"Non è Los Angeles, è casa
nostra"
Alessio Boni e Valentina Chico con Annarita Caroli
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nostra"
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Segnalazione/I consigli dell'esperta
L’otto giugno del 1998 andava in onda su RaiDue la prima puntata di
una nuova fiction televisiva Incantesimo, scritta da Maria
Venturi e ambientata in una clinica privata. Fin dall’inizio, Incantesimo
ha incontrato il gradimento del pubblico e le vicende dei suoi
protagonisti - medici, infermieri e pazienti - hanno appassionato gli
spettatori che hanno seguito con interesse crescente le prime due
serie dello sceneggiato. Partito da un share del 13,78 %, ha
raggiunto in breve tempo il 20%. Gli interpreti principali erano
Agnese Nano e Vanni Corbellini assieme ad un cast di attori di solida
professionalità: Paola Pitagora, Giuseppe Pambieri, Delia Boccardo.
Due anni dopo, nella primavera del 2000, compaiono due nuovi
protagonisti per la terza serie. Lei è Caterina Masi, infermiera che
studia medicina; è sola, orfana ed è stata cresciuta da un uomo
brutale che lei crede suo padre. Lui è Marco Oberon, chirurgo
estetico di fama mondiale; arriva dal Brasile, porta dentro di sè un
peso per un’oscura vicenda che lo tormenta. Tra i due nasce un
sentimento conflittuale, un’attrazione che cambierà la vita di
entrambi. Gli interpreti dei due personaggi sono Valentina Chico e
Alessio Boni, che grazie a Insieme raggiungono un'enorme
notorietà.
Nella quarta edizione di Incantesimo, quella che prenderà il
via il 6 marzo, Valentina e Alessio compariranno solo per le prime sei
puntate. Poi passeranno il testimone ad altre future stelle della
fiction televisiva. Abbiamo chiesto a entrambi di ripercorrere per noi
le tappe della loro carriera e la loro esperienza nella soap più
seguita d'Italia.
A cosa è dovuto secondo voi il successo di Incantesimo ?
A.B. e V.C.:Gli interpreti sono attori di scuola che mettono l’anima
nel lavoro e arricchiscono il testo con la recitazione. Maria Venturi
è una scrittrice sensibile che tocca temi che colpiscono il pubblico
e i registi conoscono bene il mestiere, la fotografia è curata. Incantesimo
è un format italiano, la gente riconosce le strade i luoghi le
vicende, non è Los Angeles, è casa nostra.
Le vostre famiglie non appartengono al mondo dello spettacolo: come
è nato in voi il desiderio di recitare?
Alessio Boni : Ho scoperto per caso la voglia di
fare l’attore. Al mio paese, Villongo, in provincia di Bergamo,
pareva un’utopia il solo pensarci. Ho provato molti lavori, ho fatto
la scuola di Polizia, ma quando ho iniziato a lavorare come animatore
nei villaggi turistici, allestendo semplici spettacolini per gli
ospiti, mi ha preso la passione per la recitazione. Mi hanno
consigliato di iscrivermi al Centro sperimentale di Cinematografia, e
non avevo nemmeno idea di cosa fosse… Ho iniziato a studiare
preparandomi per il provino di ammissione da solo, perché mi
vergognavo di farmi ascoltare dagli altri.
Cominciò la selezione e io arrivai alla terza fase. Fra gli
esaminatori c'erano Giulietta Masina, Mauro Bolognini e Luigi
Comencini. Giulietta Masina mi domando’”Dov’è la tua
spalla?". Per spalla non intendeva una parte anatomica, e io
non l’avevo…. feci tutto io, ed era un dialogo tra un uomo e una
donna. Rimasero colpiti, ma ero molto acerbo, non conoscevo i codici
più elementari. Gli allievi selezionati furono dieci, io ero l’undicesimo.Trovai
la forza di restare a Roma, trovai lavoro come cameriere e iniziai a
studiare nella scuola di Alessandro Fersen prima, con Andrea Sarallis
poi. Dopo un anno sono entrato in Accademia e ho studiato con Orazio
Costa Giovangigli, e così è cominciata.
Valentina Chico: La passione per la recitazione ha bussato alla
mia porta molto presto: a sedici anni ho iniziato a esibirmi in un
laboratorio teatrale dove noi studenti del liceo Socrate
affrontavamo testi classici in aula e poi a teatro. Un nostro
insegnante, Pietro Gallina, organizzava e dirigeva il laboratorio.
Mettevamo in scena anche operette, un genere di spettacolo trascurato
in Italia, e ho potuto così soddisfare il mio amore per la musica …studio
pianoforte dall’età di nove anni.
Un assistente di Klaus Maria Brandauer era a Roma , cercava una
giovane attrice italiana per la coprotagonista di Mario e il mago, il
film tratto da Thomas Mann di cui era regista e interprete. Mi scoprì
al laboratorio e fui scelta dopo una lunga selezione che duro’ un
mese. Alla fine Brandauer mi diede la parte e girai il film in inglese
con Julian Sands, Anna Galiena, Philippe Leroy e Brandauer stesso.
Purtroppo il film non è stato distribuito in Italia ma ha avuto
riconoscimenti ai Festival di Berlino e di Mosca.
Quali sono state le vostre esperienze prima di Incantesimo ?
A.B.: Ho recitato con Ronconi nel Peer Gynt, con Peter
Stein, con Valeria Morioni; un’esperienza di sei anni prima di fare
un ruolo nell’ultimo spettacolo teatrale di Giorgio Strehler, L’Avaro
di Molière, con Paolo Villaggio. Dopo poco mentre preparava Così
fan tutte per l’inaugurazione del Nuovo Piccolo Teatro Strehler
morì all’improvviso. Da lui ho imparato la tenacia, la forza di
mordere la vita in barba e contro tutti gli ostacoli che si
frappongono tra l’arte e le burocrazie; lui si giocava la vita ogni
volta, a 76 anni come a 30. Una persona straordinaria, di una cultura
spaventosa; era severo e intransigente, ma il lavoro duro non mi ha
mai fatto paura.
Al cinema ho girato un film con Anthony Quinn Il Mago,poi con
la regia di Carlo Lizzani La donna del treno per Raidue; ho
lavorato anche con Franco Giraldi.
V.C.: Dopo la prima esperienza ,che mi parve un sogno,ho
continuato a studiare al liceo ma ho cercato un’agenzia che mi
aiutasse a lavorare nello spettacolo,così due anni dopo mi hanno
spedita ad un provino: Cristina Comencini cercava la nipote di Virna
Lisi in Va dove ti porta il cuore. Fui scelta dopo due prove e
mi ritrovai a lavorare con la Lisi, Margherita Buy, Galatea Ranzi e
Massimo Ghini: ovviamente il mio nome rimase un po’ in ombra con
quel cast! Ma non mi dispiace, è stato un passo in più sulla mia
strada e poi ho affinato la mia recitazione.
Quando vi hanno offerto Incantesimo vi aspettavate il
successo che poi è venuto?
A.B:Sapevo che la TV è la finestra più importante e che
poteva servirmi, ma ho accettato dopo aver letto sedici puntate; erano
dieci mesi di lavoro assicurati, e poi mi affascinava il personaggio
di Marco Oberon, il giovane medico che anteponeva il lavoro alla sua
vita. Ho lavorato sui dialoghi, li ho fatti miei, senza aggiungere
nulla, casomai sottraend. Il lavoro con la fiction televisiva è
diverso da quello che si fa al cinema e in teatro. Bisogna essere
sempre pronti, concentrati, non c’è il tempo per ripensare una
scena, ogni giorno bisogna imparare un certo numero di scene e girarle
tutte. E’ stata una sfida con me stesso: si lavora dal lunedì al
sabato dalle otto del mattino alle sette di sera, e ci vuole una
capacità di concentrazione straordinaria. Per prepararmi ho anche
trascorso quindici giorni in ospedale ad imparare i rudimenti della
medicina.
V.C.:Ho fatto un provino per Incantesimo per la prima
serie con Gianni Lepre ma i ruoli erano già assegnati e il regista mi
consigliò di tornare l’anno successivo.Tommaso Sherman e Alessandro
Cane cercavano una ragazza per il ruolo di Vera “la cattiva”per la
seconda serie ma la mia faccia non era adatta. Siccome gli
sceneggiatori stavano già scrivendo la terza serie, mi conveniva
aspettare. Passato ancora un anno mi chiamarono per il terzo provino e
c’era un ruolo per me, Caterina, l’infermiera. Ho capito di essere
la protagonista quando ho letto sul contratto Valentina Chico con
Alessio Boni primi nomi…190 pose. Non prevedevo il successo che
è venuto, mi sono semplicemente fidata della RAI e del regista
Tommaso Sherman.
Il pubblico vi ha identificato con i vostri personaggi. Quanto vi
assomigliano?
A.B.:Io sono completamente diverso da Marco: lui è immerso nel
suo lavoro, è misogino a causa di una triste esperienza con sua
moglie, è come chiuso ai sentimenti, sul lavoro è autoritario.
Subisce un ricatto e questo lo tormenta. Solo quando crolla e
smarrisce la forza che lo sostiene, nei momenti di fragilità, si
avvicina ad Alessio Boni. Io sono più serafico, più tranquillo.
V.C.:Caterina mi assomiglia perché studia e lavora, è una
giovane donna che fa i primi passi della sua carriera in un mondo più
grande di lei. Sono entrata nel personaggio con cautela, l'ho
costruito un po’ alla volta. Nella sua vita familiare ho ritrovato
la mia: un passato difficile, che mi ha segnato.
Come ha reagito il pubblico ?
A.B.:C’è un processo di identificazione molto forte: forse
il pubblico riconosce i personaggi, le vicende, i luoghi come propri.
Mi è capitato un episodio significativo a Capri in vacanza: un
tassista mi ha apostrofato "Guagliò ma pecchè te ricattano ‘a
te? Se po’ sape’"? E poi le signore anziane incontrate al
mercato mi rassicurano sull’amore di Caterina; c’era chi aveva
intuito che Olivares era il padre naturale della ragazza, chi mi
consigliava di salvare il matrimonio. E’ un po’ quello che
accadeva nell’800 con i romanzi d’appendice.
V.A.:Io ho ricevuto piccoli regali con i quali gli spettatori
cercavano di consolarmi per le mie sofferenze. Per il pubblico io sono
Caterina, così mi chiamano per strada.
Temete di restare imprigionati nei personaggi che vi hanno dato la
popolarita’?
A.B.:Io mi sono distaccato da Marco Oberon, dai suoi gesti, le
sue posture, i suoi tic…ma le puntate sono tante, gli spettatori mi
hanno visto e seguito per settimane…Mi sto impegnando a far
dimenticare loro il giovane medico concentrandomi su nuovi personaggi
che verranno.Un attore deve mettersi in gioco continuamente: io ad
esempio voglio tornare al teatro e amo molto il cinema anche se in
Italia non è facile trovare storie e sceneggiature adatte.
V.C.:Con Alessio abbiamo deciso di non continuare Incantesimo:
nella quarta seria ci saremo per le prime sei puntate, poi basta. Ho
voglia di cambiare genere, di sperimentare e mettermi alla prova. Non
mi piace timbrare il cartellino. Voglio fare cinema, amo molto anche
il teatro, anche se non si vive recitando solo in teatro. Io vengo da
una famiglia che ha grandi difficoltà economiche - i primi soldi
guadagnati li ho spesi per loro - voglio fare l’attrice
professionista e vivere senza dover dipendere da nessuno. Sono
contenta della mia piccola casa in affitto dove posso studiare
tranquilla,prima abitavo con mia madre, mio fratello e i miei nonni in
due camere e cucina.
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