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Da: Giovanni Scirocco Giovanni.Scirocco@unimi.it
A: caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Venerdì, 19 maggio 2000 12:21
Oggetto: A proposito di Renzo De Felice


Ho conosciuto personalmente Renzo De Felice. Devo a lui, su uno degli ultimi numeri di Storia contemporanea, la pubblicazione di una delle poche cose (credo) serie che ho scritto in vita mia. Mi dispiace quindi per Pasquale Chessa, ma la sua presentazione al convegno su De Felice è brutta (una delle poche cose che mi sento di condividere è il riconoscimento che esistono molti revisionismi). Brutta quasi quanto Rosso e Nero.

Un libro (e una presentazione) dominati dallo stesso livore che Chessa attribuisce ai critici di De Felice (nel Rosso e Nero non si parla solo di "vulgata resistenziale", che qui diventa quasi uno slogan, ma anche di "baracca resistenziale": alla faccia di un uso non politico della categorie della storiografia ....). E', essenzialmente, ancora una volta, un esempio di un particolare "uso pubblico della storia". Che è stato innegabile, a sinistra. E che ora mi pare innegabile, su un altro versante.

Non posso qui dilungarmi, ma insisto solo su uno di questi meccanismi: si crea un avversario così come ci è comodo, e su di esso ci si accanisce. Ad esempio, la favoletta del De Felice fascista, quando tutti sappiamo, per la sua storia personale, che era assai distante anche dallo schierameto politico del "neofascismo democratico" (questa la definizione, piuttosto strana, di Chessa a proposito di AN).

Ma un'altra favoletta, che pure è stata piuttosto in voga (soprattutto,a dir la verità, in ambito giornalistico), è quella su De Felice dipinto come un perseguitato politico (dall'editoria di sinistra: e infatti il suo editore era Einaudi. Dall'accademia: e infatti divenne ordinario, certo dopo aver perso il primo concorso per la libera docenza, e non si tenne certo lontano dai concorsi, mettendo giustamente in cattedra suoi allievi di valore ...). E adesso Chessa fa, della lucida critica di Tranfaglia al revisionismo critico di De Felice (che non posso qui riassumere, ma che sicuramente non è quel pamphlet politico di cui parla Chessa), una caricatura ...

E organizza un bel convegno, nel quale dei critici italiani di De Felice (Tranfaglia, Revelli, Santomassimo, Detti, De Luna) non c'è neppure l'ombra ....

Come esempio di dibattito storiografico aperto non c'è male ....


Con i migliori saluti

Giovanni Scirocco

Risponde Pasquale Chessa:

Caro Scirocco,

non ho capito il senso letterale della sua lettera. Credo però che nemmeno lei abbia capito ciò che ho scritto e lei dice di aver letto su Caffè Europa. Lanciare accuse fra loro contrastanti, mi sembra tecnica maldestra e poco rispettosa dell’argomento in questione.

Mi scusi: mi sembra di aver scritto che De Felice non si sentiva un perseguitato. E allora? Credo di aver dimostrato come la questione De Felice sia artificiale e strumentale. E quindi? E ho pure spiegato la favoletta antidefeliciana. Che fare? Per dire le cose che lei ha detto basta Tranfaglia.

Rilegga "Rosso e Nero" se tutto De Felice le sembra troppo arduo. Forse riuscirà a chiarirsi le idee.

Scusi per il tono. L’ho fatto solo per par condicio.

Cordialmente

Pasquale Chessa


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