I lettori scrivono
From: "kilgoretrout" kilgoretrout@libero.it
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Subject: Recensione di
Magnolia
Date: Sun, 26 Mar 2000 16:21:05 +0200
Ho visto Magnolia al cinema e l'ho trovato un film bellissimo, tanto da classificarlo per
mio conto il più bel film della stagione insieme ad American Beauty e Il talento di
Mister Ripley. Dopo aver letto la recensione, bellissima, di Paola Casella, sono in
procinto di cambiare idea.
Tra gli sbadigli del pubblico (durante la mia visione di Magnolia), tra quelli che se
andavano dopo il primo tempo, tra i commenti feroci dei miei amici da me mirabilmente
convinti a pagare il biglietto per quella maratona di più di tre ore ("giuro che non
ve ne pentirete"), io sono uscito dalla sala con un senso di vertigine e con una
sicurezza radicata e profonda a dispetto dei commenti generali: quella di aver appena
visto un capolavoro.
Tuttavia, durante la visione, ciò che pensavo non era rivolto alle emozioni che il film
mi suscitava, ma, come dice la Casella, quello che pensavo era quanto fosse geniale ed
intelligente il regista sceneggiatore Paul Thomas Anderson. Avvertivo che c'era qualcosa
che non andava, nel mio modo di recepire quel film, ma la coralità dell'insieme mista a
quel senso d'angoscia crescente, e allo stile impeccabile, continuavano a dirmi che ciò
che stavo vedendo era l'affermarsi di un nuovo Altman, un Altman forse migliore dello
stesso.
Addirittura, durante la scena della pioggia di rane giganti, credo di aver avuto un
orgasmo intellettivo. Intellettivo, appunto, non sensoriale. Le riflessioni della Casella,
soprattutto riguardo all'amalgama di personaggi troppo simili, mi hanno aiutato a capire
(io che ho sempre odiato i critici).i limiti del film, che comunque rimane un bel film
(non me ne voglia nessuno), limiti che iniziano dalla scrittura e che si ripercuotono su
tutto il cast, di bravi attori, ma clonati.
Sempre come dice Paola Casella, se ciò fosse stato voluto dall'autore sarebbe stato
un'ulteriore colpo di genio, ma sembra chiaro anche a me che così non sia, e quindi il
film è solo apparentemente un capolavoro.
Comunque ce ne ha ventinove, di anni, il nostro Paul, e promette più che bene. Mi
permetta la Casella di innalzare a supremo idillio la scena in cui tutti cantano la
canzone Save Me di Aimee Mann (e, se vogliamo, il Tom Cruise di "rispettiamo il
cazzo"). Grazie ancora alla Casella per essere un critico che "spiega",
perché di quelli che "distruggono" ce ne abbiamo fin qui.
Enrico
Risponde Paola Casella:
Ringrazio il lettore non solo per i complimenti (che mi hanno stampato sul viso un sorriso
alla Charlie Brown) ma anche per le precisazioni finali. Sono d'accordo con lui sulla
scelta dei due momenti "da antologia" di Magnolia: l'interpretazione di Save Me,
cantata da tutti i personaggi del film (compresi il magnate comatoso e la moglie
impasticcata), e il monologo di Tom Cruise (connubio di spassosa parodia di false
teleprediche e genuina angoscia da maschio americano - o occidentale - di fronte alla
controparte femminile).
I due esempi scelti da Enrico illuminano perfettamente il talento originale di P. T.
Anderson: quello di camminare come un funambolo sulla linea di confine fra assurdo e
credibile, fra pathos e satira. Una linea di confine che, anche nella realtà
contemporanea, si fa sempre più labile. In questo senso, Anderson è un perfetto cantore
del suo - nostro - tempo.
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