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Da: Stephen Dedalus <mirit70@yahoo.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Lunedì, 4 febbraio 2002 9:19
Oggetto: Moretti come Fallaci?

Innanzi tutto, non sono d'accordo che il contributo dell'intervento di Nanni Moretti, come del libro (e del precedente articolo) di Oriana Fallaci siano "tra lo zero e il sottozero". Parlo, in particolare, del libro della Fallaci. La sua è un'opinione, discutibile quanto si vuole, ma argomentata. La Fallaci non si è limitata ad affermare qualcosa, ma ha fornito argomenti a favore della sua tesi. La risposta, se vuole essere corretta, deve quindi essere una risposta argomentata. Altrimenti non ha peso alcuno.

Non si tratta quindi di dar voce a "corde interiori, quelle che urgono dal basso con la forza degli istinti primordiali". E non "si finisce per contraddire le virtù del ragionare". Anzi: è proprio argomentando che si ragiona. Il cosiddetto "dibattito" politico attuale, fatto di slogan e di muro contro muro, è molto lontano dal dialogo propriamente detto, in cui si afferma e si argomenta.

Proprio come ha fatto la Fallaci. Lei fa riferimento alla capacità di moderare gli istinti e di riflettere, insegnataci "tempo fa" dalla tradizione filosofica occidentale, cui lei si richiama, e in particolare (aggiungo) dai Presocratici e da Socrate stesso. Ma la loro lezione è proprio quella per cui non siamo più allo stato ferino, o di competizione fra scuole chiuse e dogmatiche, in cui ognuno dice la propria e cerca in ogni modo di imporla: dopo aver affermato qualcosa (qualunque cosa), affinché non rimanga puro e vuoto flatus vocis dobbiamo argomentarla. Possiamo così criticare gli argomenti altrui, e gli altri possono criticare i nostri. Solo così si ragiona sul serio.

Lei critica il modo e la forma, ma non la sostanza. Impareremmo di più, forse, dalle sue argomentazioni.

Cordiali saluti.



Da: francesco gennaro <genfra@hotmail.com
Risposta: genfra@hotmail.com 
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Lunedì, 4 febbraio 2002 11:48
Oggetto: nanni

Anch'io ho amato ed amo le forme d'arte, sono scultore ed assistente sociale, ma la forma d'arte più alta è quella esercitata dal pensiero. Mai deve la rabbia, che se pur condivisibile, dare sfogo a urli che soccombono la ragione. La nobiltà dei principi guida della sinistra fa riferimento a principi alti di civiltà e diritto, quel diritto che da spazio anche a Nanni di manifestare il suo dissenso (...No,il dibattito No!..). Avrà forse voglia di riaprire il dibattito da lui parodiato? Chiedo rispetto per la nostra intelligenza



Da: Silvestrini Gianni <giasilver@libero.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Lunedì, 4 febbraio 2002 13:03
Oggetto: Nanni Moretti: "dare uno sbocco allo sfogo"

Nanni Moretti ha pensato poco prima di parlare, a volte succede. succede a tutti. E' la caratteristica dello sfogo, che e' pure necessario. Si può rimediare scusandosi dello sfogo e mettersi a ragionare. E' un pò più difficile dello sfogo, Moretti saprà senz'altro farlo.

Ecco, consiglio a Moretti di dare uno "sbocco allo sfogo". Mi è piaciuto l'articolo di Bosetti, che come Moretti e come me si sarà senz'altro sfogato molte volte.

Gianni Silvestrini



Da: Silvestrini Gianni <giasilver@libero.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Lunedì, 4 febbraio 2002 13:34
Oggetto: Aboliamo D'Alema: Yes, this is the solution.

Ma si, continuiamo a piangerci addosso. Facciamo un congresso permanente. E' stato troppo corto uno che e' durato sette mesi. Ma si, la minoranza che ha perso e' molto vasta ed e' come se avesse vinto. Guardiamo indietro invece di guardare avanti. Ai tempi di Prodi si che eravamo tutti uniti e coesi. Poi è arrivato, anzi c'era gia', Massimo D'Alema ed ha rovinato tutto. Quanto è cattivo.

Se qualcuno, una volta tanto, domandases a Prodi, perchè non è voluto diventare allora capo dei "popolari per Prodi" e rafforzare cosi' l'allora Ulivo, magari la domenica quando torna a Bologna a mangiare i tortellini. Se poi vi capita domandate pure a Bertinotti perche' la destra era tanto pericolosa cinque anni fa tanto da coalizzarsi, cosa non più necessaria per le scorse elezioni.

Oppure se vi fa piacere continuate pure con questo stupido giochetto che e' tutta colpa di D'Alema, forse vi accontenterà. Basta insistere. Speriamo che ceda presto. Poi finalmente tutto sarà risolto.



Da: Luciano Pellegrini <direttore@comune.correggio.re.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Lunedì, 4 febbraio 2002 3:35
Oggetto: politici e politica

Egregio direttore,
due rapide considerazioni:

dall'esito della manifestazione pare che l'Ulivo o i partiti che lo compongono non siano più capaci di organizzare in modo decoroso un comizio, a sinistra tutti vogliono fare i politici: giudici, magistrati, registi, attori etc. In questa perenne commedia degli equivoci gli unici ad apparire costantemente fuori posto sono proprio i dirigenti dell'Ulivo.

Che tristezza, un saluto

Dott. Luciano Pellegrini
Direttore Generale
Comune di Correggio
(direttore@comune.correggio.re.it



Da: rosalbapp@libero <rosalbapp@libero.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Martedì, 5 febbraio 2002 6:02
Oggetto: Su Moretti/Bosetti

Salve!

Entro nel vostro sito piuttosto regolarmente dato che trovo vi siano interventi sempre interessanti e iniziative intelligenti. Stamane ho avuto modo di leggere lo scritto di Giancarlo Bosetti in merito al discorso che Nanni Moretti ha pronunciato e non lo trovo condivisibile. O meglio, le valutazioni del nostro autore mi sembrano valide (resta innegabile quanto si diano da fare molto soggetti per arrivare ad attribuirsi l'appellattivo di opinion makers oppure quanto lo show business sia entrato in qualsiasi ambito della nostra società), ma non credo proprio che siano da calare su questo caso.

Errato, quanto meno, e sicuramente fastidioso il paragone Moretti- Fallaci: il primo (anche se a male parole), invita ad una autocritica svelta e sveglia, la seconda invita ad un rifiuto culturale ed ad un giudizio senza appello, giustificando una guerra. Ecco, su questo forse andrebbe posto l'accento, sul modo che si sarebbe potuto trovare per esprimere quello stesso concetto, sull'uso di una formula meno avventata che avesse la stessa efficacia nel comunicare quel messaggio.

Restano però "quel concetto" e "quel messaggio". Ciò che in uno spazio affollato, ma soprattutto pubblico e con veste ufficiale, ha avuto modo di dire Nanni Moretti, è, mio malgrado (e sottolineo malgrado perché sono sì un'orfana di partito, ma ancora con una radicata e forte coscienza politica) è ampiamente condivisibile da una vasta parte dell'elettorato della coalizione di sinistra.

Quindi il suo intervento non ha realizzato quel temibile "trasferimento di competenze" - riproponendo quanto avviene, senza però gli stessi pericoli, nel calcio per cui, in questo paese, in tempo di mondiali, si improvvisano ipotetici allenatori della nazionale almeno 40 milioni di persone - bensì costituisce l'espressione di una voce dal basso, la voce di un elettorato pensante provato non solo da una attuale inconsistente opposizione e da una recente sconfitta elettorale, ma soprattutto da una delusione politica di lunga data.

Rinnovando fiducia ai quadri dirigenti di partito (in quanto elemento di competenza della istituzione) e facendo affidamento sempre sulla possibilità di esprimere nel loro riguardi una parola critica, ringrazio e saluto.

Rosalba


Da: Paolo Ferrandi <paolo@ferrandi.it
Organizzazione: Unlimited Semantics
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Martedì, 5 febbraio 2002 6:34
Oggetto: A proposito dell'articolo del direttore su Moretti

Signor direttore,

alcune puntualizzazioni sull'articolo da lei dedicato alle parole di Moretti.

I toni di Moretti, pur nell'asprezza delle critiche, sono stati molto più civili di quanto il suo articolo lasci supporre e con tutta probabilità esprimono un sentire molto diffuso tra gli elettori del centro-sinistra. Il tipo di retorica utilizzata contro Moretti, poi, ricorda da vicino il famoso "intellettuale dei miei stivali" di craxiana memoria. Non è proprio quello che serve per discutere con pacatezza. Anche il paragone con la Fallaci è sbagliato. Se non altro Moretti usa pochi punti escamativi. D'accordo che la forma non è la sostanza. Ma alle volte le si avvicina.

Nel merito l'intervento di Moretti è molto meno emotivo di quanto appaia leggendo il suo commento. Vogliamo discutere dei problemi che ha messo in campo? Esiste una legge dello Stato per la quale Berlusconi non era eleggibile. Perché nessuno ha mai pensato seriamente di utilizzare l'argomento, almeno come spunto polemico?

E' stata una buona mossa la Bicamerale? A parte la legittimimazione di Berlusconi, siamo proprio sicuri che le Costituzioni debbano essere cambiate ogni 50 anni? Un vecchi proverbio inglese recita "se non è rotto, perché aggiustarlo?": non è possibile cambiare le regole fondamentali ad ogni pie' sospinto. E questo vale anche per i codici. O almeno non è questo ciò che fanno le democrazie avanzate. Le consulenze dei costituzionalisti lasciamole all'Ucraina o alla Bielorussia.

E' stata una buona mossa l'essersi assentato per un viaggio in Argentina proprio durante la crisi di governo che portò alla caduta di Prodi? Riuscire a fidarsi di una persona mercuriale come Cossiga, poi, è stato un altro capolavoro tattico. E, per continuare con Massimo D'Alema, che dire della decisione di abbandonare la direzione del governo dopo aver condotto in prima persona una campagna elettorale disastrosa per le Regionali? Non mi esprimo, infine, sull'ultima campagna elettorale. Ed è per carità di patria. Faccio solo notare che Rutelli, almeno la sua faccia l'ha spesa. Altri invece stavano curando il collegio. Oppure la sfida per il Campidoglio.

Senza fare troppa analisi dei comportamenti elettorali - tenuto conto delle regole dei gioco e della vischiosità dei comportamenti di voto - in Italia il problema delle alleanze è decisivo. Se a destra non si ha alcuna remora a far conto sui voti di Bossi e Rauti, perché la sinistra non ha cercato con più convinzione l'accordo con Rifondazione? E' vero che le richieste di Rifondazione erano inaccettabili, ma anche buona parte delle politiche della Lega lo sono, eppure... In questo modo ci troviamo un ministro alla Riforme che non ha finito la scuola RadioElettra e ha dei retro-pensieri totalitari, ma non mi pare che stia facendo soverchi danni. L'importante è blandirlo. E blindarlo.

Pensa che sia stata una buona mossa quella di aver candidato il già citato deputato di Gallipoli a membro della Convenzione, quando già Giuliano Amato rappresentava la componente socialista dell'opposizione. L'impressione è che i Ds (o almeno il loro presidente) trattino gli alleati - che a quanto pare hanno quasi la stesso peso in temine di voti - come una volta trattavano gli indipendenti di sinistra. Infine vogliamo parlare del fallimento della "Cosa due"? Anche qui nessuna colpa da parte di nessuno?

L'impressione è che la lettura preferita dei dirigenti del centro-sinistra sia quella degli editoriali del "Foglio". Capisco che si tratti di una notizia abbastanza clamorosa per le élite dell'Ulivo, ma il "Foglio" è un onestissimo e intelligente giornale che riporta idee e opinioni della parte avversa. Quella che ha vinto le elezioni e che - se fosse un po' meno populista - dovrebbe avvalersi del contributo del senatore Franco Debenedetti. Che invece è stato eletto con i voti del centro-sinistra. E questo è un altro mistero.

Cordiali saluti
Paolo Ferrandi
paolo@ferrandi.it
 



Da: S.R. Piccoli <srpiccoli@libero.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Martedì, 5 febbraio 2002 14:14
Oggetto: Nanni Moretti come Oriana Fallaci

Concordo pienamente con questo intervento.

Quello che mi sconcerta, nel Moretti-pensiero, è la totale assenza di interrogativi sulle motivazioni profonde, culturali e anche filosofiche, della sconfitta. A suo dire l'errore è stato essenzialmente "tattico". Cioè: bastava far finta di andare un po' più d'accordo con Bertinotti e perfino con Di Pietro e il gioco era fatto!

Il ragionamento era più o meno questo: io coi rifondaroli non riesco proprio a parlarci, ma voialtri politici, che siete abituati a fare qualsiasi capriola, potevate convincerlo ad allearsi con l'Ulivo anche se ci fanno schifo le sue idee e i suoi programmi, del resto quel che conta è farsi votare ...

E questo sarebbe un intellettuale? Sarebbe questa l'"etica pubblica" di Nanni Moretti? Sarebbe un gruppo dirigente con un siffatto retroterra etico e politico l'alternativa a dirigenti oggettivamente scarsini?

Credo anch'io, come tutti probabilmente, nella necessità di un cambiamento profondo della sinistra: della dirigenza, certo, ma solo come conseguenza di qualcosa che sta, come si diceva una volta, piu' "a monte".

Cambiare le cose è tutt'altro che semplice, e richiede "testa", oltre che cuore e ... polmoni!

Moretti ha ottimi polmoni.

Roberto Piccoli



Da: Gerardo Marletto <marletto@federtrasporto.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Mercoledì, 6 febbraio 2002 8:59
Oggetto: Il rancore da esclusione: sintomo o malessere?

Caro Bosetti,

sono d'accordo. Il rancore da esclusione è un grave difetto della sinistra. Credo però che sia solo il sintomo di un malessere, non il malessere. Il malessere è la tendenza della sinistra a chiudersi in circoli, sette, cordate, gruppuscoli. E non mi riferisco alla deprecabile pratica del settarismo (che, avendo basi addirittura ideologiche, una qualche dignità l'aveva), ma a quella tristemente bieca della difesa del "posto" faticosamente conquistato (dalla poltrona europea allo strapuntino cirscoscrizionale).

Il rancore per l'esclusione è allora molto spesso il riflesso di un fatto più grave: la chiusura verso chi non è "targato", l'inaridimento del rapporto tra chi fa politica e chi fa altro, il blocco del rinnovo generazionale.

E, forse la mia è un'esperienza limitata e distorta, non è vero che si tratti di un male comune a tutta la politica. Frequento per dovere professionale anche gli ambienti "dell'altra sponda" e ti assicuro che se là qualcuno si presenta con idee, o anche solo con desiderio di partecipazione, viene accolto a braccia aperte. Il che, essendo loro di destra e noi di sinistra, mi pare veramente paradossale.

Con i migliori saluti

Gerardo Marletto



Da: bernascm@tin.it 
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Venerdì, 8 febbraio 2002 4:03
Oggetto: Moretti

Egregio direttore,

il livore con cui commenta l'intervento di Nanni Moretti mi sembra pari alla forza dell'uscita del regista romano e solo leggermente inferiore al delirio della Fallaci (che continua a non essere considerato come frutto di una mente sana a mio parere). Mi faccia capire che benedetta funzione deve svolgere l'intellettuale nella nostra società di chiacchere, talk show e riviste impegnate (come quella che dirige). Deve stare sulla torre d'avorio? Limitarsi a paper circolanti in esclusivi salotti o incitare la folla alla rivoluzione con proclami populisti?

Niente di tutto questo, io spero. Credo che debba cogliere i sentimenti, i disagi le aspettative quando questi non trovano una via per emergere o trovano solo canali minori, con relativa cassa di risonanza. La televisione fa il resto come si è visto nell'occasione dell'altra sera. E se un intervento di tre minuti serve ad accelerare il processo di disboscamento dell'ulivo o a scuotere una sinistra talmente annacquata da sembrare un tavernello in domopack, ben venga e che caspita (per non dire altro).

Cordiali saluti
Mauro Bernasconi

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