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Una prosa leggera



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Questa intervista è stata pubblicata sul numero 11 della rivista "Iter. Scuola cultura e società"   edita dall'Istituto dell'Enciclopedia italiana.

Luisa Carrada, Scrivere per Internet (Milano, Lupetti, 2000)

Internet come veicolo di informazioni, ma anche come rivoluzione nell’espressione. Riprendendo un tema caro a questa rivista (si veda per esempio «Iter», 2000, 9), torniamo sul tema del ‘linguaggio’, della ‘grammatica’ e della ‘sintassi’ di nuovo genere che bisogna conoscere per navigare nella rete in maniera consapevole e critica.


Per saperne di più, abbiamo rivolto qualche domanda a un’esperta di comunicazione in Rete, Luisa Carrada, autrice del libro Scrivere per Internet (Milano, Lupetti, 2000) e curatrice del sito www.mestierediscrivere.com. Ecco cosa ci ha risposto.

Scrivere per Internet,
così si chiama il suo ultimo libro. Dobbiamo imparare a scrivere un’altra volta? È così diverso dallo scrivere per la carta o anche dalla semplice videoscrittura?

In realtà non dobbiamo imparare a scrivere un’altra volta, ma solo imparare le specificità di un nuovo medium. D’altra parte un bravo scrittore è da sempre quello che sa passare con dimestichezza da uno strumento di comunicazione all’altro, anche quando si parla di strumenti cartacei e più tradizionali. Scrivere un articolo per un quotidiano non è la stessa cosa che scriverlo per una rivista settimanale, come scrivere per la radio è altra cosa dallo scrivere per la televisione. Diciamo allora che Internet è uno strumento in più per comunicare, che va bene per conseguire alcuni obiettivi rispetto ad altri.

I vantaggi di pubblicare su Internet piuttosto che sulla carta sono tanti: costa pochissimo, quasi niente; chiunque può pubblicare, senza la mediazione delle case editrici, e questa è una vera rivoluzione; si può raggiungere un pubblico globale e vastissimo, che nessun libro stampato permette di raggiungere; si possono divulgare contenuti di nicchia e fortemente specialistici, sui quali le case editrici non investirebbero una lira, e raggiungere facilmente le persone che condividono i nostri interessi e le nostre passioni.

Detto così sembra tutto molto facile, ma il Web è un grande calderone in cui contenuti e testi devono essere di qualità, originali e ben scritti per attirare lettori. Ben scritti per la Rete, ovviamente.

Quali sono le caratteristiche principali della scrittura per il Web?

Al primo posto metterei l’ipertestualità, ovvero la capacità di saper organizzare l’informazione e costruire dei percorsi di lettura non univoci e sequenziali, ma nei quali procedere per associazioni tematiche o concettuali, un modo di scrivere e leggere molto vicino a quello del nostro pensiero. Una pagina Web è, quindi, molto diversa dalla pagina di un libro, che ha un posto preciso all’interno del contesto cui appartiene: è piuttosto una tappa di un itinerario di lettura potenzialmente infinito, che coincide con la rete intera. Chi scrive deve fare di ogni pagina un testo autonomo, autoconsistente, ma al tempo stesso dare tutte le indicazioni per proseguire la lettura, cioè link utili e interessanti.

Al secondo posto viene senz’altro la brevità, o meglio la sintesi, cioè la capacità di scrivere testi molto concentrati e ricchi di contenuti, che sappiano catturare un lettore veloce e molto impaziente. Questo non vuol dire, come molti temono, ricorrere a testi striminziti e quindi a un impoverimento del linguaggio. L’ipertesto è una grande risorsa, perché ci permette di scaglionare le informazioni in profondità e di tarare i testi su diverse esigenze e tipologie di lettori: un titolo e un abstract per il lettore che vuole solo avere un’idea del contenuto, un link e via verso un articolo tutto da leggere e completato, magari, da una serie di link di approfondimento.

Infine, la terza parola chiave: la ‘leggerezza’, intesa così come la intendeva Italo Calvino nelle sue Lezioni americane, un insieme di trasparenza dello stile e di estrema precisione nel linguaggio.

È solo una questione di ipertestualità o esistono anche altre regole generali di linguaggio da seguire, ad esempio un lessico diverso, una organizzazione dei periodi differenti?

Sì, direi che ci sono delle regole utili da seguire, anche se non con eccessiva rigidità, perché molto dipende dai siti, dal tipo di lettore cui ci rivolgiamo, dai temi che affrontiamo.

Essere sintetici, lo abbiamo già detto, è indispensabile non solo per catturare il lettore, ma anche perché sullo schermo del computer possiamo leggere soltanto un trentina di righe alla volta, lo spazio di uno o due paragrafi. Per questo, oltre a essere brevi, dobbiamo anche cercare di scrivere in maniera modulare, prendendo come unità di misura proprio il paragrafo, meglio se opportunamente titolato.

La sintassi dovrebbe essere un po’ più semplice che nella scrittura per la carta: leggere sullo schermo stanca, e un periodare troppo complicato, con molti incisi, chiede una concentrazione e un’attenzione molto maggiori. Lo stesso vale per i gerghi di ogni tipo, che sul Web andrebbero assolutamente banditi: chi scrive per Internet deve farlo con un orizzonte globale, e immaginare di essere letto anche da chi è molto lontano dalla nostra cultura e dal nostro paese.

Internet ci chiede insomma un po’ più di chiarezza, precisione e di pulizia del linguaggio, nonché di attenzione per le esigenze del lettore. Ma queste, mi pare, sono tutte cose che non possono farci che bene, anche quando scriviamo per altri media.

Non crede che saper «scrivere per Internet» significhi anche essere in grado di valutare altre componenti oltre quella linguistica, ad esempio come impaginare un testo, valutare il peso delle immagini, font adatte al messaggio?

Sicuramente. Ogni pagina Web è una creazione multimediale e questo vuol dire che le parole non sono più sole: devono convivere con le immagini, i colori, il lettering, il movimento e, sempre di più, anche con i suoni. Quindi anche lo scrittore deve diventare ‘multimedia’ e arricchire le sue competenze, soprattutto in termini di cultura visiva. Saper usare sapientemente anche font e colori, significa poter aggiungere nuove tonalità espressive alle parole e ampliare molto le nostre possibilità di comunicazione. E saper organizzare anche visivamente i testi all’interno della pagina significa utilizzare al meglio la dimensione peculiare del Web, quella spaziale. Sito del resto non vuol dire proprio luogo?

Ma come si legge un sito, una pagina Web?

Una pagina Web la si può senz’altro stampare e leggere come qualsiasi pagina. Lo facciamo tutti quando qualcosa ci interessa particolarmente e vogliamo leggerla con calma e magari anche conservarla. Leggere sullo schermo, mentre navighiamo, è invece un’altra cosa. Non leggiamo la pagina in maniera sequenziale, ma saltiamo su e giù con gli occhi alla ricerca di ciò che ci interessa. Cerchiamo i segnali del contenuto: i titoli, i sottotitoli, le didascalie, i link sottolineati, le parole chiave in grassetto o in colore. Sono loro, i piccoli testi che gli esperti chiamano microcontent, a guidarci nella lettura e per questo sono così importanti su Internet. La qualità di un testo on line dipende soprattutto da loro.

Ritiene che possa essere utile inserire in tutte le scuole, non solo in quelle tecniche, un corso che insegni a costruire una pagina Web? Per far comprendere che Internet non è semplicemente una enciclopedia molto grande, ma una forma alternativa di espressione?

Sicuramente può essere utilissimo, anche perché comunicheremo sempre più su Internet e saper scrivere, organizzare, costruire e mettere in rete una pagina sarà presto indispensabile come lo era saper scrivere a macchina prima dell’arrivo del computer. Ma credo che a scuola sia molto più importante educare all’uso di questo nuovo medium. Dico ‘educare’ nel senso più esteso del termine: capirne le peculiarità per scegliere il Web come strumento di comunicazione più adatto di altri per conseguire determinati obiettivi, sensibilizzare allo stile del Web, diffondere le regole etiche e di correttezza da osservare in un mondo per certi versi molto libero e anarchico.

Anche perché case editrici e redazioni di giornali non sono accessibili a bambini e adolescenti, ma Internet sì: ci sono già siti bellissimi e interessanti fatti da ragazzi, da soli, in gruppo o con gli insegnanti. La Rete non sostituirà gli altri media, piuttosto si aggiungerà ai libri, ai giornali, alla televisione, alla radio. Insegnare ai ragazzi a padroneggiare con competenza e consapevolezza questa ricchezza di strumenti credo sia il compito principale della scuola.

Potrebbe suggerire alcune soluzioni pratiche e facili per un insegnante che voglia iniziare a imparare la grammatica della scrittura per Internet?

Siti e libri ce ne sono ormai molti, ma credo che la cosa migliore sia immergersi nella Rete stessa. Non si impara a scrivere senza leggere molto e non si impara a scrivere in rete senza navigare molto, annotando i siti che ci piacciono di più, cercando di capire perché, imitando (nel senso dell’ispirazione, naturalmente, non del plagio) le soluzioni che funzionano.

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