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Uomo del dialogo tra Papa e popi



Di Nina Fürstenberg



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Come mai la giuria del premio Senatore Giovanni Agnelli ha decretato vincitore di questa edizione Sergej Averincev, un nome che forse non è tra quelli dei cento russi più conosciuti nel mondo. Perché lui dopo tante figure illustri della cultura liberale? E’ un personaggio rappresentativo della chiesa, dei diritti umani? un filosofo, uno storico o un filologo? Sarete sorpresi, ma Averincev è un po’ tutte queste cose, ma è soprattutto un pensatore e un autore che, alle molte qualità, ne aggiunge una determinante per un premio intitolato al dialogo tra gli universi culturali: è uno studioso collocato in una posizione chiave, di frontiera, tra mondi lontani e spesso confliggenti, una posizione chiave per il dialogo fra le culture e tra le religioni dell’occidente e dell’oriente, tra mondo cattolico e mondo ortodosso.
La sua Europa è la unità di due facce, un Giano con una testa cristiano-romana e un’altra cristiano-ortodossa, che di questi due mondi conosce e naviga le comuni radici greco-bizantine, che scaturiscono dalla cultura biblica e da quella della Grecia classica. Prendete i suoi studi sulla tradizione pittorica delle icone e capirete che cosa significa saperle guardare come il prodotto di una cultura che sta al confine tra la astratta iconografia orientale e l’umanesimo pittorico occidentale.
Per Averincev “il dialogo fra il mondo cattolico e quello ortodosso è indispensabile perché le due tradizioni della Chiesa di Cristo sono i due polmoni della civiltà europea“. Egli usa l’icona come esempio di come “l’ elemento artistico e quello spirituale si collocano in una zona intermedia tra il senso orientale del sacro, estraneo all’umanesimo, e la tradizione umanistica occidentale, che procede verso la secolarizzazione”.
Quanto alla religione, di Averincev occorre dire che negli anni del regime sovietico si era convertito alla religione russo-ortodossa ed aveva preso pubblicamente posizione in difesa della religione fino ad essere espulso dal’ università di Mosca, dove insegnava, negli anni 70, sotto l’accusa di propaganda religiosa.
Avernicev ha tradotto la bibbia e molti testi religiosi cristiani e ortodossi. E’ membro della Pontifica Accademia delle Scienze di Roma. La sua ispirazione riflette la spinta che il Papa ha dato in questi anni al dialogo universalistico tra le diverse religioni e tra i diversi rami del mondo cristiano. Una impronta che si è avvertita nell’anno giubilare e che aveva avuto una fase preparatoria nei seminari di Castelgandolfo dedicati alle “diversità” dei mondi culturali umani.
Quanto ai dei diritti umani, Averincev faceva parte del gruppo intellettuale raccolto intorno ad Andrej Sacharov, numero uno della fisica nucleare societica nonché della dissidenza. Durante il suo mandato parlamentare a Mosca ha promosso una legge per i diritti umani ed in generale una maggiore attenzione allo stato di diritto come base della democrazia, per un paese che non solo sotto il comunismo ma anche sotto la monarchia zarista non ha mai potuto conoscere un regime di piena libertà di coscienza.
Come lavoratore delle lettere Averincev ha insegnato lungamente a Mosca, ha tradotto Dante,Plutarco, Goethe e ha insegnato letteratura russa. Come filosofo, storico e filologo, ha contribuito agli sviluppi della corrente ermeneutica, la scuola inaugurata da Hans Georg Gadamer, il cui obbiettivo teorico centrale è quello di valorizzare la interpretazione, la comprensione, la traduzione dei testi come attività eminentemente umana e di altissima dignità. Averince è anche vicino alle teorie di Michajl Bachtim, noto per il suo impegno a concepire le diverse culture come “in continua comunicazione reciproca nell’unica storia della cultura mondiale “.
Quali siano gli ostacoli al dialogo frapposti dalle differenze Averincev ha esemplificato in un’intervista concessa a Vittorio Strada per il “Corriere della Sera” quando ha raccontato il fraintendimento avvenuto nel ’96 in occasione di una missione di Greenpeace in Russia. I gruppi ecologisti facevano propaganda per il totale disarmo nucleare della Russia e impiegavano a questo scopo la messa in scena di un balletto. Le ballerine seminude, secondo uno stile molto comune da noi, sono state fraintese. A molti russi quella appariva come pornografia. Problemi di ermeneutica.

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