Una città orfana di politica
Antonio Panzeri con Giampiero Rossi
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Una città orfana di politica
L'illusione del sindaco manager
Corruzione. Questa è l'accusa che pende su Massimo De Carolis, presidente del
Consiglio comunale di Milano fresco di dimissioni, ex dc, tra i leader della Maggioranza
silenziosa, ex piduista "vicino di tessera" di Silvio Berlusconi (1815 e 1816).
Il suo coinvolgimento nell'inchiesta della procura di Milano sui presunti illeciti
nell'assegnazione dell'appalto per la costruzione di un nuovo depuratore milanese (che
segue peraltro di poco un patteggiamento di pena di De Carolis in un altro processo)
riporta su Palazzo Marino il soffio di Tangentopoli. Tant'è che il sindaco Gabriele
Albertini è andato a chiedere aiuto proprio al nemico numero uno del Cavaliere, il
procuratore generale Francesco Saverio Borrelli, per ottenere da lui indicazioni sul nome
di un garante della legalità degli appalti milanesi (poi individuato nell'ex magistrato,
ora in pensione, Vincenzo Salafia). Non solo, il sindaco ha anche chiesto a Berlusconi la
testa di De Carolis.
Proprio questa sua intransigenza, però, ha generato conseguenze politiche significative
all'interno del Polo. Ora a Milano la destra si presenta spaccata. Addirittura è
all'interno di Forza Italia che si possono individuare due opposti schieramenti: da una
parte i trentenni neoliberisti, dall'altra la vecchia guardia democristiana (con De
Carolis, ma anche con Luigi Baruffi e Gianstefano Frigerio, consiglieri fidati di
Berlusconi per le questioni lombarde) che non intendono rinunciare al proprio ruolo da
protagonisti nella gestione di una città-simbolo (ma anche città-business) come Milano.

Risultato: ora il Cavaliere ha perso il feeling con l'uomo che aveva scelto come sindaco
di Milano e sta cercando un nuovo nome da lanciare in vista delle elezioni comunali del
2001.
Antonio Panzeri è il segretario della Camera del lavoro metropolitana di Milano. Con lui
commentiamo la nuova crisi ambrosiana e le forti contraddizioni esplose nella coalizione
di centrodestra proprio nella città-simbolo del "governare alla Berlusconi".
Cosa sta succedendo? Se non ci fossero le elezioni alle porte potremmo assistere a
violente rese dei conti. Siamo alla fine di un sodalizio? Sta nascendo un nuovo progetto
politico solitario di Gabriele Albertini?
No, in questo momento non credo che Albertini coltivi un suo progetto personale di lungo
periodo. Altrimenti avrebbe già tradotto in termini più politici, e organizzativi, la
sua indubbia popolarità, smettendo di porsi come figura anomala e solitaria. Anche il suo
rivolgersi al Procuratore Generale di Milano Francesco Saverio Borrelli denota le sue
caratteristiche personali: lui è per la legalità, certo, ma agisce come quel tale che
alza la mano dicendo: «Ho visto e segnalo». E così pensa di aver esaurito i suoi
compiti: non si interroga sulle origini di certe situazioni. Non cè riflessione e
neppure progetto.
Albertini mantiene evidente il distacco tra la sua figura professionale di sindaco e la
politica. Si limita a voler essere "un buon cittadino", incarnando alla
perfezione un atteggiamento storico di Milano: sempre critico, controverso, teso a
mantenere le distanze dalla politica. Inoltre costruire una lista civica significa seguire
un complesso percorso organizzativo. E Albertini è privo di una qualsiasi struttura o
rete organizzativa. Soprattutto, poi, se i partiti che lo sostengono continuano a voler
fare i partiti.
Negli ultimi mesi, il sindaco ha rafforzato la sua immagine pubblica, ma ha gravemente
logorato i rapporti con Silvio Berlusconi. Questo scontro antico con De Carolis è
soltanto la punta delliceberg del conflitto in atto a Milano sulle modalità del
governare e sul problema se debba essere la politica a prendere pieno possesso della
scena. Vedo quindi crescere un atteggiamento di fastidio da parte di Forza Italia, di
Berlusconi, nei confronti della tendenza di Albertini a rivendicare la solitudine della
propria leadership, soprattutto per gli aspetti più "dignitosi" del suo
incarico, e sempre senza cercare alcun gioco di squadra.

E su questo, dunque, che la destra si è spaccata? Sullatteggiamento del
sindaco che relega i partiti al ruolo di fastidiosi comprimari? Sul suo modo di intendere
e vivere la "politica"?
In questa città la maggioranza degli imprenditori, da Romiti a Tronchetti Provera, non
disdegna latteggiamento marcatamente impolitico di Albertini. E' una posizione
tradizionale della classe dirigente imprenditoriale milanese. Invece la destra politica
sta cercando visibilità e ruoli. Capiremo meglio dopo le elezioni regionali. Ma credo che
Forza Italia volesse già "far fuori" sia De Carolis che Albertini.
Chi potrebbe sostituire Albertini nel ruolo di sindaco di Milano? Esiste una rosa di
nomi?
I nomi che sono circolati sono quelli dellattuale presidente della Camera di
Commercio Sangalli, che però avrebbe anche ricevuto la promessa di un seggio in
Parlamento, e quello del presidente di Assolombarda Benedini. Ma potrebbe anche essere
lanciato qualcuno dellattuale giunta comunale... anche questo si chiarirà dopo il
voto.
Quale potrebbe essere il disegno di Berlusconi per Palazzo Marino? Cè ancora
quella saldatura con gli interessi forti che lei stesso aveva ipotizzato un paio di anni
fa, quando a Milano arrivò Romiti e Albertini allestì la grande parata degli Stati
Generali?
Albertini è stato scelto da quegli interessi, anche se poi la traduzione politica è
rimasta nelle mani del Cavaliere. Ora il compromesso tra interessi e politica resta
intatto e non è neanche pensabile che venga meno, ma è chiaro che il centrodestra
vorrebbe un interlocutore più "sintonizzato", una figura meno recalcitrante,
uno che sia magari meno pignolo sulle piccole cose e che non perda di vista - come fa
invece il sindaco - il disegno strategico.
Certo, devono fare attenzione, perché la politica a Milano ha fatto sempre fatica ad
attecchire. Anche il craxismo in realtà ha iniziato a sfaldarsi prima di Mani pulite.
Berlusconi non è la continuazione di Craxi: lui ha avuto successo cavalcando
lantipolitica.
E Alleanza nazionale?
An è complessivamente inserita, anche a Milano, nel disegno nazionale del partito, quindi
resta esposta allipotesi che Berlusconi possa decidere di farne a meno.
Allinterno incominciano a rendersi visibili dissidi: ad esempio tra La Russa, fedele
allortodossia finiana, e il vicesindaco De Corato, più legato allesperienza
amministrativa.
La sinistra invece? Resta a guardare o si sta organizzando per riconquistare un ruolo
politico?
La sinistra si è scontrata a lungo con difficoltà oggettive legate alla struttura, alla
cultura "impolitica" della città. E poi ci sono difficoltà soggettive: non
siamo riusciti a interpretare e a penetrare la società milanese, anche per la debolezza
della nostra classe dirigente. Oggi siamo al cospetto di gruppi dirigenti diessini
rinnovati, sia a Milano che a Roma, ma per realizzare un percorso politico che possa fare
breccia a Milano è necessario anche costruire identità e politiche che permettano alla
sinistra di superare il problema della frammentazione corporativa degli interessi, che
finisce per neutralizzare tutte le differenti energie.
Non a caso, per un certo periodo di tempo, sia a Milano che a livello nazionale, il
sindacato ha assunto un ruolo sostitutivo della politica a sinistra. Del resto era anche
comprensibile che nellonda lunga del caos post-Tangentopoli i partiti tradizionali
avessero qualche difficoltà, mentre il sindacato era una struttura organizzata più
solida, quindi eletta temporaneamente soggetto politico di riferimento.
Inoltre questa città ha visto tante promesse disattese dalla sinistra, a partire dal
famoso ufficio che DAlema avrebbe dovuto aprire in via Volturno (sede dei Ds, ndr).
Meglio ragionare sui fatti e subito dopo le elezioni regionali per identificare un
percorso e anche individuare colui o colei che ne sarà il primo punto di riferimento.
Appunto. E chi potrebbe essere questa persona? Circolano già dei nomi: Cofferati,
Moratti...
Entrambi potrebbero essere molto adatti a quel ruolo, ma mi sembra che il segretario
generale della Cgil abbia già detto chiaramente di avere altri progetti per il proprio
futuro. Quanto a Moratti, anche il suo è un nome già circolato in passato, ma tutto
dipende da lui, da cosa intende fare.
Qual è il profilo del candidato sindaco ideale per il centrosinistra milanese?
Un uomo o una donna, che sappia aprire un confronto veramente a tutto campo. Che entri
decisamente nellottica di costruire una grande alleanza civica. Questa è
lunica via per uscire dallimpasse. E chi saprà fare questo avrà in mano le
chiavi della politica in questa città.
Qui servono nuove aggregazioni, una base più larga che sappia trasformarsi in una vera e
propria "Alleanza civica". E' questo il vestito più adatto a Milano. Non è una
questione di più centro o di più sinistra, ma di interpretare di più e meglio la
società milanese, che non è sempre sovrapponibile a quella nazionale. Di questo dovrà
discutere il centrosinistra.
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