I lettori scrivono
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Subject: I bambini ci
ascoltano, parliamogli
Date: Sat, 01 Apr 2000 17:26:01 CEST
Sull'articolo di Mario Lodi e Paola Casella
L'INTRODUZIONE DELLE TECNOLOGIE EDUCATIVE A LIVELLO DI SCUOLA DELL'INFANZIA
Negli ultimi anni la nostra società si è vorticosamente sviluppata in ogni suo comparto
e molti sono i procedimenti innovativi programmati ed attuati in forma sperimentale per
rimodernare le istituzioni; se questa rivoluzione ha di diritto coinvolto la scuola
dell'obbligo e quella secondaria, ritengo ormai indispensabile che coinvolga, in maniera
sempre più radicale, anche la scuola dell'infanzia.
Questo primo grado dell'istruzione rappresenta per il 3/6 anni un'occasione strutturata
d'apprendimento, di socializzazione e di sviluppo della sua dimensione
affettivo-cognitiva, strutturata sui suoi ritmi, i suoi bisogni e le sue naturali
propensioni; profondamente radicato nel contesto territoriale, non si presenta come un
alter rispetto alla quotidianità della vita sociale. Il bambino entra a scuola con il suo
bagaglio di conoscenze ed esperienze e vi trova un ambiente stimolante e costruttivo, ed
una serie di interrelazioni che danno vita ad una "società in embrione"; in
questo contesto è logico pensare ad una scuola nella quale i docenti lavorino in maniera
collegiale per programmare le attività, definire gli obiettivi e le metodologie
didattiche, creare per gli allievi dei percorsi adeguati e quanto più possibile aderenti
alla realtà.
Se la scuola dell'infanzia deve rispondere alle esigenze e a alle aspettative della
società, non può certo farlo ignorando le profonde innovazioni degli ultimi anni e
soprattutto quelle introdotte dalle nuove tecnologie: queste hanno creato profonde
trasformazioni nell'universo simbolico, nei comportamenti, nelle relazioni sociali e nello
stile di vita dell'uomo contemporaneo; è indispensabile educare il bambino ad una
fruizione corretta e consapevole del fenomeno per evitare che uno strumento cosÏ alla
portata di tutti e, nel contempo, simbolo di potere possa minacciare in lui il senso della
realtà, il contatto diretto con i fenomeni ed i rapporti interpersonali.
Per tecnologie educative intendiamo comunemente quei mezzi e quelle tecniche che ampliano
le capacità motorie, percettive, rappresentative ed intellettuali dell'uomo; il loro
utilizzo crea dei veri e propri linguaggi (massmediali ed informatici nello specifico)
centrati sull'immagine: sono questi gli obiettivi dell'attività didattica così come la
comprensione e la padronanza delle strutture che stanno alla base delle citate tecnologie.
L'atteggiamento della scuola nei confronti di questo fenomeno non deve essere di critica e
di chiusura, bensì di apertura consapevole e di mediazione tra gli aspetti negativi e
quelli positivi che lo caratterizzano; il mondo massmediologico ed informatico è
prevalentemente fondato sulle immagini comunicative, e gli effetti deleteri di queste sono
noti a tutti: l'omologazione dell'immaginario collettivo, la diminuzione dei contatti con
la realtà e con gli oggetti, la ricezione passiva dei messaggi legati alle immagini,
l'isolamento dovuto ad una fruizione astratta ed individuale, l'impoverimento delle
occasioni socializzanti, l'affievolimento dei processi cognitivi, l'indebolimento delle
facoltà percettive con conseguenti atteggiamenti goffi ed impacciati e l'incapacità di
affrontare le tensioni e le frustrazioni provocate dal mondo reale.
Oggigiorno, sono moltissimi i bambini che si ritrovano affidati al mondo tecnologico e
massmediatico da genitori che, sempre più presi dal lavoro, non hanno il tempo di
seguirli direttamente e totalmente; questo atteggiamento degli adulti comporta, nella
maggior parte dei casi, una dipendenza acritica ed apatica da parte del bambino e
soprattutto uno svilimento del potenziale educativo che le nuove tecnologie potrebbero
avere se comprese ed utilizzate nella giusta maniera. Ritengo indispensabile che gli
scolari apprendano in maniera costruttiva tutti quei linguaggi legati all'immagine con i
quali, ormai, abbiamo un rapporto strettissimo in ogni circostanza della vita,
indispensabile soprattutto perché questi rappresentano un'ulteriore forma di
comunicazione-espressione universale; non è meno rilevante la portata democratica di
questi linguaggi: acquisirne la padronanza significa consentire la diffusione di un
livello culturale di base omogeneo, e questo non può che essere un auspicio per ogni
educatore della nuova scuola : pari opportunità formative nel rispetto
dell'individualità di ogni allievo.
Indubbiamente programmare attività didattiche che comportino l'uso delle nuove tecnologie
nella scuola dell'infanzia non è compito facile, sia per le strutture cognitive che le
sottendono, sia per la comprensione del loro utilizzo meccanico, certamente difficili per
un bambino di tre/sei anni; nonostante questo è opportuno abituare il giovane allievo al
contatto con il mondo informatico e tecnologico, predisporlo ad atteggiamenti costruttivi,
critici ed attivi, renderlo, fruitore consapevole e non consumatore occasionale o passivo,
e questo è possibile solo aprendogli un campo d'azione che non si distacchi troppo dal
mondo reale e dagli oggetti e mostrandogli quanto beneficio può trarre dall'impiego di
queste tecnologie nella ricerca e nell'osservazione dei fenomeni. Macchine, strumenti e
materiali tecnologici possono risultare utili ed efficaci anche se impiegati in situazioni
particolari, nelle quali la presenza fisica dell'insegnante non sia indispensabile; se
strutturati in maniera precipua allo scopo che ci si prefigge di ottenere con il loro
impiego, questi risultano essere buoni coadiuvanti del docente, che nel contempo può
dedicarsi ad attività didattiche di gruppo per le quali è fondamentale la sua guida, e
stimolatori nel bambino di lavoro autonomo e consapevole che può essere anche
autoregolato e controllato.
Con l'introduzione delle tecnologie educative, l'intero sistema didattico, attualmente,
viene programmato in maniera "tecnologica"; un metodo didattico è da
considerarsi tecnologico nella misura in cui risulti essere razionale e scientifico nei
modi, nei tempi e negli obiettivi e ne sia accertato il buon esito: deve essere stimolante
( quindi adeguato ai ritmi, ai tempi e al grado di sviluppo cognitivo del bambino ), e
verificabile ( un controllo di natura regolativa e preventiva ).
L'atteggiamento più opportuno che il docente deve tenere penso sia quello che permetta di
creare delle occasioni d'apprendimento basate sul metodo della ricerca, attraverso la
quale cogliere gli aspetti problematici della realtà, ipotizzare soluzioni e formulare
regole generali da verificare poi empiricamente e procedere così sino al raggiungimento
del successo; un atteggiamento simile è quello che si dovrebbe adottare anche nei
confronti delle tecnologie educative: il metodo didattico che maggiormente risponde a
queste esigenze è quello composto dalle tre fasi di fruizione, critica e produzione dei
fenomeni tecnologici. Il bambino, infatti, deve acquistare familiarità con i materiali
audio-visivi, informatici e massmediatici e lo deve fare attraverso l'esperienza diretta e
la manipolazione (fruizione); deve intervenire attivamente sui materiali allo scopo di
comprenderne il funzionamento (critica); deve, infine, essere in grado di produrre suoi
messaggi autonomi attraverso i linguaggi dei quali si è, pur sommariamente, appropriato
nelle fasi precedenti (produzione).
Le tecnologie educative non sono, dunque, solamente campo d'esperienza educativa, ma,
soprattutto in questo primo grado di scuola, anche fonte inesauribile di modelli didattici
indispensabili nella programmazione delle attività; se è stato un grande successo per i
riformatori ottenere l'introduzione nella scuola dell'infanzia di strumenti e tecniche
così moderni come il personal computer ed internet, forse è ancor più grande il
successo se consideriamo l'effetto che tutto ciò ha avuto sull'universo
pedagogico-didattico: lo spirito educativo che aleggia nelle scuole di questa fine
millennio è "tecnologico".
Emanuela Petrillo
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