Ci vuole molto di più.
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