Una prosa leggera
Luisa Carrada con Alessandro Lanni
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Una prosa leggera
Questa intervista è stata pubblicata sul numero 11 della rivista
"Iter. Scuola cultura e società"
edita dall'Istituto dell'Enciclopedia italiana.
Luisa Carrada, Scrivere per Internet (Milano, Lupetti, 2000)
Internet come veicolo di informazioni, ma anche come rivoluzione
nellespressione. Riprendendo un tema caro a questa rivista
(si veda per esempio «Iter», 2000, 9), torniamo sul tema del linguaggio,
della grammatica e della sintassi di nuovo
genere che bisogna conoscere per navigare nella rete in maniera
consapevole e critica.
Per saperne di più, abbiamo rivolto qualche domanda a unesperta
di comunicazione in Rete, Luisa Carrada, autrice del libro Scrivere
per Internet (Milano, Lupetti, 2000) e curatrice del sito www.mestierediscrivere.com.
Ecco cosa ci ha risposto.
Scrivere per Internet, così si chiama il suo ultimo
libro. Dobbiamo imparare a scrivere unaltra volta? È così
diverso dallo scrivere per la carta o anche dalla semplice videoscrittura?
In realtà non dobbiamo imparare a scrivere unaltra
volta, ma solo imparare le specificità di un nuovo medium. Daltra
parte un bravo scrittore è da sempre quello che sa passare con dimestichezza
da uno strumento di comunicazione allaltro, anche quando si
parla di strumenti cartacei e più tradizionali. Scrivere un articolo
per un quotidiano non è la stessa cosa che scriverlo per una rivista
settimanale, come scrivere per la radio è altra cosa dallo scrivere
per la televisione. Diciamo allora che Internet è uno strumento
in più per comunicare, che va bene per conseguire alcuni obiettivi
rispetto ad altri.
I vantaggi di pubblicare su Internet piuttosto che sulla carta sono
tanti: costa pochissimo, quasi niente; chiunque può pubblicare,
senza la mediazione delle case editrici, e questa è una vera rivoluzione;
si può raggiungere un pubblico globale e vastissimo, che nessun
libro stampato permette di raggiungere; si possono divulgare contenuti
di nicchia e fortemente specialistici, sui quali le case editrici
non investirebbero una lira, e raggiungere facilmente le persone
che condividono i nostri interessi e le nostre passioni.
Detto così sembra tutto molto facile, ma il Web è un grande calderone
in cui contenuti e testi devono essere di qualità, originali e ben
scritti per attirare lettori. Ben scritti per la Rete, ovviamente.
Quali sono le caratteristiche principali della
scrittura per il Web?
Al primo posto metterei lipertestualità, ovvero la capacità
di saper organizzare linformazione e costruire dei percorsi
di lettura non univoci e sequenziali, ma nei quali procedere per
associazioni tematiche o concettuali, un modo di scrivere e leggere
molto vicino a quello del nostro pensiero. Una pagina Web è, quindi,
molto diversa dalla pagina di un libro, che ha un posto preciso
allinterno del contesto cui appartiene: è piuttosto una tappa
di un itinerario di lettura potenzialmente infinito, che coincide
con la rete intera. Chi scrive deve fare di ogni pagina un testo
autonomo, autoconsistente, ma al tempo stesso dare tutte le indicazioni
per proseguire la lettura, cioè link utili e interessanti.
Al secondo posto viene senzaltro la brevità, o meglio la sintesi,
cioè la capacità di scrivere testi molto concentrati e ricchi di
contenuti, che sappiano catturare un lettore veloce e molto impaziente.
Questo non vuol dire, come molti temono, ricorrere a testi striminziti
e quindi a un impoverimento del linguaggio. Lipertesto è una
grande risorsa, perché ci permette di scaglionare le informazioni
in profondità e di tarare i testi su diverse esigenze e tipologie
di lettori: un titolo e un abstract per il lettore che vuole
solo avere unidea del contenuto, un link e via verso un articolo
tutto da leggere e completato, magari, da una serie di link di approfondimento.
Infine, la terza parola chiave: la leggerezza, intesa
così come la intendeva Italo Calvino nelle sue Lezioni americane,
un insieme di trasparenza dello stile e di estrema precisione nel
linguaggio.
È solo una questione di ipertestualità o esistono anche altre
regole generali di linguaggio da seguire, ad esempio un lessico
diverso, una organizzazione dei periodi differenti?
Sì, direi che ci sono delle regole utili da seguire, anche se non
con eccessiva rigidità, perché molto dipende dai siti, dal tipo
di lettore cui ci rivolgiamo, dai temi che affrontiamo.
Essere sintetici, lo abbiamo già detto, è indispensabile non solo
per catturare il lettore, ma anche perché sullo schermo del computer
possiamo leggere soltanto un trentina di righe alla volta, lo spazio
di uno o due paragrafi. Per questo, oltre a essere brevi, dobbiamo
anche cercare di scrivere in maniera modulare, prendendo come unità
di misura proprio il paragrafo, meglio se opportunamente titolato.
La sintassi dovrebbe essere un po più semplice che nella scrittura
per la carta: leggere sullo schermo stanca, e un periodare troppo
complicato, con molti incisi, chiede una concentrazione e unattenzione
molto maggiori. Lo stesso vale per i gerghi di ogni tipo, che sul
Web andrebbero assolutamente banditi: chi scrive per Internet deve
farlo con un orizzonte globale, e immaginare di essere letto anche
da chi è molto lontano dalla nostra cultura e dal nostro paese.
Internet ci chiede insomma un po più di chiarezza, precisione
e di pulizia del linguaggio, nonché di attenzione per le esigenze
del lettore. Ma queste, mi pare, sono tutte cose che non possono
farci che bene, anche quando scriviamo per altri media.
Non crede che saper «scrivere per Internet» significhi
anche essere in grado di valutare altre componenti oltre quella
linguistica, ad esempio come impaginare un testo, valutare il peso
delle immagini, font adatte al messaggio?
Sicuramente. Ogni pagina Web è una creazione multimediale e
questo vuol dire che le parole non sono più sole: devono convivere
con le immagini, i colori, il lettering, il movimento e,
sempre di più, anche con i suoni. Quindi anche lo scrittore deve
diventare multimedia e arricchire le sue competenze,
soprattutto in termini di cultura visiva. Saper usare sapientemente
anche font e colori, significa poter aggiungere nuove tonalità espressive
alle parole e ampliare molto le nostre possibilità di comunicazione.
E saper organizzare anche visivamente i testi allinterno della
pagina significa utilizzare al meglio la dimensione peculiare del
Web, quella spaziale. Sito del resto non vuol dire proprio luogo?
Ma come si legge un sito, una pagina Web?
Una pagina Web la si può senzaltro stampare e leggere
come qualsiasi pagina. Lo facciamo tutti quando qualcosa ci interessa
particolarmente e vogliamo leggerla con calma e magari anche conservarla.
Leggere sullo schermo, mentre navighiamo, è invece unaltra
cosa. Non leggiamo la pagina in maniera sequenziale, ma saltiamo
su e giù con gli occhi alla ricerca di ciò che ci interessa. Cerchiamo
i segnali del contenuto: i titoli, i sottotitoli, le didascalie,
i link sottolineati, le parole chiave in grassetto o in colore.
Sono loro, i piccoli testi che gli esperti chiamano microcontent,
a guidarci nella lettura e per questo sono così importanti su Internet.
La qualità di un testo on line dipende soprattutto da loro.
Ritiene che possa essere utile inserire in tutte le scuole, non
solo in quelle tecniche, un corso che insegni a costruire una pagina
Web? Per far comprendere che Internet non è semplicemente una enciclopedia
molto grande, ma una forma alternativa di espressione?
Sicuramente può essere utilissimo, anche perché comunicheremo
sempre più su Internet e saper scrivere, organizzare, costruire
e mettere in rete una pagina sarà presto indispensabile come lo
era saper scrivere a macchina prima dellarrivo del computer.
Ma credo che a scuola sia molto più importante educare alluso
di questo nuovo medium. Dico educare nel senso più esteso
del termine: capirne le peculiarità per scegliere il Web come strumento
di comunicazione più adatto di altri per conseguire determinati
obiettivi, sensibilizzare allo stile del Web, diffondere le regole
etiche e di correttezza da osservare in un mondo per certi versi
molto libero e anarchico.
Anche perché case editrici e redazioni di giornali non sono accessibili
a bambini e adolescenti, ma Internet sì: ci sono già siti bellissimi
e interessanti fatti da ragazzi, da soli, in gruppo o con gli insegnanti.
La Rete non sostituirà gli altri media, piuttosto si aggiungerà
ai libri, ai giornali, alla televisione, alla radio. Insegnare ai
ragazzi a padroneggiare con competenza e consapevolezza questa ricchezza
di strumenti credo sia il compito principale della scuola.
Potrebbe suggerire alcune soluzioni pratiche e facili per un
insegnante che voglia iniziare a imparare la grammatica della scrittura
per Internet?
Siti e libri ce ne sono ormai molti, ma credo che la cosa migliore
sia immergersi nella Rete stessa. Non si impara a scrivere senza
leggere molto e non si impara a scrivere in rete senza navigare
molto, annotando i siti che ci piacciono di più, cercando di capire
perché, imitando (nel senso dellispirazione, naturalmente,
non del plagio) le soluzioni che funzionano.
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