Scusi, lei è banco-mat?
Sondaggio di Antonia Anania
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In tasca e nella mente
Dalle Alpi a Lampedusa, dalla Vucciria di Palermo al Mercato di
Rialto di Venezia, corre un solo dilemma-tormentone in questi
giorni: “Paga in euro o paga in lire?”. Per saperne di più, Caffè
Europa è andata al mercato, in banca, alla posta, dal
benzinaio, ad ascoltare le opinioni degli euro-italiani.
Tra Banche e Poste
In banca.
Un’utente, Teresa Russo, 55 anni. “Che confusione! I bancomat
sono fuori servizio perché ci dicono che sono ‘in caricamento’
e le code agli sportelli sono interminabili, di 100, 200 persone. C’è
gente che dopo lo sciopero va e viene da quattro giorni dalla banca
per cercare di prelevare manciate di euro. Ma non tutti vogliono gli
euro; ho sentito qualche vecchietto che diceva: ‘Fin quando li ho,
io pago in soldi italiani’.”.
L’impiegata di banca. G. F., 45 anni. “ La gente è più confusa
perché hanno voluto lasciare in circolazione contemporanea entrambe
le valute. Inoltre sarebbe stata necessaria una maggiore assistenza,
e la cattiva informazione ha creato solo allarmismo, tanto che
spesso c’è gente che pretende ancora il resto in lire.

"Il 7 gennaio abbiamo fatto sciopero perché
esigiamo un rimborso stress, il pagamento di tutte le ore di lavoro
che stiamo facendo in più. Perché con le due valute in
circolazione, abbiamo una doppia contabilità, un doppio lavoro che
il signor dottor Sella, Presidente dell’ABI (Associazione Bancari
Italiani, n.d.r.) invece ha definito lavoro di routine. Le sembra
che sia così?”.
Alla posta.
L’impiegata. Renata Volpi, 56 anni. “Un mese fa hanno
organizzato una riunione per mostrarci l’euro, e tutti in fila
abbiamo visto velocemente le monete che ora stiamo iniziando a
maneggiare. La confusione sconvolgente di questi giorni non è
dovuta soltanto alle difficoltà legate all’immissione della nuova
valuta, quanto al fatto che queste difficoltà si sono sommate alla
mole di immenso lavoro che c’è a ogni inizio anno, e al nuovo
sistema anti-rapina del nostro ufficio.
"Per quanto riguarda l’euro, la cosa più preoccupante è che
nel nostro ufficio sono finite subito le banconote da 5 e 10 euro, e
visto che stanno ritardando a rifornircene, siamo costretti a usare
o le monete da 2 o le banconote da 20 euro, con conseguente
malcontento degli utenti. Posso dire inoltre, con sorpresa, che solo
una minoranza di pensionati sembra sconsolata dall’avvento di
questa moneta, e si informa sul corrispettivo in lire di quanto ha
ricevuto in euro”.
I negozianti
Nella pescheria dei Fratelli Foti. “L’unica nostra
difficoltà dipende dal fatto che spesso siamo a corto di spiccioli,
e cioè di centesimi, di cui per ora neanche le banche possono
rifornirci. Per il resto noi non abbiamo fatto quegli arrotondamenti
di cui si parla tanto: il pesce ha il solito prezzo, un’orata
costa 10 euro e 33 centesimi al Kg, più o meno 20mila lire, così
come i polipi. E guardi come sono freschi”.
Dal panettiere. Nino Calderone, 63 anni. “Da piccolo ero abituato
con i centesimi, e ricordo che un quaderno costava un soldo. Ma ora
è stato difficile all’inizio raccapezzarmi, confondevo i resti
ora in euro ora in lire, mi doveva aiutare sempre qualcuno. Adesso
ho studiato la possibilità di tenere due casse, ognuna per una
valuta diversa e le cose vanno meglio”.
Dal salumiere. Mario Giorgino, 18 anni. “Mi sembra di essere
ritornato al primo giorno di lavoro, quando chiedevo continuamente i
vari prezzi della merce. Adesso succede lo stesso. All’inizio
comunque non riuscivo a ragionare in euro, ora mi sto abituando. Mi
pare di essere come quegli anziani che si sentono rubacchiati da
qualche negoziante furbo, anche se nel mio caso, il negoziante sono
io”.
Dall’estetista. Tiziana Ferrante, 30 anni. “L’euro non mi ha
cambiato nulla, finora, perché io e le mie clienti ragioniamo
perfettamente in lire. Tranne due volte: non avevo più resto e sono
dovuta correre in banca di pomeriggio, seduta stante, a prelevare.
Al ritorno siamo impazzite un po’ con questa fatidica conversione,
ma alla fine ne siamo uscite vincenti. Una cosa è certa: fin quando
non conoscerò bene questa moneta, non farò sconti”.
Dal Fiorista. Francesco La Spada, 25 anni. “In questi giorni la
mia cassa è colma di spiccioli e di mille lire perché le persone
cercano di togliersi di tasca tutte le lire di taglio piccolo. L’euro?
Io non ho avuto le grandi difficoltà delle quali si parla nei
sondaggi televisivi, perché ragiono già in euro e in ogni caso uso
sempre il convertitore. L’unica cosa che raccomando ai miei
clienti è di non avere fretta, così possiamo verificare i prezzi.
E non rimaniamo fregati, né io, né loro. Finora inoltre non ho
avuto necessità di aumentare o diminuire i prezzi ma certamente se
dovessi pagare di più nell’acquistare fiori, piante, addobbi e
materiale per lavoro, mi comporterei di conseguenza”.
Dal farmacista. Giusi La Malfa, 31 anni. “Con l’euro non abbiamo
avuto nessun problema, anche perché a differenza di bar o altri
esercenti, noi abbiamo i computer che ci consentono un maggiore
controllo. Una cosa che capita spesso in questi giorni è che gli
anziani mettano i soldi sul banco e dicano: ‘Li prenda lei,
signorina’, perché soprattutto chi soffre di presbiopia non può
riconoscere i centesimi”.
Dal Benzinaio. Carmelo Urso, 35 anni. “La benzina senza piombo
costa 0,980 euro e e il gasolio 0,830 euro. La gente per ora si
destreggia male, qualcuno è perplesso, non capisce, gli sembra che
gli mettiamo benzina in meno. Un’altra difficoltà dipende anche
dal fatto che ci devono ancora fornire un distributore automatico
notturno che riconosca gli euro. In quello di adesso si possono
introdurre solo lire, e chi ormai non le ha più, si ritrova di
notte a girare a vuoto”.
Nonni e nipoti
Cosimo De Pasquale, 71 anni pensionato. “L’euro mi è stato
simpatico da subito, e così già il due gennaio sono andato a
prelevare i primi 600. Adesso nella mia tasca ci sono sia lire che
euro e non faccio alcuna confusione quando pago, perché mi regolo
pensando che ogni euro vale duemilalire, suppergiù. I primi euro
che mia figlia ha ricevuto vengono proprio dalle mie tasche. E poi
si dice che gli anziani…”.

Maria Ragno 70 anni, pensionata. “Io invece, a
differenza di mio marito, sono un’imbranata, e mi confondo
soprattutto con i centesimi. Immaginiamoci se andassi a fare la
spesa da sola! È stata la mia nipotina a darmi lezioni di euro”.
Chiara De Pasquale, 9 anni, IV elementare. “Mio nonno mi ha
regalato 7 euro e tre centesimi. La befana il borsellino per mettere
solo gli spiccioli. A scuola la maestra ci ha spiegato il formato,
lo spessore e le figure che ci sono su tutte le facce. Domenica
scorsa alla TV hanno chiesto quanti tagli in moneta ha l’euro, e l’unica
che lo sapeva in famiglia ero io: otto. E tu lo sai che i tagli
delle banconote sono sette?”.
L'universitario
Matteo Dragà, 20 anni, studente in geologia, lavora come assistente
di laboratorio chimico. “Sarà stato l’entusiasmo del cambio ma
io mi sono abituato velocemente all’euro. Così ho anticipato i
tempi e ho pagato in euro già il 28 dicembre, in una tabaccheria,
per provare questi soldi in anticipo su tutti. Certo, se il conto
fosse stato senza centesimi sarebbe diventato tutto più immediato.
Ogni tanto mi sono sentito fregato come consumatore, perché ho
notato qualche arrotondamento in eccesso. L’unico problema secondo
me è che questa doppia circolazione ha complicato l’esistenza; se
si fosse stabilito di iniziare subito con l’euro come è successo
in Germania, sarebbe stato meglio”.
Stranieri in Italia.
Reshma Nayyar, 27 anni, laureata in Commercio a Bombay, studia l’italiano.
“Ho ricevuto il primo resto in euro il tre gennaio, in una
libreria di Messina, e nello stesso giorno ho sentito che un barista
diceva: ‘Io voglio solo lire, per l’euro ci pensiamo il 28
febbraio’. Certamente chi viaggia molto preferisce l’euro,
perché il cambio è più facile: io per esempio finora dovevo
scambiare le mie rupie prima in dollari e poi nella valuta del Paese
europeo che visitavo. Da ora in poi potrò cambiare direttamente in
euro”.
Olga e Sandy Watt, canadesi, 64 e 67 anni. “La prima difficoltà
che abbiamo incontrato è che in questi giorni i negozi non hanno
centesimi a sufficienza per i resti: ci è capitato di dover pagare
11 euro e 15 centesimi; abbiamo dato 20 euro e la commessa non ci ha
dato il resto perché le mancavano i centesimi. Inoltre ci teniamo a
dire che il cambio in euro ha un altro effetto, quello di perdere le
tradizioni, i modi di dire legati alla lira; allo stesso tempo
significa andare incontro a qualcosa di nuovo, ricominciare daccapo,
anche a contare e ad allenare la mente”.
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