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Anna Saba



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La dottoressa Anna Saba è ricercatrice dell'Unità di Statistica ed Economia Alimentare


Nell'aprile del 2000 l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) ha effettuato un'indagine campionaria per studiare la percezione dei consumatori italiani sul alcuni temi riguardanti la sicurezza alimentare. Gli argomenti considerati sono: ingegneria genetica applicata alla produzione degli alimenti, irradiazione degli alimenti, residui di pesticidi negli alimenti, contaminazione batterica degli alimenti, Encefalopatia Spongiforme Bovina (BSE, meglio nota come "mucca pazza"), additivi negli alimenti.

Tra gli argomenti oggetto d'indagine, l'irradiazione degli alimenti è il meno noto: il 49% dei consumatori non ne ha mai sentito parlare. L'ingegneria genetica applicata agli alimenti non risulta nota al 32% dei rispondenti. Il 12% dei rispondenti, invece, non ha mai sentito parlare di additivi negli alimenti. La maggior parte dei rispondenti dichiara di ricevere "molta" ovvero "abbastanza" informazione sulla sicurezza alimentare da parte della televisione. Al contrario, il 43% dei soggetti dichiara di non ricevere nessuna informazione (cioè "per niente") sulla sicurezza alimentare dal proprio medico personale.


Dall'indagine emerge che la categoria di alimenti considerata più sicura è quella dei cereali, mentre carne e uova sono considerati in gran parte "poco sicuri". La maggioranza dei rispondenti, inoltre, è "molto d'accordo" nel ritenere che il governo, l'industria e gli agricoltori/allevatori siano responsabili della sicurezza alimentare, ma include tra i principali responsabili anche la Commissione Europea. Il consumatore e i distributori di alimenti, questi ultimi visti separatamente dall'industria, sono considerati invece meno responsabili. D'altra parte, molti sono "moderatamente d'accordo" quando si afferma che la sicurezza alimentare è ben garantita dal governo, l'industria alimentare e gli agricoltori/allevatori.

Per quanto riguarda la percezione del rischio, i consumatori si dicono "molto preoccupati" per i rischi associati ai residui di pesticidi negli alimenti (il 55%), alla contaminazione batterica degli alimenti (il 56%) e alla carne di "mucca pazza" (il 57%). Analogamente, il 54% ritiene "molto probabile" che la sua salute venga danneggiata da alimenti che contengono residui dei pesticidi utilizzati in agricoltura, il 49% da alimenti che contengono microrganismi patogeni (salmonella, botulino, ecc.), il 47% da carne di bovini affetti da BSE.

Le divisioni tra i consumatori sono meno evidenti quando si parla di alimenti geneticamente modificati, irradiazione di alimenti e alimenti che contengono additivi. La maggior parte dei rispondenti, comunque, si dichiara "molto preoccupato" dei rischi ad essi associati e ritiene "molto probabile" che la sua salute ne venga danneggiata.

Il livello di conoscenza dei rischi alimentari per la salute umana è piuttosto basso. Quasi la metà del campione, infatti, "conosce poco" di ciascun argomento considerato, in particolare dell'ingegneria genetica applicata alla produzione alimentare.

I rispondenti, inoltre, hanno attribuito ai sei argomenti scelti un ordine di importanza dal punto di vista della sicurezza alimentare. Vista l'incidenza di infezioni alimentari (salmonellosi, botulismo, ecc.) e di casi di bovini affetti da BSE, non sorprende che questi siano gli argomenti considerati più importanti.

Sulla questione riguardante l'etichetta degli alimenti geneticamente modificati, quasi tutti gli intervistati sono concordi nel credere che l'etichetta di un alimento geneticamente modificato deve indicare che il prodotto è stato ottenuto con tecniche di modificazione genetica anche se è equivalente al corrispondente prodotto o ingrediente alimentare convenzionale e non comporta effetti negativi per la salute umana. Allo stesso modo, secondo l'86% dei rispondenti gli alimenti irradiati devono essere etichettati come tali anche se il processo di irradiazione, cui sono sottoposti, non comporta effetti negativi per la salute umana.

Sulla fiducia nelle varie fonti di informazione, la maggioranza dei rispondenti ha "molta fiducia" nelle associazioni di consumatori e negli istituti di ricerca, ma anche nei gruppi ambientalisti e nel Ministero della Sanità.. I giornalisti ed il governo, invece, riscuotono il più basso grado di fiducia. Secondo gli intervistati, però, la conoscenza sui rischi alimentari per la salute umana, da parte degli istituti di ricerca, è più adeguata rispetto alle altre fonti, mentre la conoscenza del governo e dei giornalisti è ritenuta in gran parte "poco adeguata". Comunque, una quota consistente di consumatori giudica "poco complete" le informazioni sui rischi alimentari per la salute umana divulgate dalle varie fonti. Infine, la maggioranza dei consumatori vede "molto interesse" da parte delle associazioni di consumatori, dei gruppi ambientalisti e degli istituti di ricerca nel proteggere la salute dei cittadini dai rischi alimentari. Molti, invece, credono che i Ministeri della Sanità e delle Politiche Agricole, nonché il governo nel suo insieme, si "interessino poco" della salute dei cittadini.



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