Django zuccherato
Francesco Mandica
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La colonna sonora di Chocolat è uno strano variegato. Uno di
quelli che si sciolgono troppo presto, gonfiati come sono d’aria, e
ci sporcano le mani.
Tutto il film ha l’aspetto di una strana misticanza: l’ambientazione
francese, nei pressi di Tolosa (meravigliosa, calda città in bilico
tra Atlantico e Mediterraneo) dove un vento troppo foriero di neve
imperversa costantemente quasi ci trovassimo a Helsinki, ma dove le
scritte (puntuali riproduzioni tipografiche dell’epoca) sono in
rigoroso inglese, e dove la musica gitana, in ultimo, prende le forme
di uno strano country-etno-folk più vicino all’amatriciana che alla
bouillabaisse.

L’America sembra a due passi in Chocolat: da un momento all’altro
ci si aspetta che gli abitanti del villaggio organizzino un barbecue
all’aperto con hamburger (all’epoca dell’ambientazione ancora
savi) e patatine liofilizzate. L’America degli anni Cinquanta,
quella meravigliosamente descritta in un film come Big night a
cui questa pellicola è fortemente debitrice (la scena della festa in
onore dell’anziana diabetica è quasi un plagio).
La musica, della quale si diceva, è quella di uno strampalato emulo
del chitarrista francese di origini gitane Django Reinhardt,
interpretato da Johnny Deep, più vicino a Robert Clay che al
mirabolante Emmet Ray di Accordi e disaccordi di Woody Allen.
Il paradosso americano al quale si faceva riferimento a proposito dei
conflitti d’interesse di questo film si ritrova anche e soprattutto
in ambito musicale: un chitarrista manouche che si scalda allo
strumento suonando un blues rurale con tanto di “slide” (strano
aggeggio che si mette al dito per dare l’effetto bluesy) è l’equivalente
di un calciatore che per allenarsi tira a canestro.
Minor Swing, cavallo di battaglia di Reinhardt, diventa all’interno
del film un cameo dove si da sfogo alla “gitanita’” trasmutata
in una asettica world music con poca anima e tanti ammiccamenti (il
Kusturica di Gatto nero gatto bianco, ad esempio). Caravan
(povero Duke Ellington) viene imbottita di suggestioni
orientaleggianti, quanto basta per rendere ammaliante la castigata
scena di sesso fra Juliette Binoche e il nostro pseudo-Django.

Il tutto viene inframezzato da una colonna sonora che risulta una
perfetta sintesi fra Chopin e Piovani, per non scontentare nessuno,
soprattutto quella fetta di pubblico statunitense che confonde l’idea
di Europa unita con quella di un continente omologabile.
Django Reinhardt andò in America al culmine della sua carriera, non
si trovò bene, pare fossero tutti un po’ invidiosi del modo in cui
questo picaro distinto suonava la chitarra, perdipiù con due dita di
meno….L’America incassa il colpo e non dimentica, oggi ci serve in
questa tazza bollente una cioccolata che forse piacerebbe solo a
Claude Chabrol.
Il link alla colonna sonora di Chocolat:
http://www.chocolatsoundtrack.com/
Segnalazione/Paolo Fresu Django D'Or 2001
Riceviamo e pubblichiamo:
Da: ThanitART . paolo carta <geova@tin.it>
A: <Undisclosed-Recipient:@bedford.clarence.com;>
Data: Sabato, 17 marzo 2001 3:11
Oggetto: ThanitART ZIP - Paolo Fresu Django d'Or 2001
Il prestigioso trofeo internazionale Django d'Or 2001 è stato
consegnato la sera del 16 Marzo 2001 a Paolo Fresu per la categoria
Musicista staniero di jazz con l'opera discografica "Mélos"
registrata per la BMG France con il suo Quintetto italiano.
La premiazione (registrata dalla televisione France3) si è svolta nel
Teatro "L'Heure Bleue" di Grenoble nell'ambito del Festival
internazionale di Jazz davanti ad un pubblico numeroso e dopo il
concerto dell'Orchestra nazionale di jazz francese diretta da Paolo
Damiani e con ospiti Gianluigi Trovesi e Anouar Brahem.
Il Django d'Or, che giunge questo anno alla decima edizione, è stato
creato da Frank Hagège e Babik Reinhardt in onore del grande
chitarrista gitano Django Reinhardt scomparso nel 1953 ed è formato
da una giuria di circa 300 esperti tra musicisti, autori, giornalisti,
discografici, artisti ed altri operatori del settore musicale. Nato in
Francia il premio Django d'Or ha oggi una edizione in Belgio, Svezia,
Germania, Danimarca e, dallo scorso anno, in Italia.
Il trofeo consiste in un'opera d'arte in metallo fabbricata con
tecnica particolare (ogni pezzo è unico) creata dall'artista Raymond
Moretti. Paolo Fresu aveva già ricevuto il prestigioso premio nel
1996 per la categoria Musicista europeo di jazz con l'opera
discografica "Night on The City" per la OWL ( che è stato
ristampato proprio ora per la Universal) mentre lo scorso anno ha
avuto la nomination assieme a Keith Jarrett e Charlie Haden sempre per
la categoria Musicista staniero di jazz con il CD
"Metamorfosi" per la BMG France.
ThanitART . Paolo Fresu - http://www.thanitart.com/paolofresu
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