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Scusi, lei è banco-mat?



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Dalle Alpi a Lampedusa, dalla Vucciria di Palermo al Mercato di Rialto di Venezia, corre un solo dilemma-tormentone in questi giorni: “Paga in euro o paga in lire?”. Per saperne di più, Caffè Europa è andata al mercato, in banca, alla posta, dal benzinaio, ad ascoltare le opinioni degli euro-italiani.

Tra Banche e Poste

In banca.

Un’utente, Teresa Russo, 55 anni. “Che confusione! I bancomat sono fuori servizio perché ci dicono che sono ‘in caricamento’ e le code agli sportelli sono interminabili, di 100, 200 persone. C’è gente che dopo lo sciopero va e viene da quattro giorni dalla banca per cercare di prelevare manciate di euro. Ma non tutti vogliono gli euro; ho sentito qualche vecchietto che diceva: ‘Fin quando li ho, io pago in soldi italiani’.”.

L’impiegata di banca. G. F., 45 anni. “ La gente è più confusa perché hanno voluto lasciare in circolazione contemporanea entrambe le valute. Inoltre sarebbe stata necessaria una maggiore assistenza, e la cattiva informazione ha creato solo allarmismo, tanto che spesso c’è gente che pretende ancora il resto in lire.

"Il 7 gennaio abbiamo fatto sciopero perché esigiamo un rimborso stress, il pagamento di tutte le ore di lavoro che stiamo facendo in più. Perché con le due valute in circolazione, abbiamo una doppia contabilità, un doppio lavoro che il signor dottor Sella, Presidente dell’ABI (Associazione Bancari Italiani, n.d.r.) invece ha definito lavoro di routine. Le sembra che sia così?”.

Alla posta.

L’impiegata. Renata Volpi, 56 anni. “Un mese fa hanno organizzato una riunione per mostrarci l’euro, e tutti in fila abbiamo visto velocemente le monete che ora stiamo iniziando a maneggiare. La confusione sconvolgente di questi giorni non è dovuta soltanto alle difficoltà legate all’immissione della nuova valuta, quanto al fatto che queste difficoltà si sono sommate alla mole di immenso lavoro che c’è a ogni inizio anno, e al nuovo sistema anti-rapina del nostro ufficio.

"Per quanto riguarda l’euro, la cosa più preoccupante è che nel nostro ufficio sono finite subito le banconote da 5 e 10 euro, e visto che stanno ritardando a rifornircene, siamo costretti a usare o le monete da 2 o le banconote da 20 euro, con conseguente malcontento degli utenti. Posso dire inoltre, con sorpresa, che solo una minoranza di pensionati sembra sconsolata dall’avvento di questa moneta, e si informa sul corrispettivo in lire di quanto ha ricevuto in euro”.

I negozianti

Nella pescheria dei Fratelli Foti. “L’unica nostra difficoltà dipende dal fatto che spesso siamo a corto di spiccioli, e cioè di centesimi, di cui per ora neanche le banche possono rifornirci. Per il resto noi non abbiamo fatto quegli arrotondamenti di cui si parla tanto: il pesce ha il solito prezzo, un’orata costa 10 euro e 33 centesimi al Kg, più o meno 20mila lire, così come i polipi. E guardi come sono freschi”.

Dal panettiere. Nino Calderone, 63 anni. “Da piccolo ero abituato con i centesimi, e ricordo che un quaderno costava un soldo. Ma ora è stato difficile all’inizio raccapezzarmi, confondevo i resti ora in euro ora in lire, mi doveva aiutare sempre qualcuno. Adesso ho studiato la possibilità di tenere due casse, ognuna per una valuta diversa e le cose vanno meglio”.

Dal salumiere. Mario Giorgino, 18 anni. “Mi sembra di essere ritornato al primo giorno di lavoro, quando chiedevo continuamente i vari prezzi della merce. Adesso succede lo stesso. All’inizio comunque non riuscivo a ragionare in euro, ora mi sto abituando. Mi pare di essere come quegli anziani che si sentono rubacchiati da qualche negoziante furbo, anche se nel mio caso, il negoziante sono io”.

Dall’estetista. Tiziana Ferrante, 30 anni. “L’euro non mi ha cambiato nulla, finora, perché io e le mie clienti ragioniamo perfettamente in lire. Tranne due volte: non avevo più resto e sono dovuta correre in banca di pomeriggio, seduta stante, a prelevare. Al ritorno siamo impazzite un po’ con questa fatidica conversione, ma alla fine ne siamo uscite vincenti. Una cosa è certa: fin quando non conoscerò bene questa moneta, non farò sconti”.

Dal Fiorista. Francesco La Spada, 25 anni. “In questi giorni la mia cassa è colma di spiccioli e di mille lire perché le persone cercano di togliersi di tasca tutte le lire di taglio piccolo. L’euro? Io non ho avuto le grandi difficoltà delle quali si parla nei sondaggi televisivi, perché ragiono già in euro e in ogni caso uso sempre il convertitore. L’unica cosa che raccomando ai miei clienti è di non avere fretta, così possiamo verificare i prezzi. E non rimaniamo fregati, né io, né loro. Finora inoltre non ho avuto necessità di aumentare o diminuire i prezzi ma certamente se dovessi pagare di più nell’acquistare fiori, piante, addobbi e materiale per lavoro, mi comporterei di conseguenza”.

Dal farmacista. Giusi La Malfa, 31 anni. “Con l’euro non abbiamo avuto nessun problema, anche perché a differenza di bar o altri esercenti, noi abbiamo i computer che ci consentono un maggiore controllo. Una cosa che capita spesso in questi giorni è che gli anziani mettano i soldi sul banco e dicano: ‘Li prenda lei, signorina’, perché soprattutto chi soffre di presbiopia non può riconoscere i centesimi”.

Dal Benzinaio. Carmelo Urso, 35 anni. “La benzina senza piombo costa 0,980 euro e e il gasolio 0,830 euro. La gente per ora si destreggia male, qualcuno è perplesso, non capisce, gli sembra che gli mettiamo benzina in meno. Un’altra difficoltà dipende anche dal fatto che ci devono ancora fornire un distributore automatico notturno che riconosca gli euro. In quello di adesso si possono introdurre solo lire, e chi ormai non le ha più, si ritrova di notte a girare a vuoto”.

Nonni e nipoti

Cosimo De Pasquale, 71 anni pensionato. “L’euro mi è stato simpatico da subito, e così già il due gennaio sono andato a prelevare i primi 600. Adesso nella mia tasca ci sono sia lire che euro e non faccio alcuna confusione quando pago, perché mi regolo pensando che ogni euro vale duemilalire, suppergiù. I primi euro che mia figlia ha ricevuto vengono proprio dalle mie tasche. E poi si dice che gli anziani…”.

Maria Ragno 70 anni, pensionata. “Io invece, a differenza di mio marito, sono un’imbranata, e mi confondo soprattutto con i centesimi. Immaginiamoci se andassi a fare la spesa da sola! È stata la mia nipotina a darmi lezioni di euro”.

Chiara De Pasquale, 9 anni, IV elementare. “Mio nonno mi ha regalato 7 euro e tre centesimi. La befana il borsellino per mettere solo gli spiccioli. A scuola la maestra ci ha spiegato il formato, lo spessore e le figure che ci sono su tutte le facce. Domenica scorsa alla TV hanno chiesto quanti tagli in moneta ha l’euro, e l’unica che lo sapeva in famiglia ero io: otto. E tu lo sai che i tagli delle banconote sono sette?”.

L'universitario

Matteo Dragà, 20 anni, studente in geologia, lavora come assistente di laboratorio chimico. “Sarà stato l’entusiasmo del cambio ma io mi sono abituato velocemente all’euro. Così ho anticipato i tempi e ho pagato in euro già il 28 dicembre, in una tabaccheria, per provare questi soldi in anticipo su tutti. Certo, se il conto fosse stato senza centesimi sarebbe diventato tutto più immediato. Ogni tanto mi sono sentito fregato come consumatore, perché ho notato qualche arrotondamento in eccesso. L’unico problema secondo me è che questa doppia circolazione ha complicato l’esistenza; se si fosse stabilito di iniziare subito con l’euro come è successo in Germania, sarebbe stato meglio”.

Stranieri in Italia.

Reshma Nayyar, 27 anni, laureata in Commercio a Bombay, studia l’italiano. “Ho ricevuto il primo resto in euro il tre gennaio, in una libreria di Messina, e nello stesso giorno ho sentito che un barista diceva: ‘Io voglio solo lire, per l’euro ci pensiamo il 28 febbraio’. Certamente chi viaggia molto preferisce l’euro, perché il cambio è più facile: io per esempio finora dovevo scambiare le mie rupie prima in dollari e poi nella valuta del Paese europeo che visitavo. Da ora in poi potrò cambiare direttamente in euro”.

Olga e Sandy Watt, canadesi, 64 e 67 anni. “La prima difficoltà che abbiamo incontrato è che in questi giorni i negozi non hanno centesimi a sufficienza per i resti: ci è capitato di dover pagare 11 euro e 15 centesimi; abbiamo dato 20 euro e la commessa non ci ha dato il resto perché le mancavano i centesimi. Inoltre ci teniamo a dire che il cambio in euro ha un altro effetto, quello di perdere le tradizioni, i modi di dire legati alla lira; allo stesso tempo significa andare incontro a qualcosa di nuovo, ricominciare daccapo, anche a contare e ad allenare la mente”.


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