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Tocquevilliani vs. Gramsciani



Siegmund Ginzberg



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"Tocquevilliani e Gramsciani si scontrano frontalmente su quasi tutto quel che conta. I Tocquevilliani credono che ci siano verità morali oggettive, che valgono per tutti, in qualsiasi epoca. I Gramsciani credono che le verità morali siano soggettive e dipendano dalle circostanze storiche... I Tocquevilliani credono che insegnanti e poliziotti rappresentino l autorità legittima. I Gramsciani che rappresentino oggettivamente il potere, non la legittimità. I Tocquevilliani credono nella responsabilità personale. I Gramsciani che il personale è politico. In ultima analisi i Tocquevilliani sono per la perpetuazione del regime americano; i Gramsciani per la sua trasformazione."
Dal saggio di John Fonte, senior fellow del Hudson Institute, apparso sul numero di dicembre 2000/gennaio 2001 della Policy Review


Peccato che loro non lo sappiano. Ma l’America è spaccata in Gramsciani e Tocquevilliani. È sconvolta da una sorta di guerra civile ideologica permanente, da un titanico conflitto di culture, da una quasi guerra di religione, non da un banale bi-partitismo fondato su “normali” differenze politiche o di interessi. Lo sostiene uno dei non molti studiosi americani di Antonio Gramsci, John Fonte, in un saggio pubblicato sulla Policy Review, il bimensile della conservatrice Heritage Foundation, palestra ed organo del Reagan-pensiero. Ripreso con foga dall’opinionista Lance Morrow sul settimanale Time. Altro che dibattito sull’illuminismo. Bisognerebbe risalire al saggio di Fukuyama sulla "Fine della storia" in senso hegeliano dopo la caduta del comunismo per ritrovare cotanto potenziale di tormentone filosofico-politico made in Usa.

Lo spartiacque tra queste due anime passerebbe nel midollo, anzi nel cervello del Paese, all’interno degli stessi due grandi partiti (o coalizioni che si voglia) democratico e repubblicano. Si sovrapporrebbe, superandole, alle più tradizionali dicotomie destra/sinistra, liberal/conservative, laici/religiosi, ricchi/poveri. Attraverserebbe tutte le istituzioni, dal Congresso alla Casa Bianca (indipendentemente da chi la occupa), dai think-tank (fondazioni, università, media) in cui si articola l’intellighenzia, alla Giustizia, trovando la sua massima espressione nella costante divisione a metà in seno alla Corte suprema. E, in ultima analisi, spiegherebbe anche il 50-50, sul filo del rasoio di una manciata di voti, delle ultime presidenziali Usa.

Tocquevilliano DOC sarebbe Bush, che deve l’elezione al moralismo dell’America profonda, religiosa, patriottica ed individualista, e che per prima cosa l’ha ringraziata dandogli un ministro della Giustizia ad immagine e somiglianza e promettendo di delegare assistenza sociale ed istruzione alle organizzazioni confessionali. Gramsciana sarebbe stata invece l’ispirazione, se non la convinzione, della campagna elettorale di Al Gore, con la sua difesa alla Convention di Los Angeles dell’”America che lavora”, dei ceti “deboli”, dei “dimenticati”, che era stata tacciata dagli avversari di “incitamento alla lotta di classe” (ma Tocquevilliana era stata da parte sua la scelta come “running mate” di Joe Liberman, democratico ed ebreo, ma tutto moralità, Sinagoga e bandiera a stelle e strisce).


Spazzata via da queste ultime presidenziali sarebbe stata l’illusione che si possa stare un po’ di qua un po’ di là, l’idea clintoniana di convergenza verso un ”nuovo centro”, una “terza via” né troppo liberal né troppo conservatrice, né troppo di sinistra né troppo di destra. La formula del successo di Clinton nel ’92, cercare di piacere un pochino a tutti, si sarebbe trasformata nella formula della sconfitta di Gore nel 2000, non piacere più con convinzione a nessuno, dispiacere un po’ a tutti. Il conflitto, assicura Fonte, "continuerà sicuramente nei decenni a venire, indipendentemente da chi sarà eletto presidente tra quattro, otto o vent’anni".

Gramsci sarebbe il referente di uno dei due schieramenti, l’un contro l’altro ideologicamente armati, perché aveva allargato la visione marxiana di una società divisa tra oppressori ed oppressi, classi dominanti e subordinate, a "donne, minoranze razziali e persino certi criminali": insomma sarebbe l’antesignano delle militanze femminista, gay, nera, ambientalista, animalista, garantista, attenta ai diritti di carcerati, condannati a morte ed immigrati. Il colto viaggiatore francese dell'Ottocento, Alexis de Tocqueville, sarebbe stato invece il primo a scoprire l’”exceptionalism” (la “diversità”, che tanti punti di contatto ha con il mito della “diversità comunista”) dell’America e la sua connessione coi “valori” , con l’ideologia puritana e individualistica, prima ancora che con il laissez faire economico..

L’idea di un’America spaccata esattamente in due sul piano ideologico, prima ancora che politico, economico, sociale, territoriale, non è nuova. Bush non è famoso per le sue letture, ma pare che si sia tenuto a lungo sul comodino, giusto nelle settimane precedenti la decisione di candidarsi a presidente, il saggio "One Nation, Two Cultures", in cui Gertrude Himmelfarb individuava l’emergere di due nazioni distinte, un’America radicata nella cultura laica, edonista, gaudente e rivendicativa degli anni ’60 e un’America puritana, religiosa, familista, radicata nella cultura degli anni ’50.

Sulla forza propulsiva dell’"etica protestante" aveva attirato la nostra attenzione Max Weber. "Permissivi" ed "austeri", li chiamava il vecchio Adam Smith. Estremizzando, Fonte fa un passo in più, concludendo che "i Tocquevilliani favoriscono il tramandamento del regime americano; i Gramsciani la sua trasformazione". Che tradotto in altri termini suona: i primi sono per la preservazione dell’”eccezione” americana; i secondi rischiano di ridurre l’America come l’Europa. Agli europei compiacersi o offendersi.

I link (a cura di Ludovica Valori):

ALEXIS DE TOCQUEVILLE

Tutto su Alexis de Tocqueville
Biografia, estratti dalle sue opere piu' celebri, link e materiali utili

Il viaggio del giovane aristocratico francese in USA: un libro ripercorre le sue tappe
Sullo stesso sito si trovano anche interessanti gadget: i fans sfegatati potranno difatti acquistare online non solo la mappa del grand tour americano e relativa T-shirt, ma anche il busto in alabastro bianco... o in marmo nero, a scelta.



ANTONIO GRAMSCI

La Fondazione Gramsci (in italiano)
"La Fondazione ha come fine l'arricchimento critico della tradizione del patrimonio ideale della sinistra e del socialismo democratico in Europa e promuove, in questa ispirazione, studi e ricerche sull'opera e il pensiero di Antonio Gramsci, sulla storia, la politica e la società contemporanea, e sulle forme del loro mutamento". Notizie su pubblicazioni, convegni ed eventi. Biblioteca specializzata in scienze storiche e sociali, e un nutrito archivio di fonti documentarie sulla storia politica, sociale e culturale dell'Italia del Novecento.

Ipertesto su Gramsci
Interessante lavoro realizzato da un team di docenti e studenti del Liceo Classico "G.M.Dettori"

International Gramsci Society
Attivita' e numeri (in formato html e PDF) della rivista bimestrale dell'associazione

Raccolta di link gramsciani

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